Parchi, foreste e Natura 2000

Flora

Riserva regionale Alfonsine

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Le piante e l'acqua

La Riserva di Alfonsine, soprattutto se confrontata con le monotone distese di campi coltivati che la circondano, è discretamente ricca dal punto di vista vegetale. Al suo interno vivono, infatti, circa 300 specie di piante superiori che, per quanto riguarda presenza e distribuzione, sono particolarmente condizionate dall'acqua, un fattore che nelle tre stazioni è estremamente variabile e dà origine ad ambienti molto diversi tra loro. Lo Stagno della Fornace Violani è quello caratterizzato dalla maggiore disponibilità di acqua: la sua condizione di sommersione permanente, con acque ferme, poco ossigenate e relativamente profonde, influenza decisamente lo sviluppo della vegetazione. Pur essendo un ecosistema ancora giovane e non particolarmente ricco, consente di cogliere, anche in seguito alla recente introduzione di diverse piante acquatiche, le principali caratteristiche di questo tipo di vegetazione. Gli aspetti piú interessanti sono la distribuzione delle diverse specie e i loro adattamenti alla particolare situazione ambientale. Alcune vivono totalmente sommerse e si presentano generalmente con foglie e fusti estremamente fragili e delicati: un esempio sono le alghe del genere Chara, simili a esili equiseti, e la brasca increspata (Potamogetum crispus), che formano sul fondo dello stagno praterie difficilmente visibili dalle sponde. Anche il miriofillo ha il fusto e le caratteristiche foglie piumate sommersi, ma durante il periodo estivo, spinge al di fuori dell'acqua la sua sottile infiorescenza verdastra. Altre specie, pur avendo il fusto sepolto tra i sedimenti del fondo, per sfuggire alla carenza di luce e alla povertà di gas disciolti delle acque stagnanti, portano le foglie e i fiori, disposti all'apice di lunghissimi piccioli, a galleggiare liberamente a contatto con l'aria. E' il caso della ninfea bianca, del nannufaro, della genziana d'acqua e del poligono anfibio (tutte specie introdotte di recente). Dove la superficie dello stagno è perfettamente calma, possono insediarsi anche piante completamente galleggianti, le cui radici non raggiungono il fondo ma fluttuano dolcemente nell'acqua. Un esempio è il morso di rana, un'altra specie introdotta, riconoscibile per le rosette di piccole foglie di colore verde brillante, tra le quali compaiono, alla fine dell'estate, i fiori bianchi.

La vegetazione delle sponde

Campanella maggioreSpostandosi dal centro verso le sponde dello stagno, con il diminuire della profondità, si nota il progressivo emergere della coltre vegetale che abbandona il pelo dell'acqua per conquistare l'ambiente aereo. Si distinguono soprattutto due specie, entrambe di grandi dimensioni, che con il loro rigoglioso sviluppo danno origine all'ambiente comunemente chiamato canneto. Nelle acque piuttosto profonde, fino ad oltre un metro, domina la tifa a foglie strette (Typha angustifolia), localmente nota con il nome dialettale di "pavíra", che condivide questo ambiente con la tifa a foglie larghe (Typha latifolia) e il giunco di palude. Mano a mano che la profondità dell'acqua decresce, alle tife si sostituisce il canneto vero e proprio, formato da rigogliose distese di cannuccia di palude (Phragmites australis). All'interno della Riserva, come in ogni ambiente umido, la cannuccia di palude è specie ubiquitaria, che spesso abbandona le acque per infestare le terre emerse; oltre che lungo le sponde dello Stagno della Fornace Violani, la si puó osservare sull'argine sinistro, relativamente secco, del Canale di Fusignano e su una porzione delle aree periodicamente sommerse del Boschetto dei Tre Canali. Soprattutto in questa ultima situazione compaiono, dove il canneto diviene meno fitto, altre specie tipiche delle zone umide: la mestolaccia, l'euforbia di palude, il giaggiolo acquatico e la rara e graziosa campanella maggiore (Leucojum aestivum), recentemente reintrodotta anche lungo le sponde dello Stagno della Fornace Violani.

Gli alberi e gli arbusti

FarniaIn tutte e tre le stazioni della Riserva sono presenti lembi di boschi e macchie arbustate che occupano una buona porzione dell'intera superficie. Si tratta di una vegetazione molto varia, decisamente influenzata dagli interventi dell'uomo e ancora lontana, come dimostra la massiccia presenza di specie pioniere ed esotiche, da una condizione di equilibrio. L'elemento caratterizzante rimane, in ogni caso, la disponibilità di acqua. In prossimità delle rive e nei suoli bassi, dove il terreno rimane quasi in permanenza saturo d'acqua, crescono le specie piú igrofile. Una situazione tipica si puó osservare lungo l'alveo abbandonato del Canale dei Mulini, dove è presente una fascia boscata dominata dai salici (Salix alba, S. purpurea) e dal pioppo bianco, accompagnati da olmo campestre, sanguinello, sambuco e falso indaco, una leguminosa di origine nordamericana ampiamente naturalizzata lungo fiumi e canali dell'Italia settentrionale. La presenza della farnia caratterizza, invece, il Boschetto dei Tre Canali che, a parte alcune specie esotiche, è il punto che puó maggiormente ricordare la composizione delle antiche foreste planiziali, con pioppo bianco, salice bianco, olmo campestre e le recenti introduzioni di frassino ossifillo, pallon di maggio, spincervino e frangola. Nelle aree meno legate alla presenza di acqua cresce una densa macchia di specie rustiche e amanti della luce, spesso quasi completamente sommersa dai rampicanti.

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ultima modifica 2012-05-28T18:59:00+01:00
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