Parchi, foreste e Natura 2000

Fauna

Parco regionale Valli del Cedra e del Parma

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Il lupo e gli altri mammiferi

Per le sue caratteristiche il territorio del parco offre l'habitat ideale a molte delle specie che caratterizzano l'Appennino emiliano e sono tipiche degli ambienti sommitali ma anche legate a ecosistemi più collinari che montani. Tra le prime il lupo è sicuramente quella di maggiore interesse: se nel passato, infatti, il crinale parmense era un'area di transito regolare per questa specie, tradizionalmente sottoposta a un'accanita persecuzione, negli ultimi anni si ripetono le segnalazioni di piccoli gruppi stabili, avvistati tra le valli di Parma e Cedra. A influenzarne positivamente la presenza è in primo luogo il netto incremento delle popolazioni di prede, soprattutto ungulati, e poi anche il progressivo abbandono, nella montagna, delle pratiche agricole e forestali. Alla stregua del lupo, anche la lontra era considerata una importante emergenza dell'area, ma ormai da diversi anni non si hanno più prove certe della sua presenza. Il capriolo, invece, una specie tipica di ambienti meno elevati, è presente grazie a una serie di passate reintroduzioni e negli ultimi anni la sua densità è in deciso aumento. Sempre più numerose sono anche le segnalazioni del cervo, che comunque non ha ancora colonizzato stabilmente il territorio. Tra gli ungulati, in ogni caso, la specie più evidente e diffusa è il cinghiale, che risente in modo massiccio della gestione venatoria alla quale è sottoposto da decenni. Tra i micromammiferi sono presenti la maggior parte delle specie che popolano l'Appennino: toporagni, arvicole (tra le quali l'arvicola delle nevi), moscardino, ghiro. Comuni sono anche la volpe e il tasso (che predilige le situazioni dove i prati si alternano ai boschi). Tra i mustelidi, più facilmente rilevabili attraverso le tracce, sono diffusi donnola, faina e puzzola; recenti segnalazioni hanno inoltre confermato la presenza della martora, una specie molto legata agli ambienti boschivi maturi e piuttosto rara nella nostra regione.

Gli uccelli dei boschi e delle aree sommitali

Picchio rosso maggioreNel parco gli uccelli sono, tra i vertebrati, il gruppo che comprende il maggior numero di specie, sia stanziali che di passo. I valichi appenninici rappresentano, infatti, punti obbligati di transito per i migratori. Il passo del Lagastrello, in particolare, che apre la via verso le valli del Cedra e dell'Enza, è interessato da un notevole passaggio di falconiformi e columbiformi, mentre sui valichi più occidentali del Cirone e della Cisa, che portano alle valli del Baganza, del Taro e del Parma, si concentra il flusso del passeriformi. La più significativa delle emergenze è l'aquila reale, assente come nidificante, almeno nell'area parmense, ma che ha nel Monte Navert e nelle zone limitrofe un'abituale area di caccia. Si tratta di una specie molto sensibile al disturbo, che per nidificare necessita di pareti rocciose verticali, in zone spesso inaccessibili per l'uomo, con anfratti e nicchie dove collocare il voluminoso nido. Tra i rapaci sono sicuramente nidificanti falco pecchiaiolo, astore, sparviero, poiana, gheppio e lodolaio; la presenza di falco pellegrino e biancone è suggerita da notizie storiche e qualche segnalazione recente. Tipici degli ecosistemi boschivi sono assiolo, upupa e picchio rosso minore. Dove prevale il faggio, tuttavia, si rinvengono cincia bigia, ciuffolotto e picchio rosso maggiore, mentre nei boschi di conifere sono da segnalare rampichino alpestre, cincia dal ciuffo e gufo reale. Nelle praterie sommitali e nei vaccinieti le specie tipiche sono sordone, stiaccino, fanello e passera scopaiola; dove prevalgono gli affioramenti rocciosi si possono osservare zigolo muciatto e culbianco (e forse la bigiarella, la cui presenza come nidificante non è ancora confermata). Torrenti e in qualche caso laghi d'alta quota sono l'habitat del raro merlo acquaiolo, una specie amante delle zone con acque limpide e corrente veloce, che tuttavia risente degli interventi operati sui corsi d'acqua; sbarramenti, canalizzazioni e un eccessivo disturbo specialmente durante il periodo riproduttivo sono le principali cause della sua scomparsa in diversi tratti dei torrenti che attraversano il parco. Le torbiere, infine, aree limitate ma di notevole interesse floristico e faunistico, consentono la riproduzione dello spioncello e, in particolare nella Val Parma, dello stiaccino.

Pesci, anfibi e rettili

Per il loro isolamento e la scarsa presenza di sostanze nutritive i laghi d'alta quota erano originariamente privi di pesci, ma le immissioni, anche non recenti, legate alla pesca sportiva, li hanno via via popolati di salmonidi.
La trota fario è ormai diffusamente presente nei torrenti e nei laghi del parco, mentre il salmerino, una specie tipica dell'arco alpino, popola esclusivamente i fondali rocciosi del Lago Santo (oggi compreso nel Parco dell'Appennino Tosco-Emiliano). Alcune, come il cobite, sono arrivate casualmente come esche vive al seguito dei pescatori. Nel parco la pesca, analogamente alla caccia nel preparco, è consentita sulla base di un regolamento che prevede varie misure di tutela della fauna ittica autoctona nelle acque correnti (limitazione nell'uso di esche, specialmente vive, ami senza ardiglione, divieto di pasturazione) e ovunque sono in vigore limiti minimi di misura e limiti massimi di prede giornaliere. Nei laghi delle aree sommitali i salmonidi rappresentano una forte minaccia per le popolazioni di anfibi che qui trovano l'habitat idoneo alla riproduzione, come il tritone alpestre; quest'ultima specie, strettamente legata all'acqua e adattata, nei laghi d'alta quota, a un ambiente privo di pesci, difficilmente riesce a sottrarsi ai voraci predatori. Fra gli altri anfibi presenti, nelle pozze e in prossimità dei torrenti, sono da segnalare tritone crestato, salamandra pezzata, rospo comune, rana temporaria e rana agile, che possono essere osservati con facilità anche in aree inerbite e fresche, sotto tronchi marcescenti e pietre, e nel sottobosco. Tra i rettili sono presenti lucertola campestre e ramarro; il serpente più diffuso, e il solo che puó rappresentare un pericolo per l 'uomo, è la vipera comune.

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ultima modifica 2012-05-28T19:31:00+02:00
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