Difesa del suolo, costa e bonifica

Direttiva in merito ad azioni per potenziare l’autodepurazione dei canali di sgrondo e dei fossi stradali del bacino del torrente Senio

Nel predisporre la presente direttiva i contenuti e le indicazioni sono state mantenute separate per ciascuna delle due regioni in quanto il bacino del Torrente Senio occupa un territorio che si sviluppa sia in Toscana che in Emilia-Romagna.

REGIONE TOSCANA

Al fine di limitare l’apporto diretto di inquinanti ed elementi eutrofizzanti, veicolati dalle acque meteoriche di dilavamento dei campi e della rete stradale nella rete idrografica principale, su tutto il reticolo idrografico toscano del bacino del Senio, così come indicato negli elaborati del Titolo II delle Norme di Piano, vengono formulati indirizzi di gestione dei canali di sgrondo e dei fossi stradali. Il reticolo idrografico è riportato nelle tavole “RI” del “Titolo II-Rischio Idraulico e Assetto della Rete Idrografica”.

La presente Direttiva contiene pertanto specifiche linee guida di indirizzo sulla tutela delle acque dall’inquinamento i cui obiettivi, in attuazione del D.Lgs. 152/06, sono tra gli oggetti della L.R. della Regione Toscana n. 20/06([1]) e s.m.i. ([2]).

Per le strade extraurbane principali di nuova realizzazione e nel caso di loro adeguamenti straordinari, ai sensi del comma 2 dell’art. 8 della citata L.R. n. 20/06 è enunciato che “... omissis … Devono essere previsti idonei trattamenti delle acque meteoriche di prima pioggia, ove necessari al raggiungimento e/o al mantenimento degli obiettivi di qualità, … omissis”.

Si possono fornire le seguenti schematiche indicazioni:

a)    prevedere un ampliamento della sezione di deflusso ordinaria mediante la realizzazione di un piano posto ad una quota intermedia tra il fondo del canale/fosso ed il piano di campagna, tale da consentire la tracimazione delle acque in caso di abbondanti e/o violente piogge.

b)    prevedere lo scolo delle acque di canali e fossi con limitata sezione o semplici caditoie di sgrondo di viadotti stradali in zone “tampone”, che devono essere realizzate negli ambiti laterali del corso d’acqua recettore, piuttosto che lasciarle confluire direttamente; si tratta di realizzare un sito di “temporanea accoglienza” con la vegetazione tipica del tratto fluviale:

Esempio 1: Strade prospicienti ad un corso d’acqua (realizzazione di scoline artificiali per convogliare le acque di dilavamento in un fosso inerbito con piante acquatiche, prima di defluire nel torrente).

Esempio 2: Ponti che intersecano l’alveo (raccolta  delle acque dalla sede viaria e trasporto sul versante per essere convogliate in un fosso inerbito con piante acquatiche, prima di defluire nel torrente).

In tutti i casi gli interventi devono essere realizzati con tecniche di ingegneria naturalistica.

Dal punto di vista strutturale, alla stregua delle manutenzioni indispensabili per mantenere efficiente la struttura stradale extra urbana, è necessario, anche per gli ambiti tampone realizzati a servizio e completamento della rete viaria, compiere con cadenza temporale prefissata, i seguenti controlli e l’eventuale manutenzione ordinaria:

-       verifica annuale della tenuta strutturale della sezione di deflusso dei fossi e delle opere annesse, in relazione a possibili cedimenti dovuti all’erosione o a frane localizzate;

-       verifica biennale della capacità di deflusso della sezione dei fossi che può ridursi per la presenza di specie arboree e arbustive invadenti (Robinia, Ailanto, Amorpha, Rovo, ecc.) o per l’improprio abbandono di rifiuti solidi urbani;

-       verifica quinquennale sull’interramento della sezione.

Oltre a ciò, in ragione della funzione primaria degli ambiti tampone delle acque di prima pioggia, è necessario compiere indagini analitiche finalizzate a valutare l’accumulo di composti ed elementi inquinanti sia nei sedimenti sia nelle essenze vegetali. Questo monitoraggio va eseguito a completamento dell’opera e a cadenza successiva quinquennale.

Per ulteriori indicazioni ed integrazioni sugli interventi di mitigazione dell’impatto delle acque di prima pioggia, sarebbe opportuno attenersi anche a contenuti specifici riportati nel Capitolo IV([3]) della deliberazione dell’Emilia-Romagna n. 1860/06([4]), studio a cui ha partecipato anche l’Autorità di Bacino, che contiene una serie di scenari di riferimento tipo che potrebbero essere utilizzate come linee progettuali di riferimento anche nel reticolo idrografico toscano del bacino del Senio.

REGIONE EMILIA-ROMAGNA

Per il territorio dell’Emilia-Romagna, in relazione alla avvenuta modifica della competenza di pianificazione in materia di qualità delle acque, affidata al Piano di Tutela delle Acque (PTA) ai sensi dell’allora vigente D.Lgs. 152/99, confermata dal D.Lgs. 152/06 attuale norma di riferimento, il piano stesso attribuisce alla Provincia di Ravenna, nell’ambito del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), le funzioni di perfezionamento del piano regionale. In ragione di ciò con il presente elaborato non vengono suggerite ulteriori misure demandando l’approntamento di specifiche indicazioni ai contenuti del PTA provinciale.

Tuttavia, nello specifico, per quanto riguarda la gestione dei canali di sgrondo e dei fossi stradali al fine di limitare l’apporto diretto di inquinanti ed elementi eutrofizzanti, veicolati dalle acque meteoriche di dilavamento dei campi e della rete stradale, sia nei canali di bonifica che nella rete idrografica, oltre alla normativa contenuta nel PTA provinciale sulla disciplina delle acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia, sarebbe opportuno attenersi anche a contenuti specifici riportati nel Capitolo IV della deliberazione della Regione Emilia-Romagna n. 1860/06.



([1])       “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento”, Legge Regionale n. 20 del 31 maggio 2006 della Regione Toscana.

([2])       “Regolamento di attuazione della Legge Regionale 31 maggio 2006, n. 20 “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento””, Decreto n. 46/R dell’8 settembre 2008 del Presidente della Giunta Regionale della Regione Toscana.

([3])       “Indicazioni metodologiche nella scelta, progettazione e gestione dei sistemi tampone per mitigare l’inquinamento delle acque di prima pioggia dalle reti viarie”, a cura di Canciani L., Cavazza C., Locascio A., Salmoiraghi G., 2006.

([4])       “Linee guida di indirizzo per la gestione acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia in attuazione della Deliberazione G.R. n. 286 del 14.02.05”, delibera n. 1860 del 18 dicembre 2006 della Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna.

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ultima modifica 2024-03-26T13:07:17+02:00
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