Lo stato del mare nel 2018

I risultati effettuati dalla Struttura Oceanografica Daphne di Arpae Emilia-Romagna

Fenomeni ipossici/anossici delle acque di fondo

Le condizioni eutrofiche generatesi nel 2018 nell’area di mare dell’Emilia-Romagna sono state causate dagli importanti apporti di acque dolci da parte dei fiumi con sversamento di nutrienti (sali di azoto e fosforo), sostanze indispensabili per la crescita degli organismi vegetali in genere, tra cui le microalghe e le macroalghe. Nel 2018, la formazione di aree ipossiche/anossiche (con carenza/assenza di ossigeno disciolto) negli strati di fondo nelle aree settentrionali è stata favorita dalla concomitanza di condizioni di mare calmo, con innalzamento delle temperature delle acque, condizioni determinatesi in maniera discontinua a partire da fine giugno. La massima estensione della formazione di ipossie (carenza di ossigeno) si è avuta in luglio e nei primi giorni di agosto. Aree anossiche (assenza di ossigeno) limitate sono state rilevate in luglio e agosto.

La carenza di ossigeno crea condizioni non idonee alla vita degli organismi che vivono a stretto contatto dei fondali causando stati di sofferenza, migrazione degli organismi più mobili e moria di quelli sessili (fissi).

I fenomeni di anossia creano problemi anche alle attività di pesca in quanto i pesci modificano i loro areali di distribuzione allontanandosi dalle aree che presentano condizioni sfavorevoli alla loro vita.

Nel 2018 non sono stati registrati spiaggiamenti di pesce e organismi di fondo.

 

Noci di mare (ctenofori)

Sensibilmente diminuita nel 2018 la presenza di Mnemiopsis leidyi, o “noci di mare”, che ha interessato tutto il bacino centro-settentrionale del mare Adriatico.

Innocui per l’uomo, sembrano bolle gelatinose, ma possono creare problemi all’ecosistema marino. Organismi di aspetto globoso, gelatinosi, trasparenti e tipicamente pelagici, simili alle meduse ma non urticanti, appartengono al phylum degli ctenofori e sono presenti nelle nostre acque sin dal 2015, sia nelle acque marine sia in quelle di transizione (Sacca di Goro, Valli di Comacchio, foci dei fiumi). Gli individui raggiungono qualche centimetro di lunghezza, e il corpo è percorso da nervature lungo le quali sono presenti una serie di ciglia vibranti che permettono a queste “noci di mare” piccoli spostamenti sulla colonna d’acqua. Hanno lunghi filamenti dotati di organuli adesivi con i quali catturano lo zooplancton di cui si nutrono.

 

Mucillagini

Nel luglio 2018, è stata riscontrata presenza di materiale mucillaginoso lungo le coste dell’Emilia-Romagna, nella zona centrale della regione, fenomeno esauritosi a fine agosto dopo una forte mareggiata. Il fenomeno non è generato dalla presenza/scarichi di sostanze inquinanti; la testimonianza più antica di presenza di materiale mucillaginoso in Adriatico risale al 1729, altri casi nell’800 e nei primi decenni del ‘900, periodi in cui non erano state ancora sintetizzate molecole inquinanti di origine antropica. I meccanismi che inducono l’escrezione di tale materiale da parte delle microalghe in ambiente marino e le sue dinamiche di aggregazione sono tuttora oggetto di ricerca.

A luglio 2018, il bollettino “MARE in-forma Daphne” riportava la notizia che, i controlli effettuati lungo la colonna d’acqua con telecamera subacquea filoguidata, avevano registrato nell’area centro-meridionale aggregati di aspetto filamentoso, a partire dalle 3 miglia dalla costa fino alle stazioni più al largo.

Nell’abituale analisi microscopica del fitoplancton si presta attenzione alla comparsa della microalga scatenante il fenomeno, la flagellata Gonyaulax fragilis. Il suo avvistamento al microscopio viene utilizzato come early warning perché è nota per la capacità di produrre e rilasciare grandi quantità di sostanze mucopolisaccaridiche (catene di zuccheri) nell’ambiente circostante.

  

Altri eventi

  • Anche nel 2018 non si è rilevata la presenza di Ostreopsis ovata, microalga presente lungo tutte le coste italiane fatta eccezione per le regioni del nord Adriatico (Veneto ed Emilia-Romagna); la Struttura Daphne, di concerto con il Servizio di Sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna, effettua il monitoraggio per verificarne la eventuale presenza;
  • Meduse: nel luglio 2018 rilevata la presenza di meduse della specie non urticante Rhizostoma pulmo e in agosto delle specie non urticanti Cotylorhiza tuberculata e Rhizostoma pulmo;
  • Tartarughe: nel 2018 sono state recuperate lungo la costa emiliano-romagnola 216 tartarughe, di cui 179 morte e 37 vive. Le tartarughe vive sono state ospedalizzate e successivamente liberate dalla Fondazione Cetacea Onlus di Riccione. Le Testuggini marine (specie Caretta caretta) che frequentano l'alto Adriatico sono più numerose di quanto si sia sempre ipotizzato. La loro presenza appare in aumento: è probabile che ad attrarre questi rettili in questa area di mare sia da un lato la scarsa profondità (che richiede minor dispendio di energie per raggiungere il fondale ove possono predare crostacei e molluschi), dall'altro l'abbondante disponibilità di cibo;
  • Strategia marina: è proseguita l’attività di coordinamento della sottoregione Adriatico e di tutte le attività richieste dalla normativa. In sintesi si è proseguito nelle attività inerenti il monitoraggio delle plastiche (sia flottanti, sia microplastiche), della rilevazione delle specie aliene, degli inquinanti in acqua, nei sedimenti e negli organismi;
  • Delfini: nel 2018 è stata effettuata una attività di monitoraggio dei Tursiopi Tursiops truncatus nell’area ravennate fino al Delta entro le acque territoriali nei mesi da giugno a settembre rilevando e identificando 678 individui, presenza in aumento grazie alla grande disponibilità di pesce azzurro e dell’intensificazione delle azioni di tutela di questa specie protetta.

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ultima modifica 2019-06-20T13:54:20+01:00
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