ALLUVIONE

Allagamento temporaneo di aree normalmente non coperte d’acqua dovuto ad eventi meteorologici. L’allagamento può avvenire anche con trasporto e mobilitazione di sedimenti.

Sono alluvioni le inondazioni causate da laghi, corsi d’acqua naturali e artificiali e dal mare (ingressione marina).

 

AREA A RISCHIO POTENZIALE SIGNIFICATIVO DI ALLUVIONI (Area of Potentially Significant Flood Risk - APSFR)

Unità territoriali di gestione del rischio dove le condizioni di rischio potenziale di alluvione sono particolarmente significative e per le quali è necessaria una gestione specifica del rischio (Art. 5, paragrafo 1 della Direttiva 2007/60/CE). Secondo quanto indicato nella Direttiva tale individuazione deve essere fatta in sede di Valutazione Preliminare (Art. 4 della Direttiva). Nel distretto del fiume Po le aree a rischio significativo potenziale individuate ricadenti in tutto o in parte nel territorio della Regione Emilia-Romagna sono 75, distinte in 8 di rango distrettuale, a cui corrispondono le aree strategiche a scala di distretto che richiedono misure di mitigazione per le quali è necessario il coordinamento delle politiche di più regioni e 67 di rango regionale, a cui corrispondono situazioni di rischio elevato o molto elevato per le quali è necessario il coordinamento delle politiche regionali alla scala di sottobacino. Possono coincidere con nodi critici di rilevanza strategica per le condizioni presenti di rischio elevato o molto elevato che coinvolgono insediamenti abitativi e produttivi di grande importanza e le principali infrastrutture e vie di comunicazione, etc.

 

AUTORITÀ COMPETENTE DELLA STESURA
DEL PIANO DI GESTIONE
DEL RISCHIO DI ALLUVIONE

Sono competenti le Autorità di bacino distrettuali in coordinamento con le Regioni del Distretto Idrografico e con il Dipartimento Nazionale della Protezione civile.

La Regione Emilia-Romagna è interessata da 2 distretti idrografici: distretto idrografico del fiume Po e distretto idrografico dell’Appennino Centrale.

 

BACINO IDROGRAFICO
di un CORSO D’ACQUA

Comprende tutto il territorio che raccoglie le precipitazioni di pioggia e di neve che scorrendo sul terreno o sotto terra raggiungono quel corso d’acqua e i suoi affluenti.

E’ detto anche bacino fluviale o bacino imbrifero.

Il confine del bacino idrografico è segnato dalla linea spartiacque, la linea immaginaria che generalmente corre lungo il crinale dei rilievi montuosi.

In ogni punto il corso d’acqua può essere rappresentato da una sezione ed è possibile individuare il sottobacino che raccoglie le acque che confluiscono in essa.

 

CAMBIAMENTO CLIMATICO

Cambiamento dello stato del clima che persiste per un periodo di tempo prolungato e identificabile da cambiamenti della media e/o della variabilità delle sue proprietà. Può essere dovuto a processi naturali interni, o a forzanti esterne, come le modulazioni dei cicli solari, le eruzioni vulcaniche e i ripetuti cambiamenti antropogenici della composizione dell’atmosfera o dell’uso del suolo.

 

DANNO POTENZIALE
da alluvione

Danno che può essere arrecato dall’alluvione all’elemento che può essere potenzialmente coinvolto (esposto). Gli elementi considerati sono: la popolazione, le zone urbanizzate, i servizi, le infrastrutture, i beni ambientali, storici e culturali, le attività economiche, le zone produttive, gli impianti pericolosi e le aree protette.

Il danno dipende dal valore dei beni esposti e dalla loro vulnerabilità all’alluvione considerata (ossia di quel tipo e con quella intensità).

Per semplicità e omogeneità si è considerato il danno potenziale uguale al valore degli elementi esposti (vulnerabilità del 100%). Il danno viene misurato in numero di persone coinvolte, superficie delle aree coinvolte, numero di ospedali, scuole e altre strutture importanti investite, ecc.

Per la redazione delle mappe del rischio di alluvione si sono assunte 4 classi di danno (D4 danno potenziale molto elevato, D3 danno potenziale elevato, D2 danno potenziale medio, D1 danno potenziale moderato o nullo).

 

Direttive dell’Unione Europea

Sono atti emessi dalla Commissione dell'Unione Europea su temi che riguardano la tutela dell’ambiente e delle persone. Gli Stati europei hanno l’obbligo di tradurre con norme nazionali ogni direttiva (recepire), scegliendo il modo per adempiere agli obiettivi prefissati.

 

Direttiva 2000/60/CE (DQA)

E’ una direttiva dell’Unione Europea che fissa un insieme di principi comune ai paesi membri per una politica sostenibile in materia di acque.

E’ anche detta Direttiva Quadro delle Acque (DQA) o in inglese Water Framework Directive (WFD).

Gli obiettivi sono la protezione delle risorse idriche e il miglioramento della qualità delle acque e degli ecosistemi acquatici, includendo anche un contributo alla mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità.

A livello nazionale, la direttiva è stata recepita con il Decreto Legislativo n. 152 del 2006.

 

Direttiva 2007/60/CE

E’ una direttiva dell’Unione Europea il cui scopo è quello di istituire un quadro europeo per la valutazione e la gestione del rischio di alluvione e per ridurre le conseguenze negative connesse per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche.

La direttiva prevede che la valutazione e la gestione del rischio possano essere articolati in 3 fasi successive:

1.   Valutazione preliminare del rischio di alluvioni,

2.  redazione delle Mappe della pericolosità e mappe del rischio di alluvione,

3.   predisposizione dei Piani di Gestione del Rischio di Alluvione.

A livello nazionale, questa direttiva è stata recepita con il Decreto Legislativo n. 49 del 2010.

 

DISTRETTO IDROGRAFICO

E’ l’insieme del territorio e delle acque costiere definito dalla Direttiva Quadro delle Acque come unità principale per la gestione dei bacini idrografici ed è costituito da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle loro acque sotterranee e costiere.

 

GESTIONE del RISCHIO
di ALLUVIONI

Ha come obiettivo la riduzione delle inondazioni e dei loro effetti negativi.

Si attua con la prevenzione, la protezione, la preparazione, la reazione alle emergenze, con il recupero e traendo insegnamento da ciò che è accaduto.

La prevenzione si può ottenere attraverso pratiche sostenibili di uso del suolo e interventi non strutturali.

La protezione mira a ridurre la frequenza delle alluvioni e il loro impatto in specifiche località.

L’attività di informazione della popolazione sul rischio al quale è esposta e sui comportamenti da tenere in caso di alluvione costituisce la fase di preparazione.

Un’adeguata reazione alle emergenze si ottiene elaborando dei piani di intervento che stabiliscano chi agisce e cosa va fatto quando si prevede o si verifica un’alluvione.

Prevedendo misure e modalità con cui operare sulle aree colpite dopo che si è verificata un’alluvione è possibile ottenere un rapido ritorno alle condizioni normali attenuando gli effetti sociali ed economici sulle popolazioni colpite (recupero).

Per evitare il riverificarsi di eventi simili, la gestione del rischio prevede l’analisi di ciò che è accaduto per trarre insegnamenti e mettere in atto misure correttive e migliorative.

 

INTERVENTI NON
STRUTTURALI

Sono i provvedimenti normativi e amministrativi previsti per la riduzione del rischio di alluvione e possono disciplinare l’utilizzo del territorio.

Essi non comportano la realizzazione o la manutenzione di opere o la modificazione dello stato dei luoghi.

INTERVENTI STRUTTURALI

Interventi che comportano la realizzazione o la manutenzione di opere o la modificazione della morfologia e della copertura del terreno, quali argini, casse di espansione delle piene, tagli di vegetazione, ricostruzione di dune e di spiaggia, ecc.

INTERVENTI WIN-WIN

Si tratta di interventi ed azioni integrati sui corsi d’acqua, canali, ambiti fluviali e marini che, una volta realizzati, consentono di garantire contestualmente il miglioramento dello stato ecologico e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità degli ambiti fluviali e marini (ai sensi della Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE) e la riduzione e mitigazione del rischio idraulico (ai sensi della Direttiva 2007/60/CE, cd Alluvioni).

Detti interventi godono di una premialità in quanto sono indicati come prioritari e ad essi è riservata una percentuale minima del 20 % delle risorse destinate al finanziamento degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, sulla base di quanto stabilito dalla Legge 164/2014.

Alcuni esempi sono: interventi di miglioramento della qualità morfologica dei corsi d’acqua (programmi di gestione dei sedimenti, ai sensi dell’art. 117 c. 2-quater D.Lgs. 152/2006), interventi di riqualificazione fluviale (riconnessione delle piane inondabili, dare maggiore spazio ai fiumi, ripristino della continuità longitudinale, trasversale e verticale, aumento della capacità di laminazione e ritenzione naturale), realizzazione di infrastrutture verdi e blu, creazione e mantenimento di dune costiere, gestione della vegetazione ripariale, potenziamento della capacità di laminazione delle piene, rispetto del principio dell’invarianza idraulica, tutela delle aree perifluviali e regolamentazione degli usi del suolo, promozione di azioni di rilocalizzazione di insediamenti posti in aree a rischio.

Mappe della Pericolosità
da Alluvione e
Mappe del Rischio di Alluvioni

Sono uno strumento di informazione e la base di conoscenze per definire le priorità di azione per la riduzione del rischio di alluvione.

Le mappe della pericolosità contengono la perimetrazione delle aree che potrebbero essere interessate da alluvioni secondo i tre scenari:

a)  scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi (P1, pericolosità bassa);

b)  alluvioni poco frequenti (P2, pericolosità media);

c)  alluvioni frequenti (P3, pericolosità elevata).

Mappe della Pericolosità
 da Alluvione e
Mappe del Rischio di Alluvioni

Le mappe del rischio rappresentano le potenziali conseguenze negative delle alluvioni, espresse in termini di: popolazione potenzialmente coinvolta, tipo di attività economiche, patrimonio culturale e naturale, impianti che potrebbero provocare inquinamento accidentale in caso di evento, ecc.

Sono ottenute dalle mappe di pericolosità valutando i danni potenziali corrispondenti con una rappresentazione in 4 classi di rischio:

-      R4 molto elevato,

-      R3 elevato,

-      R2 medio

-      R1 moderato (o nullo).

PERICOLOSITÀ da ALLUVIONE

E’ la misura, in una certa area, della possibilità che si verifichi un’alluvione capace di provocare dei danni.

Per misurare la pericolosità di un’alluvione si valuta quanto frequentemente può accadere e con quale intensità.

Spesso la pericolosità viene confusa con il rischio ma sono due concetti diversi: un’area può essere molto pericolosa per le alluvioni ma avere associato un rischio basso quando nell’area non ci sono elementi che possono essere danneggiati dall’alluvione.

 

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

Il Piano di Protezione Civile ai diversi livelli territoriali rappresenta uno strumento di prevenzione non strutturale basato sulle attività di previsione e, in particolare, di identificazione degli scenari.

Contiene l’insieme delle procedure d’intervento che si devono attivare quando si preannuncia e/o verifica un evento potenzialmente dannoso. Comprende il pre-allertamento, l'allarme e la messa in salvo preventiva per la salvaguardia delle popolazioni.

 

Piano di Assetto Idrogeologico (PAI)

 

L’Italia possiede una legislazione sulla pianificazione di bacino dal 1989 con la Legge 183.

Tale norma individuava i bacini idrografici come ambiti di pianificazione, programmazione e gestione per assicurare la difesa del suolo e la tutela delle acque.

Veniva prevista l’istituzione delle Autorità di bacino nazionali, interregionali e regionali come strutture specializzate per la predisposizione dei Piani di Bacino.

Si può affermare che la L.183/1989, oggi abrogata dal D.Lgs. 152/2006, abbia anticipato l’approccio e le modalità previste dalle più recenti direttive europee (Direttiva 2000/60/CE e Direttiva 2007/60/CE).

Il Piano di Assetto Idrogeologico è lo stralcio del Piano di Bacino che si occupa di individuare e perimetrare le aree a rischio idrogeologico, di adottare misure di prevenzione e di programmare gli interventi di mitigazione del rischio.

I PAI adottati rimangono validi e vigenti.

 

Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA)

E’ l’insieme di misure e strumenti che riguardano tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni:

la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento nazionale.

Ha come obiettivo la riduzione delle conseguenze negative delle inondazioni attraverso l’attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni per la riduzione della pericolosità.

E’ predisposto dall’Autorità di bacino distrettuale e dalle Regioni del Distretto Idrografico, in coordinamento tra loro e con il Dipartimento Nazionale di Protezione civile.

 

RISCHIO di ALLUVIONI

Esprime le potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali derivanti da un’alluvione.

Si misura come il danno, quindi, a seconda dell’elemento che si considera, in vite umane, migliaia di euro, anni per ripristinare quanto perduto ecc.

Nei Piani di Gestione sono definite 4 classi di rischio.

 

SISTEMA di ALLERTAMENTO

È il sistema nazionale che si occupa della previsione della situazione meteorologica, del monitoraggio degli eventi in corso e della diffusione dei messaggi di allerta alle autorità locali e ai cittadini dopo aver stimato la presenza di un pericolo e/o aver valutato un rischio.

Si fonda sulla definizione delle responsabilità (chi fa cosa), delle procedure e dei metodi (come) in un linguaggio codificato e standard (in che modo comunichiamo).

Nel caso delle alluvioni vengono analizzate le registrazioni e le previsioni meteorologiche e le previsioni di piena e mareggiata. Le previsioni sono elaborate dai dati osservati con strumenti tecnico-scientifici (modelli matematici, statistici e di interpretazione dei dati).

La gestione del sistema di allerta è assicurata dal Dipartimento di protezione civile e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali, dalle strutture regionali e dai Centri di Competenza nell’ambito del contesto normativo vigente.

 

TEMPO di RITORNO

E’ utilizzato in campo tecnico per esprimere la frequenza con la quale un evento superiore ad una certa intensità si può verificare.

Consente di valutare il pericolo associato ad una piena o ad una mareggiata perché rappresenta “quanto spesso” l’evento si può verificare.

Quando una portata di massima piena (es. 1000 m3/s) ha tempo di ritorno 200 anni vuole dire che mediamente ogni 200 anni si verifica una piena con portata massima superiore a 1000 m3/s.

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E’ importante sapere però che in 25 anni abbiamo ben il 12% di probabilità che la piena con tempo di ritorno 200 anni venga superata.

TIRANTE IDRICO

Valore dell’altezza d’acqua atteso a seguito di possibili esondazioni, misurato dall’intersezione tra piano di campagna e superficie liquida, variabile in relazione alla morfologia locale del terreno.

 

UNITA’ DI GESTIONE (Unit of Management – UoM)

Ambito territoriale che rappresenta una specifica realtà fisiografica ed amministrativa, con riferimento alla quale il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni può essere elaborato.

 

VULNERABILITÀ

Viene riferita agli elementi esposti all’inondazione ed è una percentuale che esprime la quantità del valore perduto dagli elementi/beni che subiscono l’inondazione. In pratica dipende dalla capacità di resistere all’inondazione considerata.

Nelle mappe del rischio la vulnerabilità è stata considerata, per semplicità e omogeneità, pari al 100%.