Geologia, suoli e sismica

L'Area Geologia suoli e sismica supporta le politiche regionali collegate all’ambiente e alla pianificazione territoriale, soprattutto attraverso la produzione di sistemi informativi territoriali e di cartografie geologiche, pedologiche e geo-tematiche. Nel campo della riduzione del rischio sismico e del monitoraggio strategico di alcuni rischi naturali come mareggiate e frane, si pone l'obiettivo di mitigarne gli impatti sul territorio e sulla popolazione. Inoltre lavora per identificare e studiare le risorse naturali come acque, suoli, energia geotermica, risorse minerali

Le torbiere e conche lacustri, archivi naturali per studiare le variazioni delle precipitazioni estreme nel tempo

Il carotaggio di Lagdei (comune di Corniglio, alta valle del torrente Parma, Provincia di Parma),10-12 Ottobre 2018

Comune di Corniglio, Alta valle del Torrente Parma, Provincia di Parma, 10-12 Ottobre 2018

Il  progredire del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti: da una parte siccità prolungate e alte temperature creano grandi problemi di approvvigionamento idrico e favoriscono il divampare di incendi, dall’altra le episodiche precipitazioni che interessano il territorio italiano assumono una violenza crescente, imputabile al maggiore contenuto di vapore d’acqua i e all’aumentata instabilità atmosferica.

Restringendo l'analisi alla Regione Emilia-Romagna, negli ultimi anni sono state evidenti grandi oscillazioni del ciclo idrologico con siccità molto marcate ed eccezionali, come nel  2012,  2007-2008, 2015 e 2017 alternate ad annate più piovose (come il 2014 per esempio) e caratterizzate da forti precipitazioni che cadono in breve tempo.

La regione in questi ultimi anni è stata da colpita da 3 macro-eventi di intensità eccezionale, con tempi di ritorno plurisecolari secondo le stime basate su metodi statistici che assumono una stazionarietà del clima. Il 20 settembre 2014, un vasto sistema convettivo a mesoscala generò una piena lampo del fiume Santerno, con ponti abbattuti nell’alto corso del fiume e allagamenti a Imola; Il 13 ottobre 2014 un sistema convettivo stazionario scaricò, nell’alta valle del Parma e Baganza, un nubifragio devastante. S’innescarono numerose colate di detrito dai versanti e soprattutto nel reticolo idrografico minore compromettendo la viabilità montana, allagando parte della città di Parma alla confluenza fra Baganza e Parma. In ultimo, l’alluvione dell’alta val Trebbia e Nure si manifestò fra il 13 e 14 settembre 2015, anche questa a opera di un sistema convettivo autorigenerante, rimasto stazionario 6-7 ore fra il levante ligure e la vicina dorsale appenninica emiliana. Su un’area vasta, si registrarono intensità di pioggia elevatissime (superiori ai 100mm/h) che causano centinaia di movimenti in massa, distruzioni e modificazioni della morfologia fluviale. La stazione di Salsominore, sull’Aveto, è stata  fra le stazioni che complessivamente registrarono la massima intensità di precipitazioni con 108mm/1h, 201mm/3h e 298mm/6h. Tuttavia non fu la sola, la soglia di 30mm/h, considerata come discriminante per precipitazioni intense, venne superata ben 47 volte durante l’evento.

Date queste premesse, che testimoniano rapide ed importanti alterazioni della distribuzione delle precipitazioni e delle temperature (con tutto quello che può comportare per la nostra società sempre meno flessibile e riluttante all’adattamento), è fondamentale descrivere al meglio il cambiamento in atto, indagando anche il passato, possibilmente andando oltre la “breve” storia dei dati strumentali, affiancando perciò all’approccio statistico anche studi multidisciplinari che riguardano l’indagine storica e geologica.

Un primo importante passo in questa direzione è stato compiuto attraverso la collaborazione stabilita tra Arpae-Servizio Idro Meteo Clima (SIMC) e il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna, con la predisposizione, nell’estate del 2017, di una ricerca multidisciplinare presso il Lago Moo, una torbiera d’alta quota nel Comune di Ferriere, in provincia di Piacenza.

Posizione del carotiere e la piccola postazione di lavoro allestita per la lettura delle carote.L’iniziativa è proseguita quest’anno con la realizzazione di un secondo carotaggio presso la conca lacustre di Lagdei nel comune di Corniglio, in provincia di Parma.

Entrambe le iniziative hanno visto inoltre la partecipazione del Dipartimento Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’ Università di Parma, del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e dell’ Agenzia di Protezione Civile Regionale.

La scelta è ricaduta nel Comune di Corniglio, in quanto interessato dall'alluvione nell’ottobre del 2014. Nella stazione metereologica di Marra (situato nel fondovalle del torrente la Parma) si registrò una intensità di pioggia pari a 82mm/1h, 196mm/3h e 257mm/6h.

La torbiera, è situata a 1250m di quota , in una conca alla cui formazione hanno contribuito i processi legati all’ultimo massimo glaciale (circa 20.000 anni fa), quando anche sul crinale appenninico erano presenti ghiacciai, anche se di dimensioni inferiori a quelli alpini (Carta Geologica d’Italia a scala 1:50.000, Foglio n. 217 “Neviano degli Arduini”, 2002).

Da quel lontano tempo fino ad oggi il clima ha subito un progressivo riscaldamento, pur con innumerevoli oscillazioni di temperatura e precipitazioni, fino al repentino riscaldamento attuale. Tutto questo ha condizionato la sedimentazione entro la conca, in parte occupata da un bacino lacustre, la cui estensione è variata nel tempo. La successione sedimentaria depositata ha quindi registrato i fenomeni geologici che, nel corso del tempo, si sono determinati in relazione all’evoluzione morfo-climatica. Questi strati o livelli sono quindi il nostro archivio naturale che, se ben analizzato, può fornire informazioni importanti sulle variazioni del ciclo idrologico del passato recente e lontano. In particolare siamo interessati a datare livelli in cui si evince la presenza di detrito e sedimenti grossolani, con caratteristiche simili a quelle dei depositi da colate di detrito canalizzate, che possono fungere da indicatori di macro- episodi di precipitazioni analoghi a quelli osservati nel e nell’ottobre del 2014 e nel settembre 2015.

Come nel caso dei sondaggi eseguiti a Lago Moo (PC), per i quali è stata importante anche la collaborazione del progettazione e condivisione con il Comune di Ferriere, ci si è avvalsi della presenza in campo di diverse professionalità, rappresentative di vari ambiti di ricerca: geomorfologia (Università di Parma), sedimentologia, stratigrafia e pedologia (Servizio Geologico regionale), meteo-climatologia (Arpae-SIMC), micropaleontologia (Università di Bologna), oltre ad una ditta specializzata nell'esecuzione di sondaggi.

Anche a Lagdei, il sondaggio ha permesso una prima e speditiva ricostruzione stratigrafica della successione attraversata , confermando una interessante alternanza di strati di deposizione “lenta” o particellare ed alcuni macro impulsi di materiale grossolano, imputabili quest'ultimi a processi “a maggiore energia”, riconducibili quindi ad eventi di pioggia intensa tali da permettere il trasporto ciottoli di dimensioni maggiori. Nei mesi successivi si procederà alla elaborazione dei dati con la creazione di stratigrafie di dettaglio e datazione dei campioni significativi con radiocarbonio 14C, unitamente ai risultati dell’analisi dei pollini.

Una prima impressione è che questo tipo di analisi multidisciplinare, basata sullo  studio dei depositi lacustri, possa portare un interessante contributo alla conoscenza dell’evoluzione del clima del passato, chiave interpretativa per il futuro, con particolare riferimento alla distribuzione delle precipitazioni estreme.

I soli record strumentali sono infatti insufficienti (per brevità delle serie storiche rispetto alla variabilità naturale del fenomeno) per stimare con confidenza variazioni delle precipitazioni estreme. Una migliore e più realistica stima della loro frequenza, seppur dedotta in maniera indiretta, sarebbe quindi di estrema utilità sia per calibrare al meglio le procedure operative di preannuncio degli eventi intensi sia per la pianificazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Già i primi risultati di queste attività hanno ulteriormente confermato come sia fondamentale conoscere e gestire il reticolo idrografico minore.

Operazioni di ripristino, con riposizionamento delle zolle erbose rimosse all’atto dello scavoA tale proposito, si richiamano i contenuti del report allegato: “Precipitazioni estreme ed effetti al suolo sul reticolo idrografico minore: il caso di studio del 14 settembre 2015 (pdf4.98 MB)”, frutto della collaborazione con ARPE-SIMC e pubblicato nel settembre 2016.

Relativamente a queste tematiche, l’Appennino emiliano-romagnolo si presta per studi applicativi, che hanno un respiro non solo locale ma che forniscono spunti da esportare in altri contesti.

A conclusione delle indagini, il luogo è stato ripristinato, con la ricollocazione del suolo asportato rispettando le profondità originali e riposizionando in superficie le (poche) zolle erbose rimosse all’inizio dell’esecuzione del carotaggio.

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ultima modifica 2019-03-12T15:42:21+02:00
Hanno contribuito: Maria Teresa De Nardo
Servizio Geologico Sismico e die Suoli, Emilia-Romagna
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