Parchi, foreste e Natura 2000

IT4050027 - ZSC - Gessi di Monte Rocca, Monte Capra e Tizzano

Superficie: 226 ettari
Province e Comuni interessati: BOLOGNA (Casalecchio di Reno, Sasso Marconi, Zola Predosa)

Formulario

Formulario Natura 2000 del sito IT4050027 (pdf160.93 KB)

Note esplicative al formulario (pdf1.26 MB)

Enti gestori

Regione Emilia-Romagna  

Strumenti di gestione

Misure Specifiche di Conservazione (pdf120.63 KB)

Misure Specifiche di Conservazione - Quadro conoscitivo (pdf1.08 MB) 

Descrizione e caratteristiche

Dolichopoda sp., ortottero tipico degli ingressi di grotta. Foto Sandro Bassi, archivio personaleGeosito a ridosso della pianura, su formazione gessoso-solfifera del Messiniano, si tratta dell’estrema propaggine occidentale dei Gessi bolognesi, oltre Reno.
Il sito è composto di due aree distinte: quella più occidentale e più grande include i cosiddetti Gessi di Zola, estesi continuativamente dal Monte Rocca verso est lungo un arco che termina al Monte Malgotto e chiusi a monte dalla Formazione di Pantano con le Arenarie del Monte Capra, e quella più piccola e orientale, dall'Eremo di Tizzano al sottostante Rio Pozzarone, che contiene un importante esempio di querceto acidofilo relitto pedecollinare.
Nonostante la relativa ridotta estensione dell’affioramento gessoso (alcune decine di ettari distribuiti tra Monte Rocca e Monte Malgotto), si rileva la presenza di uno dei più importanti e sviluppati complessi carsici della regione (Grotta Michele Gortani, circa 2 km di sviluppo complessivo, con inghiottitoio nella grande dolina a Sud di Monte Malgotto e risorgenze nel sottostante Rio dei Gessi, dove è localizzata anche una sorgente sulfurea). Questi gessi presentano inoltre la serie pressochè completa di morfologie carsiche tipiche, con rupi, doline, inghiottitoi, grotte. Mancano vere e proprie forre, fatta eccezione per la stretta valle che si incunea sopra Gessi tra i due monti citati, peraltro alterata dall’antica cava ben visibile ai piedi del Monte Rocca, che contiene gallerie con sviluppo chilometrico.
Determinante per la corretta gestione del sito è l’approccio consapevole alla continuità del sistema idrologico carsico, tutto collegato sopra e sottoterra dalla apparentemente scarsa circolazione idrica.
Sono diffusi gli habitat naturali e seminaturali tipici dei Gessi (rupi, garighe, praterie aride alternate ad ambienti freschi, soprattutto forestali, con forti contrasti). Flora (prevalentemente xerofitica, ma con importanti stazioni mesofitiche) e fauna (sia ipogea che epigea) allignano in ambienti selvatici ma prossimi, pressochè contigui, a zone fortemente antropizzate.
Al geosito si associano gli habitat di interesse comunitario naturali (rocciosi dell’8310, di vegetazione rupicola pioniera del 6110 e casmofitica dell’8210) e seminaturali (praterie termoxerofile annuali dei Thero-Brachypodietaea - 6220, perenni dei Festuco-Brometalia - 6210 e collinari da sfalcio degli Arrenatheretalia - 6510), più quattro habitat forestali relativi ai castagneti del 9260, ai querceti acidofili dei terrazzi collinari (91L0) e alle formazioni termoxerofile di roverelleti e lecceti (91AA-9340). Questi 10 habitat finora individuati occupano complessivamente poco meno di un quinto dell’intera superficie del sito.

Vegetazione

Tra boschetti termofili di Quercus pubescens su versante meridionale e ostrieti più compatti in esposizioni settentrionali, con una certa localizzata componente di castagno, permangono situazioni arbustive in generale evoluzione verso il bosco caratterizzate dalla ginestra odorosa e localmente oscillanti dalla tipica gariga gessosa a elicriso, saponaria, timo, artemisie ed eliantemi alla macchia con ginepro (non sufficientemente strutturata per essere definita come habitat) o sempreverdi mediterranei come ligustro, pungitopo o addirittura leccio. Ciò avviene soprattutto in corrispondenza degli affioramenti gessosi, là dove la roccia esposta al sole immagazzina calore per poi restituirlo lentamente mantenendo condizioni di termofilia. Ridotte ma significative forre fresche ospitano felci e il raro borsolo Staphylea pinnata.
Presenze floristiche di un certo rilievo, pur in mancanza di un censimento completo che riserverà indubbiamente qualche sorpresa, possono essere citate le geofite non disgiunte dai freschi sottoboschi castanicoli Galanthus nivalis e Scilla bifolia, mentre per quanto riguarda le orchidee possono essere ricordate almeno il fior di legno Limodorum abortivum e la piccola Epipactis muelleri.

Allocco (Strix aluco). Foto Alessandro Morini, archivio personaleFauna

Il sito è relativamente ricco di specie faunistiche tendenzialmente mediterranee. Per quanto riguarda i mammiferi, attualmente mancano dati certi sulla presenza di Puzzola e Tasso, mentre sono dati per certi il topolino d’oro Moscardinus avellanarius e l’istrice. Tra i chirotteri – e sono tra le presenze più significative - nella grotta sono segnalati i ferri di cavallo maggiore e minore (Rinolophus ferrum-equinum e R. hipposideros) con popolazioni da meglio definire. E’ accertata la presenza ulteriore di una decina altre specie quali il miniottero e qualche vespertilionide. L’avifauna è presente con specie di ambiente termofilo collinare, tuttavia manca un elenco esauriente. Per ora si segnalano solo Averla piccola (Lanius collurio), Succiacapre (Caprimulgus europaeus) e i rapaci Pecchiaiolo, Albanella minore e Pellegrino, tutti nidificanti tranne, probabilmente, l’ultima. Tra i migratori abituali si segnalano Allocco, Torcicollo, Luì piccolo, Verzellino, Verdone, Zigolo nero; almeno alcune Silvie come la Sterpazzola e sicuramente non mancano Usignolo e Picchio verde. Sono presenti i Tritoni crestato e punteggiato, l’Ululone ventre giallo e la Testuggine palustre, non manca la rana agile Rana dalmatina; tra i rettili sono segnalati il Saettone (Zamenis longissimus), il biacco (Coluber viridiflavus) e la rapida Luscengola (Chalcides chalcides.) Non ci sono molti dati sui vari invertebrati d’interesse naturalistico, tuttavia non mancano sia Cervo volante (Lucanus cervus) sia il Cerambice Eroe (Cerambix cerdo), coleotteri legati agli ambienti forestali; una menzione speciale merita l’ortottero troglofilo Dolichopoda sp., con adattamenti da troglobio, che popola gli anfratti delle grotte prossimi all’esterno. Meritano a tal proposito un’approfondita indagine faunistica sia il Gortani sia le altre grotte, elementi di un sistema carsico piuttosto sviluppato e allo stesso tempo isolato dai restanti Gessi.

Per saperne di più

La storia del Gruppo Speleologico Bolognese. Grotta Michele Gortani

Cartografia

Carta di dettaglio (pdf3.53 MB)

Inquadramento territoriale

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ultima modifica 2020-04-06T09:43:57+01:00
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