Geologia, suoli e sismica

Progetto Torbiere - i primi risultati e i dati quantitativi sugli effetti del clima che cambia nell’ambito dell’Appennino settentrionale

I primi risultati del “Progetto Torbiere”, dati quantitativi sugli effetti del clima che cambia nell’ambito dell’Appennino settentrionale

Dal 2017 è in atto una collaborazione tra Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli (SGSS) ed ARPAE- Servizio Idro-Meteo-Clima (ARPAE-SIMC), per lo studio di alcune torbiere di alta quota dell’Appennino emilianoiniziativa che ha preso il nome di Progetto Torbiere”. Questi peculiari ambienti montani sono di grande interesse (tra le altre cose) come archivi naturali che, attraverso la composizione dei sedimenti del sottosuolo, registrano ed hanno registrato gli effetti delle intense precipitazioni, tra cui quelle aventi caratteristiche di “eventi estremi”.  

Eventi estremi dovuti a precipitazioni di eccezionale intensità (in base alle evidenze strumentali meteo) si verificano ormai sovente, gli ultimi sono quelli degli inizi di ottobre di quest’anno. Tra gli eventi che hanno interessato bacini idrografici principali nel loro complesso, innescati dalla crisi idraulica dei piccoli bacini montani causata da piogge intense, si ricordano quelli della Val Parma (2014) e Val Nure (2015).

L’alluvione della Val Nure, in particolare, è stata all’origine di numerosi effetti al suolo osservabili anche sugli attuali depositi di superficie della torbiera di Lago Moo nel comune di Ferriere dell’Alto Appennino piacentino, con la messa in posto di depositi grossolani (figura 1). Da questa osservazione è nata l’intuizione che nel sottosuolo di quella torbiera potevano esserci le evidenze degli effetti geologici di analoghi eventi estremi del passato (figura 2), come poi è stato dimostrato dagli studi svolti nell’ambito del “Progetto Torbiere”.

Figura 2 – Alcuni dei diversi livelli di ghiaia riconosciuti nel primo sottosuolo della piana li lago Moo
Figura 1 – La piana lacustre di Lago Moo prima (a sinistra) e dopo (a destra) il nubifragio del 13-14 settembre del 2015.

La piana lacustre di Lago Moo prima (a sinistra) e dopo (a destra) il nubifragio del 13-14 settembre del 2015

Figura 2 – Alcuni dei diversi livelli di ghiaia riconosciuti nel primo sottosuolo della piana lacustre di lago Moo

E’ noto dalla letteratura scientifica del settore come la frequenza di tali eventi sia collegata al clima ed alle sue variazioni nel corso dei secoli. Datando i depositi grossolani nel sottosuolo delle torbiere, esplorato attraverso sondaggi, è possibile ricostruire la frequenza degli eventi estremi nel tempo e quindi l’evoluzione del clima alla scala del tempo geologico.

Con tali premesse, il progetto è stato impostato come una ricerca che doveva avere ben presente le finalità applicative degli Enti promotori, unitamente all’obiettivo di perseguire una regionalizzazione dei risultati.   

Nel complesso, sono stati eseguiti tre sondaggi a carotaggio continuo in torbiere del settore emiliano dell’Appennino, le cui ubicazioni sono indicate in figura 3.

Figura 3 - Ubicazione dei tre carotaggi: Lago Moo (2017), Lagdei (2018) e Pianvallese (2020)

Figura 3 - Ubicazione dei tre carotaggiLago Moo (2017), Lagdei (2018) e Pianvallese (2020). 

Il primo si tratta del già citato sondaggio-pilota di Lago Moo (2017, comune di Ferriere, Provincia di Piacenza), il secondo presso la piana lacustre di Lagdei (2018, comune di Corniglio, Provincia di Parma) e, recentissimo, quello effettuato nei giorni dal 16 al 18 settembre nella torbiera di Febbio-Pianvallese (settembre 2020, comune di Villa Minozzo, Reggio Emilia).​  E’ dalle evidenze concernenti la ciclicità climatica del passato che si interpretano le caratteristiche del cambiamento che stiamo vivendo, oltre che delle possibili tendenze evolutive, ricavando oltretutto dati quantitativi sulla frequenza degli eventi da precipitazioni intense e dati sperimentali (la cui disponibilità è viceversa scarsa) sul tasso di sedimentazione naturale nei bacini montani con torbiere. 

Tutti hanno avuto luogo in aree della Rete Natura 2000, dato l’elevato valore ecosistemico delle torbiere; quelli nell’Appennino parmense e reggiano hanno anche interessato il territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

I risultati del progetto

I primi risultati consolidati del progetto, basati sul confronto tra i dati delle indagini svolte nella torbiera di Lago Moo e quelli della più recente letteratura internazionale del settore, sono stati oggetto della pubblicazione Changes in high-intensity precipitation on the  northern  Apennines  (Italyas  revealed by multidisciplinary data over the last 9000 years, liberamente accessibile sulla rivista on-line “Climate of the Past, collegata all’European Geoscience Union (EGU). 

EGU è un’organizzazione internazionale per la ricerca applicata nel campo delle Scienze della Terra e discipline collegate, che raggruppa 20.000 membri e promuove il più importante meeting annuale del settore in ambito europeo. 

Attraverso la pubblicazione, sono stati validati scientificamente i metodi di studio del “Progetto Torbiere”, come pure i primi risultati dello stesso; questi sono quindi applicabili a supporto delle politiche regionali, a partire dal contributo all’Obiettivo della Direzione Cura del Territorio e dell’Ambiente sul cambiamento climatico, in cui lo studio si inquadra nell’ambito delle attività del Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli. 

Le conclusioni dello studio applicativo pubblicato vengono sinteticamente descritte nel documento riepilogativo (pdf183.67 KB), collegandole ai contenuti di alcune delle misure previste dalla Strategia regionale di Mitigazione e Adattamento al Cambiamento Climatico, approvata nel 2018 e richiamando i contenuti del DEFR 2021 con il Programma di Legislatura, a cui le conoscenze acquisite forniscono contributi.

 

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