Parchi, foreste e Natura 2000

Geomorfologia

Parco regionale Laghi Suviana e Brasimone

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La geologia e il paesaggio

foto: veduta dell'antico borgo di Chiapporato - autore A.MauriL'ossatura geologica delle montagne del parco si può leggere osservando, da uno dei balconi panoramici offerti dalle cime più elevate, l'orografia e il paesaggio. Il confine tra rocce di natura diversa si manifesta infatti con nitidi passaggi morfologici, a cui fanno riscontro notevoli mutamenti nell'assetto generale del paesaggio. I rilievi più meridionali, che comprendono parte del crinale tosco-emiliano e le dorsali di Monte Calvi e Monte Gatta, hanno versanti molto ripidi, rivestiti in maniera pressoché uniforme dai boschi, e sono incisi da valli profonde, con tratti dirupati dove, tra la rada vegetazione, emergono rocce arenacee dalla stratificazione particolarmente nitida. Nel folto di questi boschi montani sono dispersi borghi e case isolate ormai abbandonati da tempo. Scendendo a quote più basse i versanti diventano decisamente meno acclivi, con un netto gradino morfologico a cui si accompagna un allargamento della sezione della valle. Al termine dei pendii arenacei non sono più i boschi a rivestire con continuità i versanti ma un composito mosaico di appezzamenti coltivati e arbusteti, a tratti segnati da incisioni calanchive e lunghe lingue di frana, dove affiorano grigie rocce argillose, punteggiate da frammenti rocciosi più chiari. In questi pendii, dove le condizioni di stabilità dei versanti sono precarie, i nuclei abitati e le case isolate sono sparsi tra i campi e le aree di frana e, soprattutto quando si tratta di insediamenti storici, aiutano a riconoscere le aree più stabili. I maggiori centri abitati della zona invece, come Badi e Castiglione dei Pepoli, sono localizzati in prossimità del passaggio tra arenarie e argille, dove esistono buone condizioni per l'insediamento: terreni abbastanza stabili, acque sorgive al contatto tra le permeabili rocce arenacee e le impermeabili argille, possibilità di coltivare i pendii più dolci e sfruttare i boschi soprastanti.

La storia geologica più antica: "Argille Scagliose" e ofioliti

foto: veduta di Monte Calvi - autore A.MauriLe rocce argillitiche che affiorano nella fascia sottostante alle arenarie sono riferite alla Formazione di Ponte della Venturina, compresa nell'Unità di Sestola-Vidiciatico, mentre più a nord, oltre il Monte di Baigno, i terreni argillosi appartengono alla antichissima coltre rocciosa tradizionalmente nota con il nome di "Argille Scagliose", che si estende lungo le vallate bolognesi da queste altitudini sino alle zone pedecollinari. In entrambe queste unità si osserva un insieme di rocce diverse che devono la loro origine alla sedimentazione su fondali marini profondi posti in corrispondenza e ai margini di un'antica area oceanica che si aprì tra la fine del Giurassico e il Cretacico (140-80 milioni di anni fa) e che i geologi chiamano Oceano Ligure (nelle montagne della Liguria sono conservate le più significative testimonianze della sua esistenza). Nel corso dell'orogenesi appenninica, che avuto inizio proprio con la chiusura dell'oceano, queste successioni sedimentarie hanno subito uno spostamento di oltre 100 km rispetto alle aree di origine, scompaginandosi e deformandosi profondamente. In queste unità la matrice prevalente, formata da argilliti (argille che hanno subito forti trasformazioni diagenetiche) e argille, avvolge frammenti di calcari e arenarie ai quali si aggiungono, nelle "Argille Scagliose", anche ofioliti. Queste ultime, che forniscono la più diretta testimonianza dell'antico oceano, sono composte da un'alternanza di lembi di rocce magmatiche e metamorfiche, cioè di brandelli di quello stesso materiale roccioso che anche oggi forma i fondali oceanici. Lungo il crinale tra Limentra e Brasimone, in prossimità di Serra del Zanchetto, se ne può ammirare un interessante affioramento che si estende verso la sella di Poranceto. Si tratta di rocce dai toni scuri, che vanno dal nero al blu-azzurrognolo delle serpentiniti, fino al verde acqua delle porzioni tenerissime e untuose al tatto per l'abbondanza di talco. In questo particolare affioramento si incontrano ammassi di dimensioni variabili dove spiccano, come in un insolito manto maculato, due minerali diversi: lo scuro e metallico pirosseno, dai riflessi verde oliva, e il latteo plagioclasio, che formano il gabbro "eufotide", una roccia tipica di queste ofioliti, ricca in silicati di ferro, magnesio e calcio, che si è formata a partire da un magma basico che si solidificò molto lentamente in sacche magmatiche sotto le antiche dorsali che attraversavano l'Oceano Ligure.

Le arenarie dei rilievi principali

foto: affioramento roccioso nei pressi di Chiapporato - autore A.MauriLa maggior parte delle montagne del parco è modellata nelle arenarie, come si può osservare lungo gli affioramenti più estesi che caratterizzano le pendici occidentali del Monte Calvi e di quello di Stagno, in cui si notano strati di colore beige, marrone e grigio, di diverso spessore, messi in risalto per l'erosione selettiva che incide con maggiore rapidità i livelli meno cementati, formati da granuli sabbiosi. Si tratta di rocce sedimentarie la cui origine risale al Miocene medio (23-17 milioni di anni fa), quando al posto della attuale catena si trovava un blando corrugamento, sorto dalle prime fasi dell'orogenesi, al cui fianco si sviluppava un profondo bacino marino, di forma allungata, chiamato avanfossa (cioè fossa che sta davanti alla catena montuosa in formazione). In questo mare, che poteva raggiungere il migliaio di metri di profondità, si scaricavano particolari correnti marine profonde, le correnti di torbida, che erano in grado di trasportare in tempi geologici pressoché istantanei, enormi volumi di sedimento, anche superiori al chilometro cubo. Queste correnti avevano origine nelle zone prossime alla costa che bordava l'avanfossa, per la messa in sospensione di sedimento a causa di frane sottomarine, violente tempeste e terremoti. Una volta formatasi la sospensione sedimento-acqua, questa era in grado, su pendenze anche deboli, di muoversi verso i fondali più profondi, traendo energia proprio dalla differenza di densità tra la sospensione e l'acqua marina circostante. Lungo la scarpata che bordava l'avanfossa la corrente di torbida poteva accelerare, erodendo i fondali e formando valli sottomarine, e arricchire così il suo contenuto in sedimenti. Una volta raggiunto il fondo, la corrente rallentando perdeva il carico trasportato e abbandonava prima i granuli più pesanti (generalmente sabbie) e poi via via quelli più leggeri, come le minuscole particelle argillose. Lo strato che si deposita da una corrente di torbida, che rappresenta un unico evento genetico, appare così doppio dal punto di vista litologico, con una base grossolana arenacea e un tetto che può essere marnoso-argilloso. Le arenarie che affiorano nel parco appartengono alla Formazione delle Arenarie del Monte Cervarola e la composizione dei granuli che le compongono ha mostrato che essi provengono dallo smantellamento erosivo di rilievi alpini: la fonte che alimentava le torbide durante il Miocene erano dunque gli ambienti costieri ai piedi delle montagne che chiudevano a nord l'avanfossa appenninica.

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ultima modifica 2012-09-10T11:48:00+01:00
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