Parchi, foreste e Natura 2000

Flora

Parco regionale Abbazia di Monteveglio

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I boschi collinari e di fondovalle

BucaneveNel variegato paesaggio del parco boschi, macchie e fasce boscate non sono molto estesi. In prevalenza si tratta di boschi cedui modellati dagli interventi dell'uomo, che nei secoli ha destinato i terreni più produttivi all'agricoltura, mantenendo lembi boscati come riserve di legname per il riscaldamento e per vari impieghi nel podere. I boschi si trovano in prevalenza sui versanti ripidi o esposti a nord e si interrompono in maniera anche repentina, questa volta per cause naturali, quando dai terreni marnosi si passa alle aree calanchive, dove le argille non consentono la crescita di un bosco stabile. La loro composizione è legata alle condizioni climatiche della fascia pedecollinare e risente in primo luogo della diversa esposizione dei versanti. I pendii soleggiati ospitano boschi xerofili, cioè soggetti a periodi di aridità soprattutto nei mesi estivi, dominati da una quercia, la roverella, alla quale si accompagnano orniello o frassino minore e arbusti di citiso, vescicaria, coronilla, viburno. Nei cedui più sfruttati la robinia, una specie nordamericana assai invasiva, si è sostituita al querceto formando macchie anche estese.Nel sottobosco tappezzato di graminacee emergono i fusti sempreverdi di pungitopo e in primavera spiccano i fiori rosati di erba limona comune; ai margini del querceto compaiono le infiorescenze di Orchis purpurea, Orchis simia, Limodorum abortivum e altre belle orchidee. Sui versanti ombrosi crescono boschi misti di tipo mesofilo, caratterizzati da una maggiore umidità per tutto l'anno, dove alla roverella si uniscono carpino nero, orniello, acero opalo, nocciolo, sanguinello, fusaggine, corniolo e i fusti lianosi di edera, tamaro, caprifoglio. Il sottobosco, ricco di muschi e funghi, ha momenti di particolare bellezza all'inizio della primavera, quando le fioriture delle specie nemorali formano un variopinto tappeto, nel quale alle precoci primule succedono erba trinità, anemone dei boschi, viole e polmonaria. D'autunno è il rosa intenso dei ciclamini a colorare il tappeto di foglie cadute, che trasformandosi in humus forniranno nutrimento e sostanze minerali per una nuova stagione. Dove il versante è più ripido il bosco si spinge sino al fondovalle e nelle vallette più incassate il microclima favorisce la presenza di specie erbacee tipiche di zone più elevate: negli angoli più freschi e ombrosi candide macchie di bucaneve annunciano la fine dell'inverno. Lungo i fondovalle dei torrenti e dei rii principali e intorno alle piccole raccolte d'acqua artificiali si incontra una vegetazione di tipo igrofilo, caratteristica dei luoghi con elevata e costante umidità. Sulle sponde del rio Ramato vegetano pioppi e salici insieme a sambuchi, noccioli, carpini neri e carpini bianchi (una specie tipica dei boschi freschi oggi poco frequente). Nei tratti invasi periodicamente dalle acque abbondano carici ed equiseti e spiccano le fioriture rosate di canapa acquatica e le ampie foglie di farfaraccio. Una sottile fascia di vegetazione igrofila sottolinea anche il corso del Marzatore, sempre formata da pioppi e salici e a tratti dominata dalla onnipresente robinia, mentre più ampia e complessa è la formazione che accompagna il Samoggia. A valle di Monteveglio nella fascia perifluviale del torrente, insieme a macchie di salice bianco, pioppi, ontani, compaiono individui adulti di farnia, la quercia tipica della pianura.

Praterie, incolti e arbusteti

In vari settori del parco i terreni sono mantenuti a coltura con produzioni e assetti caratteristici della collina: alberi da frutto in filare, vigneti e prati che, periodicamente sfalciati, permettono di conservare l'attuale diversità di ambienti e, nella parte centrale dell'area protetta, risultano molto funzionali all'attività didattica. Nei punti più riparati dei versanti assolati si incontrano anche sporadici esemplari di specie legate a climi più caldi come mandorlo e olivo (residuo di coltivazioni un tempo più diffuse). Nelle praterie, dominate dalle graminacee, crescono specie tipiche come salvia dei prati, centaurea, achillea millefoglie, ma fioriscono anche varie orchidee (Ophrys apifera, O. fuciflora, O. fusca, Orchis morio). Prati e coltivi abbandonati sono stati invece progressivamente invasi da rovi, vitalba e da una tipica compagine di arbusti pionieri (ginepro, rose selvatiche, ginestra, sanguinello, prugnolo, biancospino, olmo campestre); queste specie compaiono dapprima con individui isolati ma tendono col tempo a formare arbusteti misti spesso intricati che, oltre a fornire rifugio e alimento per un buon numero di animali, preparano le condizioni per il ritorno del bosco. Al riparo della macchia si insediano infatti giovani piante di roverella, orniello, acero campestre e altre specie arboree che si sviluppano facendo evolvere questi cespuglieti in boschi con caratteristiche dettate dall'esposizione del versante.

La flora dei calanchi

I calanchi che caratterizzano il paesaggio del parco ospitano una vegetazione assai discontinua, soprattutto di specie erbacee in grado di resistere alle condizioni estreme dovute all'instabilità del terreno e alle proprietà chimico-fisiche dell'argilla: la forte riduzione del suolo utile, la scarsità d'acqua e la maggiore concentrazione di sali nel terreno mettono infatti a dura prova la sopravvivenza delle piante. Tra le specie più caratteristiche figurano astro spillo d'oro (Aster linosyris), i cui tenui capolini gialli compaiono in estate, gramigna selvatica e sulla, dalle vistose macchie di fiori rosso-violacei. Meno diffuse sono carota selvatica e scorzonera delle argille (Podospermum canum) e di comparsa occasionale è l'ononide di Masquillieri (Ononis masquillierii), una leguminosa a fiori rosati endemica di Emilia-Romagna e Marche. Dove l'acqua ristagna si possono incontrare macchie di farfaro e erba ceppitoni, entrambe composite a fiori gialli, e in estate le fioriture di centauro giallo (Blackstonia perfoliata), una genzianacea che frequenta anche zone aride e sassose. Dopo un ennesimo movimento del terreno, nei punti tornati stabili compaiono anche in questo caso gli arbusti pionieri (ginepro, ginestra, rose selvatiche, sanguinello e saliconi dove l'umidità è più elevata), a volte accompagnati da giovani ornielli e roverelle provenienti dai boschi ai margini dei calanchi.

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ultima modifica 2012-05-28T19:39:00+02:00
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