Difesa del suolo, costa e bonifica

Catalogo delle frane del bacino del Reno

AdB Reno - analisi storica delle frane nel bacino del fiume Reno (sec. XV al 1996) e aggiornamento per il periodo dal 1997 al 2004

Carta frane storiche

Il territorio del Bacino del Reno è notoriamente soggetto a fenomeni di dissesto di tipo gravitativo come risulta dalle zonizzazioni del Piano Stralcio Assetto Idrogeologico e dei Piani per i bacini del Samoggia, Senio.
E’ evidente che una conoscenza sempre più approfondita del territorio è la base per una gestione del medesimo, finalizzata alla riduzione della pericolosità e alla conseguente riduzione del rischio.
L’importanza di avere un archivio delle frane è riposta nella possibilità di correlare gli eventi a particolari situazioni meteorologiche e di visualizzare l’evoluzione del dissesto attraverso l’analisi dei rilievi geomorfologici nel tempo in modo da facilitare la individuazione degli interventi idonei alla stabilizzazione del processo in esame e per valutare la propensione al dissesto a scala di bacino; questo obiettivo è stato perseguito istituendo un catalogo delle frane del bacino del Reno con:

Analisi storica delle frane nel bacino del fiume Reno

Aggiornamento per il periodo dal 1997 al 2004 

 

Analisi storica delle frane nel bacino del fiume Reno

 

L’Analisi storica delle frane nel bacino del Fiume Reno è il risultato di un’indagine retrospettiva delle frane di maggior rilevanza verificatesi nel bacino del Fiume Reno in un periodo di circa cinque secoli, che ha portato all’elaborazione di un ampio data-base, relativo alla distribuzione spaziale, temporale e tipologica dei fenomeni. Sono state definite tre distinte chiavi di consultazione:

 il Catalogo delle frane storiche
riporta l’elenco delle varie attivazioni storiche dei fenomeni franosi che hanno interessato il bacino del Fiume Reno dal XV secolo al 1996, utilizzando riferimenti e citazioni provenienti da varie fonti, ed in particolare dall’Archivio I.R.P.I. (Isituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica nel Bacino Padano) e dall’ASB-GC (Archivio di Stato di Bologna, Fondo Genio Civile);

 la Localizzazione delle frane storiche
rappresenta il risultato di un lavoro di integrazione di informazioni di varia origine, in particolare derivanti da una buona disponibilità di fonti storiche locali, cui è seguita l’individuazione e la localizzazione delle aree franose sulla Carta dell’Inventario del Dissesto a scala 1:25.000;

 le Frane coinvolgenti il reticolo idrografico
riportano le frane che hanno interferito direttamente con l’assetto del reticolo idrografico evidenziando l’effetto e le ripercussioni che questi fenomeni hanno provocato direttamente sul corso d’acqua.

Il lavoro è stato svolto tra luglio 1997 ed aprile 1998 dal geologo Fabio Brunamonte, per conto dell’Autorità di Bacino del Reno. Determinanti ai fini della realizzazione le proficue indicazioni ricevute dal dott. Mario Govi, ex direttore dell’I.R.P.I., l’appoggio del dott. Domenico Tropeano, direttore in carica, che ha sostenuto ed agevolato il più possibile la ricerca, e la collaborazione dei ricercatori, dei tecnici e del personale amministrativo dell’I.R.P.I..

 

Catalogo delle frane storiche

Documentazione

CAFRE-1_Relazione.pdf (pdf43.13 KB)

CAFRE-1_tabella dati.pdf (pdf440.53 KB)

CFRE-1.xls (zip131.75 KB)


Premessa
Questo Catalogo deriva sostanzialmente dal data-base consegnato nell’Ottobre 1997, completato durante la fase di localizzazione delle frane sulla Carta dell’Inventario del Dissesto a scala 1:25.000. L’esame sistematico della Carta Topografica Regionale, derivante per gran parte del bacino dalla riduzione fotografica degli elementi della C.T.R. 1:5.000, consentendo la precisa ubicazione dei fenomeni, ha permesso di verificare quegli elementi (limiti amministrativi, reticolo idrografico secondario) inizialmente definiti sulla base della sola cartografia I.G.M..
Le nuove informazioni emerse, relative a frane già segnalate, sono state inserite nelle schede esistenti. I dati acquisiti su frane non note in precedenza sono riportati nell’Appendice in fondo al Catalogo.

Illustrazione dei parametri rilevati
Codice frana
Numero progressivo che identifica ogni frana localizzata sulla cartografia a scala 1:25.000.
Codice di riferimento
Numero della riga di riferimento dei dati. Ogni fenomeno o gruppo di fenomeni descritti comprende una riga. Per alcuni casi di particolare interesse i dati sono riportati in più righe consecutive.
Data
Contiene la data di accadimento del fenomeno. Il livello di precisione è subordinato alla qualità delle informazioni; quando nota, è riportata anche l'ora. All'interno di ogni bacino e sotto-bacino considerato le frane sono disposte in ordine cronologico. Quando non è nota la data precisa, si riporta, tra parentesi quadre, la data della segnalazione del fenomeno che rappresenta un limite temporale massimo (esempio: 1957 [7] gennaio, la frana deve essere avvenuta nei giorni immediatamente precedenti al 7 gennaio giorno della sua segnalazione). Nella grande maggioranza dei casi riportati dalla STAMPA o da documenti relativi ai Servizi Tecnici e alle Amministrazioni (Genio Civile, Ufficio Speciale per il F. Reno, Prefettura, ecc.), tale ritardo è compreso tra 1 e 5 giorni. Se le parentesi includono il mese o l'anno, il margine di indeterminazione è rispettivamente dell'ordine dei mesi o anni.
Due date inserite nella stessa riga e separate da un trattino (esempio: 1939 31 maggio - 15 giugno) indicano l'intervallo temporale interessato dall'evoluzione del fenomeno. Date separate da virgole si riferiscono alla riattivazione in periodi successivi della stessa frana.
Bacino idrografico
Indicazione del bacino e del sotto-bacino in cui si è verificata la frana. Quando ritenuto significativo è indicato, tra parentesi, anche il corso d'acqua d'ordine inferiore, esempio: T. Leo (Fosso Dardagna). Per le frane segnalate in gruppo, che interessano vari bacini, i corsi d'acqua sono elencati separati da virgole. In questo caso i fenomeni sono citati una sola volta e compresi nel bacino maggiormente coinvolto.
In questa colonna sono anche riportati in forma sintetica gli eventuali effetti della frana sul reticolo idrografico:
- accumulo in alveo: la parte basale della frana ha raggiunto l'alveo;
- ostruzione alveo: il movimento ha comportato una riduzione significativa della sezione dell'alveo modificando sensibilmente il regime del corso d'acqua;
- sbarramento alveo: il corso d'acqua è stato completamente sbarrato con formazione di un invaso.
Le informazioni estese relative alle frane che hanno interferito con i corsi d'acqua sono contenute in un catalogo specifico (CAFRE - 1S).
Territorio
Area amministrativa in cui ricade la frana: Comune (sigla della Provincia). Si fa riferimento alle ripartizioni territoriali ed alle località capoluogo odierne.
Localizzazione
Ubicazione del fenomeno, limiti dell'area coinvolta, segnalazione di aspetti caratteristici del movimento. Nei riferimenti topografici si procede dall'elemento più generale verso il dettaglio. Sono riportati i toponimi originali delle fonti, integrati in alcuni casi con i corrispondenti nomi attuali.
Normalmente una riga contiene i dati relativi ad un solo fenomeno. Per favorire la consultazione, notizie relative a frane verificatesi nella stessa data in aree vicine possono essere riunite in una stessa riga e numerate, esempio: Strada Valle Zena, loc.: 1) Pioppina. 2) S. Anna. Nell'ambito della stessa riga di riferimento gli indici 1), 2), ... utilizzati per brevità identificano sempre gli stessi fenomeni.
La posizione è riferita alla cartografia dell'Istituto Geografico Militare a scala 1:25.000 del vecchio impianto (Serie 25/V). La scelta è stata motivata da:
- mancanza per gran parte delle fonti originali di supporti cartografici di dettaglio;
- la carta al 25.000, nell'area di interesse realizzata in genere nella prima metà di questo secolo, conserva una maggiore rappresentatività nella toponomastica e nell'insediamento antropico per i fenomeni antichi individuati;
- necessità di sintetizzare il quadro delle informazioni.
L'indicazione delle località consente comunque di riportare sempre l'ubicazione sulla cartografia tecnica regionale.
Dimensioni
Parametri dimensionali del fenomeno ricavati direttamente dalla fonte o, se disponibili, da cartografie di dettaglio allegate (con scala non inferiore a 1:25.000). Quando non specificato diversamente:
L = lunghezza massima della frana (m, km)
l = larghezza massima della frana (m, km)
lmax = larghezza massima (m, km)
lmin = larghezza minima (m, km)
p = spessore dei terreni coinvolti (m)
A = area totale della frana (m², km²)
V = volume totale della frana (m³)
ds = destra
sn = sinistra
Danni
Descrizione sintetica degli effetti sulle opere e le attività antropiche presenti sul territorio.
Vittime
Numero delle vittime (morti, feriti) provocati direttamente o indirettamente dall'evento.
Riferimenti
Sono riportate le fonti effettivamente utilizzate per la compilazione della scheda.
L'elenco completo delle voci è inserito nel capitolo Riferimenti bibliografici.

Localizzazione delle frane storiche

Documentazione

CAFRE-1L_Relazione.pdf (pdf39.55 KB)

CAFRE-1L_tabella dati.pdf (pdf288.4 KB)

CFRE-1L.xls (zip82.28 KB)


Metodologia
Nel territorio esaminato vari aspetti della frequentazione antropica, peraltro comuni a gran parte del territorio italiano, hanno contribuito alla disponibilità di dati significativi per il "rilevamento" in passato delle frane. Altrettanto importante risulta la conservazione dell'assetto territoriale e la continuità delle varie forme di insediamento, mantenutesi negli aspetti generali pressochè immutate almeno sino alla metà di questo secolo, che consente ancora di identificare con discreta precisione, sulla base della documentazione storica, le aree coinvolte da grandi fenomeni di instabilità alcuni secoli or sono.
Pur trattandosi in gran parte di aree collinari e montane distanti dai principali centri, distribuzione capillare di piccoli insediamenti presenti a partire dal medioevo, utilizzo intensivo del suolo, buona disponibilità di fonti storiche locali, e perdurare della toponomastica puntuale, conservatasi in misura sostanziale nella cartografia IGM e nella Carta Tecnica Regionale, hanno consentito:
- a) la registrazione coeva e dettagliata delle frane di maggiore impatto;
- b) la conservazione e la reperibilità della documentazione;
- c) il riconoscimento degli areali coinvolti.
Il procedimento seguito per la localizzazione sulla cartografia 1:25.000 di tutte le frane inserite nel Catalogo si articola nei passi seguenti:
1) - integrazione dell'insieme delle informazioni ricavabili dalla documentazione di base acquisita per la stesura del Catalogo e delle integrazioni svolte successivamente;
2) - estrazione dei riferimenti relativi alle località principali e ai toponimi locali;
3) - verifica e confronto della coerenza tra gli altri elementi (per es., la ripartizione amministrativa, il bacino idrografico, il tracciato della strada, ecc.);
4) - individuazione dell'area sulla cartografia IGM a scala 1:25.000;
5) - localizzazione dell'area sulla Carta dell'Inventario del Dissesto a scala 1:25.000;
6) - verifica di dettaglio dei toponimi sulla C.T.R. che, per gran parte del bacino, deriva dalla riduzione fotografica della Carta Tecnica a scala 1:10.000 e conserva, quindi, la ricchezza di vocaboli;
7) - identificazione dell'elemento relativo al dissesto riportato sulla carta associabile al fenomeno indicato sul Catalogo;
8) - verifica della coerenza attraverso il confronto tra i dati disponibili per la frana (dimensioni, effetti, tipologia, ecc.);
9) - attribuzione di un codice identificativo al fenomeno e inserimento dei suoi elementi caratteristici nel data-base di seguito riportato.
In caso di sostanziale coerenza tra descrizione del fenomeno e sua delimitazione nella Carta del Dissesto, il perimetro della frana viene assunto coincidente con quanto riportato sulla base. Se i dati disponibili sono limitati a settori parziali dei fenomeni rilevati sul terreno, è indicata l’area interessata dal movimento come definibile dalle segnalazioni.
LEGENDA (pdf) Localizzazione delle frane storiche sulla Carta dell'Inventario di Dissesto a scala 1:25.000
Vengono riportati, inoltre, anche i fenomeni non segnalati sulla Carta del Dissesto, quando di dimensioni significative o con effetti rilevanti sul territorio.
In Appendice sono indicate le frane sinora non localizzate, con i relativi elementi disponibili. Una volta posizionati, anche questi fenomeni possono essere inseriti nell’Inventario del Dissesto.
Rispetto alla casistica contenuta nel Catalogo, non sono state prese in considerazione un piccolo numero di frane per le quali sono state verificate le seguenti condizioni:
- indicazioni troppo generiche per consentirne una corretta ubicazione sulla Carta del Dissesto;
- fenomeno riferibile principalmente a dinamica fluviale;
- fenomeno connesso direttamente al comportamento di edifici o manufatti.

Illustrazione dei parametri rilevati
Codice frana
Numero progressivo che identifica ogni frana localizzata sulla cartografia a scala 1:25.000. I numeri mancanti sono stati eliminati nel corso delle verifiche dei dati del Catalogo, quando si è constatato che più segnalazioni erano inerenti allo stesso fenomeno.
Codice riferimento
Corrisponde al numero della riga di riferimento del Catalogo da cui sono stati estratti i dati relativi ad ogni fenomeno. Le informazioni relative ad una frana riportata sulla carta possono provenire da uno o più riferimenti.
Posizione C.T.R. 1:25.000
Individua la tavola della Carta Topografica Regionale in cui è localizzata la frana. Esempio: Tav. 238 - SE Casola Valsenio.
Per le frane comprese nel territorio della Regione Toscana è riportato il nome del Quadrante, derivante dall'unione di più tavolette I.G.M. a scala 1:25.000. Esempio: Quad. 99 - III.
Posizione I.G.M. 1:25.000/V
Individua la tavoletta dell'Istituto Geografico Militare a scala 1:25.000 del vecchio impianto (Serie 25/V) in cui è localizzata la frana. Esempio: F. 98 - I SO.
Gli ambiti areali compresi nelle tavolette, risultano diversi rispetto agli elementi della Carta Topografica della Regione Emilia-Romagna.
Date di attivazione
Riporta la data o la successione di date note per l'attivazione di un determinato fenomeno individuato in carta. Ogni singola data è separata da una virgola. La presenza di un trattino (es.: 22-24 febbraio 1902) indica l'intervallo temporale interessato dall'evoluzione del fenomeno. Le date sono state estratte dal Catalogo e mantengono la stessa simbologia.
Quando non è nota la data precisa, si riporta, tra parentesi quadre, la data della segnalazione del fenomeno che rappresenta un limite temporale massimo (Esempio: [2] giugno 1939, la frana deve essere avvenuta nei giorni immediatamente precedenti al 7 gennaio giorno della sua segnalazione). Nella grande maggioranza dei casi riportati dalla STAMPA o da documenti relativi ai Servizi Tecnici e alle Amministrazioni (Genio Civile, Ufficio Speciale per il F. Reno, Prefettura, ecc.), tale ritardo è compreso tra 1 e 5 giorni.
Se le parentesi includono il mese o l'anno, il margine di indeterminazione è rispettivamente dell'ordine dei mesi o anni.
Bacino idrografico
Indicazione del bacino e del sotto-bacino in cui si è verificata la frana. Quando ritenuto significativo è indicato, tra parentesi, anche il corso d'acqua d'ordine inferiore. Esempio: T. Leo (Fosso Dardagna).
Per omogeneità è stata mantenuta nel data-base la struttura del Catalogo impostata sui principali sottobacini, tuttavia i nuovi riferimenti individuati e la localizzazione dei fenomeni sulla cartografia 1:25.000 hanno comportato la rettifica di alcune informazioni contenute nel Catalogo. Per questo, in alcuni casi, il bacino indicato non corrisponde al titolo del paragrafo. Va ricordato che, per ogni frana, risulta valido il bacino riportato nella propria riga descrittiva.
Sono stati localizzati i fenomeni, per cui si disponeva di informazioni sufficienti, relativi all’intero bacino del F. Reno. Sono state codificate e posizionate, inoltre, molte frane ricadenti nei territori adiacenti, in particolare nel bacino del F. Panaro, compresi nella cartografia sul dissesto.
Territorio
Area amministrativa in cui ricade la frana: Comune (sigla della Provincia). Si fa riferimento alle ripartizioni territoriali ed alle località capoluogo odierne.
Localizzazione
Ubicazione sintetica del fenomeno per consentire la sua individuazione sulla carta. Sono stati conservati i nomi originali delle località, per consentirne il riconoscimento sulla documentazione di base, eventualmente integrato con i toponimi attuali posti in prossimità.
Allo scopo di evitare confusioni o l'introduzione di interpretazioni soggettive nelle indicazioni sono stati conservati i riferimenti originali (progressive chilometriche stradali, tracciati stradali, ecc.). Per facilitare eventuali nuove localizzazioni o verifiche, è opportuno ricordare che, fino alla metà di questo secolo, la cartografia dell'Istituto Geografico Militare a scala 1:25.000 del vecchio impianto (Serie 25/V) rappresenta la migliore rappresentazione della realtà territoriale considerata, sia pure con una minore densità di toponimi.
Classificazione nell'Inventario del Dissesto
Vengono riportati in sintesi gli elementi individuati nell'Inventario del Dissesto per l'area corrispondente ad ogni frana localizzata. Per le frane ubicate nel territorio della Regione Toscana, per cui non è disponibile la Carta dell'Inventario del Dissesto, questo elemento è lasciato indeterminato.

Frane coinvolgenti il reticolo idrografico

Documentazione

CAFRE-1S_Relazione.pdf (pdf30.41 KB)

CAFRE-1S_tabella dati.pdf (pdf166.27 KB)

CFRE-1S.xls (zip35.56 KB)


Premessa
Sono riportate le frane, individuate attraverso l'analisi della documentazione retrospettiva, che hanno interferito direttamente con l'assetto del reticolo idrografico.
I dati di base provengono dal Catalogo delle frane storiche e dalla relativa Localizzazione. L'ubicazione dei fenomeni è riportata sulla stessa Carta dell'Inventario del Dissesto a scala 1:25.000 utilizzata per la localizzazione delle frane storiche.
Contenuti
Le frane coinvolgenti il reticolo idrografico rappresentano nell’Appennino settentrionale uno dei processi geomorfologici con maggiore impatto per l’assetto del territorio, come indicano anche i movimenti attivatisi negli ultimi anni. Sin dalla prima fase di stesura del Catalogo delle frane storiche è risultata evidente, prendendo in considerazione un periodo plurisecolare, l’elevata frequenza con cui questi fenomeni si verificano nell’ambito del bacino del Fiume Reno.
Gli eventi sufficientemente documentati sono stati estratti dal Catalogo e caratterizzati con la definizione, attraverso le fonti originali ed i supporti cartografici disponibili, di una serie di parametri descrittivi degli effetti del movimento e le ripercussioni sul corso d’acqua.
La "posizione della frana nel bacino", schematizzata con alcuni elementi morfologici, esprime in prima approssimazione l’impatto potenziale della frana. La localizzazione della zona di distacco (sul crinale, alla base del versante, ecc.), oltre a vincolare le ipotesi sull’attivazione del movimento, definisce i possibili meccanismi evolutivi e, sia pure qualitativamente, l’energia di rilievo disponibile e l’areale di possibile espansione. Sono stati evidenziati anche quei fenomeni, in genere di dimensioni limitate, ma caratterizzati da un’evoluzione rapida lungo le incisioni minori e dalla difficoltà nel riconoscimento a posteriori, quali le colate di fango e detrito.
La casistica delle conseguenze per il regime dei corsi d’acqua è contenuta negli "effetti sul reticolo", dove le quattro classi distinte (sconvolgimento del bacino, accumulo in alveo, ostruzione, sbarramento) corrispondono sia al verificarsi di diverse tipologie di fenomeni, sia alla configurazione di possibili scenari di intervento per la riduzione della pericolosità o di protezione civile, a evento verificatosi.
I dati quantitativi principali sono inseriti in "superficie del bacino a monte della frana" e in "zona di interazione / dati invaso". L’area a monte della frana costituisce il bacino di alimentazione di interesse per l’interazione movimento-corso d’acqua. Il suo ordine di grandezza rappresenta direttamente l’intensità del pericolo connesso con la formazione di uno sbarramento e la difficoltà nella regimazione dell’invaso. La sua conoscenza consente anche di valutare, in funzione della distribuzione delle precipitazioni, la portata attesa, le dimensioni dell’eventuale bacino e le conseguenze della sua tracimazione.
L’ampiezza della zona di interferenza è indicativa della possibile evoluzione del fenomeno (ad esempio, il movimento di una frana con fronte in alveo di alcune centinaia di metri determinerà molto probabilmente uno sbarramento completo) e della complessità degli eventuali interventi di sistemazione in corso di evento.
Le dimensioni dei movimenti, rilevate sui corpi di frana effettivamente mobilizzatisi, forniscono una valutazione dell’intensità dei fenomeni attesi. Per i casi con formazione di sbarramenti è riportata una casistica relativa alle dimensioni e all’evoluzione dei principali invasi documentati.

Illustrazione dei parametri rilevati
Codice frana
Codice di identificazione della frana sulla carta dell'Inventario del Dissesto, ricavato dal Catalogo Localizzazione delle frane storiche.
Codice riferimento
Numero della riga di riferimento dei dati contenuta nel Catalogo delle frane storiche.
Data di attivazione frana
Indica l'attivazione del movimento che ha coinvolto il corso d'acqua, come rilevabile dalla documentazione bibliografica e d'archivio.
Il livello di precisione del riferimento è subordinato alla qualità delle informazioni. Quando non è nota la data precisa, si riporta, tra parentesi quadre, la data della segnalazione del fenomeno che rappresenta un limite temporale massimo (esempio: [7] gennaio 1957, la frana deve essere avvenuta nei giorni immediatamente precedenti al 7 gennaio giorno della sua segnalazione). Nella grande maggioranza dei casi riportati dalla STAMPA o da documenti relativi ai Servizi Tecnici e alle Amministrazioni (Genio Civile, Ufficio Speciale per il F. Reno, Prefettura, ecc.), tale ritardo è compreso tra 1 e 5 giorni. Se le parentesi includono il mese o l'anno, il margine di indeterminazione è rispettivamente dell'ordine dei mesi o anni. Due date separate da un trattino (esempio: 31 maggio - 15 giugno 1939) indicano l'intervallo temporale interessato dall'evoluzione del fenomeno.
Effetti sul reticolo idrografico
Indicazione del corso d'acqua interessato e degli effetti indotti dalla frana, schematizzati secondo la classificazione seguente:
- Sconvolgimento del bacino: sconvolgimento dell'assetto dei versanti e delle aste idrografiche all'interno dei bacini secondari. Formazione di contropendenze lungo il pendio e zone di ristagno idrico. Occlusione del reticolo e dispersione delle acque di scorrimento. Indicato con "SC" sulla carta della Localizzazione delle frane.
- Accumulo in alveo: il settore basale della frana ha raggiunto il corso d'acqua e parte o l'intero accumulo si è riversato in alveo. Indicato con "A" sulla carta della Localizzazione.
- Ostruzione alveo: il movimento ha comportato una riduzione significativa della sezione dell'alveo modificando sensibilmente il regime del corso d'acqua. Indicato con "O" sulla carta della Localizzazione.
- Sbarramento alveo: il corso d'acqua è stato completamente sbarrato con formazione di un invaso. Indicato con "S" sulla carta della Localizzazione.
Posizione nel bacino
Caratterizzazione del movimento all'interno del bacino con descrizione schematica della posizione morfologica, della zona di distacco e della direzione del movimento rispetto al corso d'acqua.
Bacino a monte della frana
Rappresenta la porzione di bacino idrografico compresa a monte del punto di interferenza della frana con il corso d'acqua. L'area, indicata in km², deriva dalla misura eseguita con il digimetro sulla carta a scala 1:25.000. Per le frane che hanno determinato lo sconvolgimento dell'assetto del bacino, l'area è stata ricavata con riferimento al settore inferiore della frana. Questo parametro fornisce una rappresentazione immediata dell'impatto del fenomeno sulla dinamica fluviale e consente, anche in mancanza di dati diretti, di valutare in funzione della distribuzione delle precipitazioni i volumi d'acqua attesi, le dimensioni dell'invaso e gli effetti conseguenti alla sua tracimazione.
Dimensioni frana
Sono stati riportati i dati ricavati dalla documentazione retrospettiva per evidenziare i caratteri dimensionali della frana e, quindi, l'intensità del fenomeno. La simbologia utilizzata è la seguente:
L lunghezza massima della frana (m, km)
l = larghezza massima della frana (m, km)
lmax larghezza massima (m, km)
lmin larghezza minima (m, km)
p spessore dei terreni coinvolti (m)
A area totale della frana (m², km²)
V volume totale della frana (m³)
Zona interferenza / dati invaso
La lunghezza del fronte della frana lungo il corso d'acqua ("FF", in m o km) fornisce una valutazione speditiva dell'ampiezza e della tipologia della zona di interferenza tra il movimento franoso e l'alveo. La lunghezza del fronte, insieme alla posizione della frana nel bacino, alla zona di distacco e alla direzione del movimento (elementi contenuti in Posizione nel bacino), definisce i principali aspetti connessi all'attivazione dei movimenti.
Per i fenomeni che hanno determinato la formazione di sbarramenti sono riportati anche i dati principali relativi alle dimensioni e all'evoluzione degli invasi. La simbologia è la seguente:
Lb lunghezza massima del lago (m)
lb = larghezza massima del lago (m)
Pb profondità del lago (m)
Ab superficie del lago (km²)
Vb volume dell'invaso (m³)
Territorio
Sintetizza i riferimenti amministrativi e cartografici del territorio in cui ricade la frana. Per il Comune e la Provincia, si fa riferimento alle ripartizioni territoriali ed alle località capoluogo odierne.
La posizizione cartografica è individuata sia con riferimento alla carta dell'Istituto Geografico Militare a scala 1:25.000 del vecchio impianto (Serie 25/V), sia alla nuova carta topografica regionale a scala 1:25.000. I due diversi riferimenti sono così identificati:
Carta 1:25.000/V I.G.M.: F. 99 - IV SE
Carta 1:25.000 Regione Emilia-Romagna: Tav. 238 - SE Casola Valsenio
Localizzazione
Ubicazione del fenomeno e delimitazione speditiva dell'area coinvolta. Nei riferimenti topografici si procede dall'elemento più generale verso il dettaglio. Sono riportati i toponimi originali delle fonti, integrati in alcuni casi con i corrispondenti nomi attuali.

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ultima modifica 2013-05-08T12:44:00+02:00
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