Parchi, foreste e Natura 2000

Damigella variabile

Damigella variabile (foto: S.Faggioli)Ordine: Odonata - Sottordine: Zygoptera - Famiglia: Coenagrionidae

Coenagrion pulchellum (Van der Linden, 1825)

Geonemia
: La specie è diffusa in Europa e Asia occidentale. In Italia è nota di varie regioni ma con distribuzione frammentata e con la forma mediterraneum presente nel centro-sud della penisola.

Caratteri distintivi
: Lunghezza del corpo 34-38 mm, misure dell’addome 23-30 mm e ali posteriori 16-23 mm. Le ali hanno un pterostigma breve e nerastro. Nel maschio l’addome è azzurro intenso, a disegni neri disposti dal terzo al quinto segmento con macchia basale abbastanza ampia e provvista ai lati di due sottili prolungamenti; il secondo segmento porta una macchia nera a forma di Y con braccia e base molto spesse e collegata al margine posteriore, l’ottavo segmento è azzurro mentre gli altri sono più o meno tutti neri. Nella femmina l’addome è giallastro o verdastro (colorazione eterocroma) o azzurrognolo (colorazione omeocroma), con macchie dorsali nere più o meno estese. La specie ha dimensioni leggermente più grandi delle congeneri.

Habitat: Acque stagnanti di paludi, stagni e laghi con ricca vegetazione acquatica, ma anche in canali e fiumi a corrente lenta. Presente dalla pianura fino ai 1600 m di altitudine.

Biologia: La larva si sviluppa nelle acque stagnanti con ricca vegetazione acquatica e staziona sul fondo tra la vegetazione o tra lo sfasciume vegetale fluttuante. Lo sviluppo larvale richiede meno di un anno. L’adulto, ad attività precoce, frequenta da aprile a luglio gli stessi biotopi della larva, dove caccia vari piccoli insetti volatori. è attivo nelle prime ore del mattino. Quando immaturo, l’adulto si porta in ambienti poco distanti dal luogo di riproduzione. L’accoppiamento dura in genere circa 10-15 minuti, successivamente la coppia, ancora unita, va alla ricerca di un luogo adeguato in cui deporre le uova.

Distribuzione e status in regione: La specie è seriamente minacciata, molto sporadica e al momento nota soltanto per alcune stazioni del ravennate nel Parco del Delta del Po e della Vena del Gesso. E’ scomparsa dalle stazioni modenesi, bolognesi, ferraresi e forlivesi segnalate nel passato tra la fine del 1800 e i primi decenni del 1900.

Note tassonomiche: è presente una notevole variabilità nella colorazione e nella ripartizione dei disegni dell’addome tanto che alcuni autori hanno descritto varie forme come mediterraneum Schmidt, presente anche in Italia, la cui validità sottospecifica non è sempre accettata.

Curiosità : La femmina dopo l’accoppiamento inserisce le uova entro piante in decomposizione o viventi e durante tale operazione può giungere ad immergersi completamente, trascinando con sé il maschio.

Interesse conservazionistico: C. pulchellum è specie molto sporadica, in declino e seriamente minacciata in regione. Kalkman et al. (2010) le assegnano lo status di specie con popolazioni stabili in Europa e a basso rischio. Inserita tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna” come specie seriamente minacciata e in pericolo.

Fattori di minaccia: E’ seriamente minacciata in regione in quanto le uniche due stazioni odierne sono molto isolate ed occupano aree molto esigue. Le cause individuate sono legate alla sistemazione idraulica e pulizia periodica dei piccoli stagni, all’abbondante presenza dei cinghiali che distruggono la vegetazione dei bacini, nonché al prosciugarsi di questi durante l’estate per l’eccessiva captazione idrica e per le scarse piogge, come quelli presenti nel Parco della Vena del Gesso Romagnola, oppure come accade nella Pineta di San Vitale, le minacce sono dovute alla presenza di specie animali esotiche invasive (come il gambero rosso della Louisiana) e all’ingressione marina che cambia il chimismo delle acque stagnanti.

Misure per la conservazione: E’ è di primaria importanza tutelare le aree in cui è insediata, monitorando di continuo le stazioni, programmando gli interventi che devono essere realizzati per una buona conservazione della specie. Visto l’eccessivo isolamento delle due stazioni note e quindi sussistendo il pericolo di estinzione regionale, deve essere presa in seria considerazione la reintroduzione ex situ dove era presente in passato, ricreando preventivamente le condizioni ambientali idonee. Occorre vigilare perché non vi sia un prelievo idrico esagerato dai piccoli stagni, che la loro pulizia e sistemazione non venga effettuata contemporaneamente su tutto il bacino ma scaglionata nel tempo, che il numero di cinghiali sei mantenuto controllato, inoltre che sia controllato il gambero rosso americano e l’ingressione salina sia attenuata o interrotta.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.

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ultima modifica 2012-11-02T13:53:00+02:00
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