Approfondimento 58 – Come si ricostruisce l'evoluzione geologica della regione alpina

La storia evolutiva della regione alpina è decifrabile nelle rocce sedimentarie, eruttive e metamorfiche presenti nelle varie unità tettoniche della catena: esse portano la "firma" delle molteplici vicende dell'orogenesi alpina, ma contengono anche le prove di eventi petrogenetici e deformativi più antichi che risalgono agli inizi del Paleozoico (590 Ma) e alla fine del Precambriano.

Le unità con intensa impronta tettonico-metamorfica alpina hanno ovviamente scarsa memoria dei processi pre-alpini: i fossili sono in genere scomparsi, la successione stratigrafica è spesso trasposta dalle deformazioni e l'originaria compagine mineralogica è sostituita da nuove associazioni. Di contro le rocce metamorfiche forniscono le informazioni migliori per ricostruire le vicende dell'orogenesi alpina a livelli profondi. Le ofioliti, le coperture permo-mesozoiche e le rocce post-varisiche in genere offrono la certezza che i fenomeni metamorfici e deformativi esaminati si riferiscono esclusivamente al ciclo alpino, costituendo un prezioso punto di riferimento per filtrare eventi ancestrali nel basamento polimetamorfico. 

L'analisi integrata dei dati disponibili indica che nella regione alpina sussistevano condizioni di elevata mobilità durante buona parte della sua storia geologica e si alternavano eventi geodinamici contrastanti.

E' opportuno chiarire le procedure che permettono di ricostruire la storia, partendo dalla configurazione attuale della catena. Si è già riportato l'esempio delle falde ofiolitiche per osservare come da esse sia stato possibile risalire al bacino oceanico Ligure-Piemontese. Più in generale si tratta di riconoscere le formazioni sedimentarie (flysch) generate durante l'orogenesi, le deformazioni e le trasformazioni metamorfiche alpine, di eliminarle dallo scenario geologico e di riportare le varie unità tettoniche della pila delle falde nella posizione paleogeografica che si presume esse occupassero nell'originario bacino della Tetide, per ripetere poi l'operazione estendendola agli eventi paleozoici.

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Fig. 1 - Schema del metodo di ricostruzione della complessa struttura alpina (modificato da Società Geologica Italiana-Guida Geologica n°3- Dal Piaz).

Proponiamo di ricorrere ad un mazzo di carte da gioco (fig. 1), per simulare i meccanismi di formazione di una catena a falde e le procedure per le ricostruzioni paleogeografiche. Si dispongano in fila una decina di carte allo scopo di riprodurre la configurazione iniziale (pre-orogenica) di un segmento della Tetide. Bloccata la fila ad una delle estremità, ad esempio con un libro, e spingendo lentamente la carta situata all'altro estremo (convergenza, compressione), si potrà osservare il progressivo accavallamento delle varie carte che simulano le falde, sino a comporne una pila; il mazzo ricostruito rappresenta la configurazione finale della catena a falde. 

(tratto da Società Geologica Italiana-Guida Geologica n° 3-Dal Piaz) 

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