
Questa roccia forma le due cime più alte del nostro Appennino, il Cimone (2.165 m) e il Cusna (2.120 m).
Questa roccia forma le due cime più alte del nostro Appennino, il Cimone (2.165 m) e il Cusna (2.120 m).
Affiora in molte aree dell’alto Appennino emiliano, soprattutto tra Parma e Reggio Emilia e rappresenta una parte importante della struttura geologica dell’Appennino.
Il termine “flysch”, coniato sulle Alpi, deriva dal dialetto della svizzera tedesca e significa “terreno che scivola”; gli Elmintoidi sono i curiosi “disegni” talvolta presenti sulla superficie degli strati di flysch.
Il termine “palombino” indica il colore grigio e deriva dal tipico colore dei colombi e del pesce palombo. Questi calcari da secoli vengono utilizzati, tramite cottura nelle fornaci ad alta temperatura, per ottenere la calce e, più recentemente, il cemento.
Rocce evaporitiche, simili a quelle descritte, sono presenti dal Marocco sino all’Arabia, in America e in Cina. Ambienti e condizioni simili a quelle in cui si sono formati i “Gessi Triassici” oggi si trovano nel Mar Rosso e nei mari “chiusi” come il Mar Morto e la Death Valley.
La peculiare struttura cristallina conferisce alla roccia un aspetto lunare, per questo è nota come gesso selenitico o selenite. La città di Bologna ha un forte legame con questa pietra: utilizzata in grandi blocchi squadrati per la costruzione dei più importanti edifici romani. La prima cerchia muraria di Bologna del III secolo d.C. fu costruita con blocchi di gesso: le “Mura di selenite”.
Quest’arenaria, nota come Pietra Serena, è usata da sempre nella realizzazione di manufatti, dalle architetture delle case rurali e dei palazzi, ai ponti e alle opere di sostegno, tutti elementi antropici che si fondono armoniosamente con il paesaggio naturale circostante.
Dante è stato il primo a cogliere la similitudine tra le rupi di Bismantova e San Leo, lontane ma con la stessa origine, e a operare una sorta di correlazione tra le due: “Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova ‘n Cacume / con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;” (Purgatorio, IV, 25-27)
Il colore scuro, nero-verdastro e talvolta rossobruno, rende queste rocce estranee ai contesti circostanti, tanto da aver alimentato nelle popolazioni suggestive leggende, protagonista delle quali è quasi sempre il diavolo.
L’affioramento di graniti più esteso della Regione si trova presso la località Rombecco, nell’alta valle del Baganza, immerso in un paesaggio montano bellissimo. Si tratta di un geosito, cioè un luogo molto importante per la geologia dell’Emilia-Romagna.
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