Giustificazione del criterio
Il bene candidato ospita un insieme di morfologie carsiche, grotte e sorgenti evaporitiche di straordinario valore non solo geologico e geomorfologico ma anche paleontologico, biologico, archeologico e per la storia dell’arte
I gessi emiliano-romagnoli si sono formati in seguito a due degli eventi geologici più impressionanti della storia della Terra: la disgregazione del supercontinente Pangea avvenuta circa 200 milioni di anni fa e la catastrofe ecologica che colpì il Mar Mediterraneo circa 6 milioni di anni fa, conosciuta come “Crisi di Salinità del Mediterraneo”.
Nell’Appennino settentrionale, i depositi evaporitici che testimoniano questi due eventi geologici distanti nel tempo, affiorano in un’area ristretta, ravvicinati dall’orogenesi appenninica innescata dalla collisione dei continenti africano ed europeo.
A partire dal tardo Cenozoico, queste rocce hanno progressivamente assunto l’attuale assetto e sono state interessate dall’azione delle acque superficiali e sotterranee, in un regime climatico classificato come subtropicale umido secondo la classificazione climatica di Köppen-Geiger. Condizioni calde e umide portano solitamente a una dissoluzione diffusa dei depositi evaporitici con conseguente obliterazione dei fenomeni.
Nell’area dell’Appennino settentrionale invece, la peculiare collocazione delle rocce e l’alternanza delle fasi glaciali e interglaciali non solo le hanno preservate, ma hanno creato anche le condizioni per la formazione di manifestazioni carsiche uniche.
La ricchezza di forme carsiche epigee e ipogee, alcune delle quali descritte per la prima volta in quest’area, e la non comune ricchezza di rari speleotemi e minerali di grotta alcuni dei quali unici al mondo, contribuiscono all’eccezionalità di quest’area.
Divagazioni del torrente Secchia attraverso gli affioramenti dei Gessi Triassici, Alta Valle Secchia (visto da M. Duro) © S. Sturloni