Parchi, foreste e Natura 2000

Carabo ad anelli

Carabo ad anelli (foto: R.Fabbri)Ordine: Coleoptera - Famiglia: Carabidae
 

Carabus alysidotus Illiger, 1798

Geonemia: Specie a distribuzione nord-mediterranea occidentale, nota solo di Francia (Camargue e Provenza) e Italia. In Italia è presente nelle regioni centro-meridionali, oltre che in Emilia-Romagna sull’Appennino, ed ha soprattutto diffusione sul versante tirrenico della penisola lungo la costa della Toscana e del Lazio e per singole stazioni appenniniche dell’Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata; le vecchie citazione per le Marche e la Campania non sono più state confermate.

Caratteri distintivi: Specie di media grandezza con lunghezza pari a 20-24 mm. Il corpo è robusto, interamente bruno-rameico o bronzeo con riflessi metallici verdi-dorati e con il margine delle elitre rossastro o violaceo o dorato. Zampe nere e antenne bruno-nerastre. Elitre a forma ovale allungata, con scultura ad intervalli frammentati e rugosi, tipo catenulazioni ben evidenti. Ali ben sviluppate. Una specie simile con cui convive è C. rossii Dejean, 1826, da cui si distingue per le antenne più brevi e gli angoli posteriori del pronoto ampiamente arrotondati.

Habitat: Specie di ambienti umidi, la si riscontra presso paludi, stagni, acquitrini, nonché prati e pascoli argillosi umidi. Presente principalmente in pianura ma anche in collina in ambienti montani e calanchivi, fino a 1000 m di quota.

Biologia: Il carabo ad anelli è specie igrofila molto specializzata. è un predatore sia da adulto che da larva, con attività crepuscolare e notturna, e caccia prevalentemente anellidi, gasteropodi, larve di insetti. L’attività degli adulti lungo la costa tirrenica si sviluppa maggiormente da fine novembre ad aprile, con massima attività in gennaio-febbraio; da giugno subentra invece una nuova generazione che rimane attiva fino a luglio e, dopo la diapausa estiva o estivazione, ricompare a fine autunno; lo svernamento è breve. Nell’Appennino invece la vita attiva degli adulti si svolge tra aprile ed agosto, lo svernamento è lungo, collocato tra settembre e marzo e la nuova generazione compare solo da luglio. La deposizione delle uova avviene ad inizio primavera e il ciclo preimaginale dura circa 2 mesi; gli adulti della nuova generazione sfarfallano poi al termine della primavera.

Distribuzione e status in regione: Segnalato in Emilia-Romagna per le province di Modena, Bologna e Forlì-Cesena sulle argille scagliose appenniniche. La popolazione bolognese sembra stabile mentre non sembra più presente nel modenese e in Romagna. La distribuzione regionale attuale è da indagare a fondo.
Note tassonomiche: La specie appartiene alla sottofamiglia Harpalinae ed è inclusa nel sottogenere Osimus Fischer von Waldheim, 1829.  E' poco variabile e non ha sottospecie.

Curiosità
: Carabus alysidotus è bene adattato all’acqua e gli esemplari adulti si immergono spesso spontaneamente e possono rimanere in immersione anche per un quarto d’ora. 

Interesse conservazionistico: E’ una specie bioindicatrice e vulnerabile secondo Ruffo & Stoch (2005). Inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. Un tempo piuttosto frequente in buona parte dell’areale italiano, è divenuta ora rara e localizzata e in molte località è scomparsa.

Fattori di minaccia: La progressiva antropizzazione e bonifica delle paludi e altre aree umide ha ridotto enormemente la sua distribuzione. Oggigiorno le principali minacce derivano dal degrado degli ambienti umidi superstiti oltre che dall’inquinamento delle acque a causa degli insediamenti civili e produttivi molto diffusi.

Misure per la conservazione: Occorre prima di tutto conoscere bene la distribuzione attuale della specie e la consistenza delle popolazioni, successivamente tutelare quanto più possibile tali aree. Nel caso delle argille scagliose appenniniche, è indubbio che per favorire la presenza del carabo, occorre mantenere a prateria tali ambienti, incentivando il pascolo del bestiame perché solo così si arresta l’avanzare del cespuglieto fitto e inadatto alle esigenze ecologiche della specie.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.

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ultima modifica 2012-10-16T12:27:00+02:00
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