Approfondimento 19 – Le eruzioni vulcaniche degli ultimi 250 anni

1783-1785 Laki (Islanda)

Si tratta della più devastante catastrofe vulcanica avvenuta in Islanda.
Dopo moderate esplosioni di tipo stromboliano, si riversarono sul territorio circostante ben 12 Km3 di magma sotto forma di colate basaltiche che ricoprirono un'area di circa 600 Km2. Le esalazioni gassose emanate nei mesi successivi dalle lave in via di solidificazione avvelenarono l'atmosfera dell'isola, provocando la morte di gran parte del bestiame e danneggiando gravemente le colture ed i pascoli; la carestia che ne consegui condusse alla morte oltre 9300 abitanti.

1792 Unzen (Giappone)

E' uno strato-vulcano molto complesso, caratterizzato da tre centri di attività ognuno dei quali costituito da numerosi duomi di lava molto viscosa, mescolati a tufi prodotti da violente esplosioni pliniane. In epoca storica il vulcano ha fatto registrare poche eruzioni una delle quali, nel 1792, emise una lunga colata dopo una sequenza di esplosioni freatiche verificatesi presso la sommità del vulcano. Tre mesi dopo, quando ormai sembrava che l'eruzione si fosse esaurita, una terribile sequenza di terremoti annunciò il crollo di uno dei duomi, denominato Mayu-yama, che crollò a valle per una distanza di quasi sette chilometri. Il fenomeno causò un bilancio complessivo di circa 14.500 vittime dovute in parte alle scosse sismiche ed in parte al franamento del duomo.

1815 Tambora (Indonesia)

E' un grande strato-vulcano dell'arcipelago indonesiano, che il 10 Aprile 1815 ha generato la più violenta e disastrosa eruzione mai registrata storicamente. Il vulcano giaceva silente da almeno dieci secoli quando, dopo segni premonitori durati circa un anno, entrò in una fase parossistica pliniana durata 24 ore. L'eruzione ha provocato la risalita di una colonna eruttiva di circa 40 Km di altezza il cui collasso, accompagnato da enormi colate piroclastiche provocò la morte di 10.000 persone. A ciò si aggiunsero le onde di maremoto provocate dal collasso della colonna nel mare che raggiunsero i villaggi rivieraschi e anche la vicina isola di Lombok. Le ceneri e le polveri più fini, tenute in sospensione per alcuni giorni, precipitarono a parecchie centinaia di chilometri dal vulcano, provocando la distruzione delle colture e del bestiame cui seguì la morte, per fame e malattie, di altre 80.000 persone. Si calcola inoltre che l'eruzione immise nella stratosfera oltre 200 milioni di tonnellate di idrogeno solforato che ridusse drasticamente il valore della radiazione solare in tutto l'emisfero settentrionale, interruppe in India la stagione dei monsoni e provocò devastanti inondazioni in Cina. Negli Stati Uniti l'anno successivo, il 1816, fu ricordato come "l'anno senza estate", poiché la neve caduta in tarda primavera era ancora gelata nel mese di Luglio.

1883 Krakatoa (Indonesia)

Era un gruppo di isole vulcaniche smembrate da un'antichissima esplosione in tempi preistorici, situate tra Giava e Sumatra. Il 20 Maggio 1883 iniziarono (nell'isola più grande) una serie di esplosioni di moderata intensità che si protrassero fino al 26 Agosto quando prese inizio l'eruzione parossistica che raggiunse il suo culmine il giorno successivo. L'eruzione proiettò all'esterno 20 Km3 di ceneri e pomici svuotando la camera magmatica sottostante l'isola che sprofondò quasi interamente nell'Oceano; i boati delle esplosioni si sentirono anche in Australia, a quasi 5000 Km di distanza; onde gigantesche, alte fino a 40 metri, si abbatterono sui villaggi costieri, scagliando su di essi blocchi di scogliere coralline del peso di 600 tonnellate; le polveri vulcaniche fecero per tre volte il giro del mondo nell'alta atmosfera dove rimasero per almeno tre anni, raffreddando sensibilmente il clima della Terra. Il bilancio finale del cataclisma fu di 36.417 vittime.

1902 Monte Pelée (Martinica)

Sorge nell'isola di Martinica, una delle numerose isole vulcaniche che compongono il grande arcipelago delle Piccole Antille. Dopo un periodo di quiescenza durato qualche centinaia di anni, il vulcano Pelée si risvegliò nel mese di Gennaio 1902 con tremori e lancio di materiali piroclastici sempre più abbondanti fino a produrre una disastrosa colata di fango e blocchi che, il 2 Maggio dello stesso anno, fece 400 vittime. Il giorno 8 Maggio un duomo lavico a forma di grossa spina venne polverizzato da una poderosa esplosione alla quale segui la fuoruscita di una nube ardente che si precipitò, muovendosi raso-terra ad una velocità di oltre 150 Km all'ora, sulla città di Saint Pierre annientando tutti i suoi 28.000 abitanti.

1912 Katmai (Alaska)

L'eruzione del vulcano Novarupta nella zona di Katmai iniziò nel Giugno 1912 con violenti terremoti che scossero ininterrottamente, per una settimana, questa zona. Seguì una terribile esplosione pliniana, le cui ceneri e pomici inondarono di colate incandescenti l'area circostante per un'estensione di oltre 60 Km2 che rimase avvolta da una nera foschia per più giorni, in cui si mescolavano esalazioni gassose e piogge fortemente acide che raggiunsero anche la lontana città di Vancouver. La spessa coltre piroclastica ancora calda veniva perforata da innumerevoli piccoli crateri di esplosione ad opera dell'acqua del sottosuolo surriscaldata e vaporizzata, da cui l'area ricevette il nome di "Valle dei centomila fumi".

1956 Bezymianny (Kamchatka)

E' la più violenta manifestazione peleana dei tempi storici, nettamente superiore a quella della stessa Montagna Pelée. Una prolungata sequenza di eruzioni vulcaniane di grande intensità, con nubi di ceneri e gas, che si elevavano fino ad altezze di 8 Km, accompagnarono la lenta risalita di un grosso duomo lavico all'interno del cratere. Il 30 Marzo 1956 il duomo esplose e con esso franò l'intero versante meridionale del vulcano mentre una nube eruttiva pliniana si elevava fino a 40 Km di altezza. La colata piroclastica che seguì prese un deciso percorso direzionale che coincideva con la depressione a ferro di cavallo lasciata dal franamento del fianco meridionale del vulcano; il convogliamento della colata verso un'unica direzione aumentò la potenza distruttiva della colata stessa, che devastò interamente un'area di 500 Km2.

1963 Surtsey (Islanda)

Tra il 14 ed il 15 Novembre 1963 una nuova isola vulcanica è sorta dalle acque dell'Atlantico, al largo della costa meridionale dell'Islanda. La nuova costruzione si sviluppò sul fondo marino con l'emissione di abbondanti colate di lave basaltiche a cuscini che, dopo circa tre mesi iniziarono ad emergere alla superficie dell'Oceano. L'interazione tra l'acqua marina ed il magma produceva enormi colonne di vapore misto a ceneri, brandelli lavici e bombe. Questi depositi piroclastici proteggevano le bocche eruttive dall'accesso dell'acqua marina, così che il vulcano riuscì a crescere fino ad un'altezza di circa 200 metri con emissioni di colate laviche e fontane di lava. L'isola raggiunse, dopo circa quattro anni di attività, un'estensione di oltre 2,5 Km2 e la sua eruzione viene considerata tuttora un modello di sviluppo di un'isola sorta dal mare, cui si dà per l'appunto il nome di eruzione surtseyana.

1980 St. Helens (USA)

Il vulcano St. Helens appartiene ad una catena di vulcani recenti ed in parte attivi, situata presso il margine pacifico degli Stati Uniti. Prima dell'eruzione il vulcano si elevava tranquillo e maestoso fino a circa 3000 metri di altezza, ricoperto da una bella corona di ghiacciai e non si avevano altre informazioni di eruzioni, tranne quelle tramandate dalle tribù indiane. Il 18 Maggio 1980 un violento terremoto innescò il franamento del fianco settentrionale del vulcano, seguito immediatamente dall'esplosione di un grosso duomo lavico che stava progressivamente installandosi sotto la regione craterica. Il franamento del fianco del vulcano venne accompagnato da una nube incandescente di gas e di frammenti lavici proiettata con moto radente ed a velocità supersonica nella stessa direzione del franamento; ad essa seguì la risalita di una colonna eruttiva pliniana fino a 20 Km di altezza con conseguenti flussi piroclastici e colate di fango e blocchi la cui fronte ha raggiunto una distanza di circa 8 km dal cratere.

1991 Pinatubo (Filippine)

Fra i numerosi vulcani delle Filippine il Pinatubo era, fino a qualche anno fa, uno dei meno conosciuti sia perché la sua forma non era tipica da vulcano sia perché era quiescente da almeno quattrocento anni. In realtà sotto un insieme di duomi lavici poco appariscenti e coperti di una fitta foresta tropicale si nascondeva un vulcano molto pericoloso, che nel Giugno 1991 avrebbe provocato una delle più violente eruzioni del secolo XX. L'eruzione fu preceduta, nei due mesi precedenti, da intensa attività sismica e si manifestò con una colonna pliniana di oltre 40 Km di altezza che fece calare una pioggia di ceneri e pomici su una superficie di 300.000 Kmq mentre poderose colate piroclastiche devastavano tutte le valli che radialmente si dipartivano dalla cima del vulcano. I 300 metri superiori del vulcano crollarono ed al loro posto si formò una depressione a caldera del diametro di due chilometri. L'enorme quantità di ceneri e pomici sciolte depositate dall'eruzione venne rimessa in movimento per diversi anni dalle intense piogge tropicali e trasformata in disastrose colate di fango che distrussero tutte le infrastrutture viarie, i villaggi e le colture in un'area densamente popolata dove oltre mezzo milioni di persone rimasero senza casa e senza lavoro.

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