La potenza delle eruzioni è definita scientificamente come Indice di Esplosività Vulcanica (VEI), molto simile, nella metodologia adottata, alla scala Richter usata per la definizione della magnitudo dei terremoti. Esso classifica i vulcani con un valore di esplosività delle loro eruzioni che è racchiuso in una scala da 1 a 8; ognuno di questi numeri rappresenta un aumento dell'esplosività secondo un fattore di circa dieci.
Nel calcolo di questo valore i vulcanologi utilizzano fattori differenti tra cui il volume dei prodotti esplosivi eiettati, l'altezza della colonna eruttiva, la durata dell'eruzione in ore.
Per avere un termine di riferimento sul significato del VEI ricordiamo che la maggiore eruzione esplosiva del secolo XX, avvenuta nel Monte Pinatubo (Filippine) nel 1991, ha emesso 10 Km3 di materiali con un VEI tra 5 e 6. L'eruzione del Monte St. Helens avvenuta negli USA nel 1980, famosa perché ha fornito ai vulcanologi preziose indicazioni per interpretare meglio i meccanismi delle grandi eruzioni esplosive, ha emesso 1 Km3 di materiali con VEI 5. Eruzioni esplosive con VEI più elevati, fino ad 8, sono avvenute fortunatamente molto lontano nel tempo; tra esse ricordiamo le grandi eruzioni dei Campi Flegrei avvenute 36.000 e 14.000 anni fa, che hanno emesso rispettivamente 130 e 25 Km3 di materiali frammentari e, sempre nell'area mediterranea, l'eruzione che ha sventrato l'isola di Santorini nell'Egeo meridionale e che ha emesso circa 30 km3 di prodotti esplosivi. Nel lontano passato geologico vi sono state eruzioni esplosive ancor più terrificanti, come quella avvenuta circa 760.000 anni fa nella Caldera Long Valley in California, con emissione di un volume di ben 600 Km3 di materiali.
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