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Flora

Riserva regionale Dune Fossili di Massenzatica

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La prateria che cresce sulle dune

Una estesa e compatta prateria riveste la sommità delle dune, facendone risaltare le dolci ondulazioni, e si frammenta solo in corrispondenza delle pendici meno stabili e consolidate, lasciando scoperta la sabbia sottostante.
Sui dossi le difficili condizioni ambientali hanno selezionato una vegetazione caratteristica, ad attitudine pioniera, in grado di sopportare l'elevata insolazione, l'aridità e la povertà del substrato. Nella prateria prevalgono le specie xerofile, adattate ad ambienti asciutti e soleggiati e spesso comuni nell'area mediterranea, e trovano posto anche varie specie psammofile, tipiche dei terreni sabbiosi e diffuse nelle dune litorali e in qualche caso in quelle continentali dell'Europa centrale e orientale. Le piante psammofile rappresentano la componente floristica più interessante e preziosa dell'area protetta, poiché testimoniano le sue passate vicende naturali e alcune di esse sono ormai molto rare in ambito regionale. Durante i mesi estivi la prateria appare come rinsecchita, dominata dai culmi di varie graminacee: alcune sono frequenti nei prati aridi di pianura e collina come forasacco dei tetti (Bromus tectorum), fienarola bulbosa (Poa bulbosa) e grano villoso (Dasypyrum villosum), altre sono invece tipiche delle sabbie litoranee come la minuscola codolina delle spiagge (Phleum arenarium) e il paleo delle spiagge (Vulpia membranacea); di particolare interesse è il panico articolato (Corynephorus divaricatus), una psammofila strettamente mediterranea che nella riserva raggiunge il limite settentrionale del suo areale di distribuzione. A tratti il terreno sabbioso è rivestito da estesi cuscinetti di muschi, sui quali poggiano i talli di licheni fogliosi e fruticosi (Cladonia spp.), che per primi colonizzano il substrato in condizioni di vita pressoché proibitive. Le piogge primaverili e di fine estate offrono alla prateria momenti di grande rigoglio e bellezza, quando il tappeto di graminacee si colora di variopinte fioriture dovute in prevalenza a erbacee annuali, le cosiddette terofite, che sfruttano il breve periodo favorevole per compiere il loro ciclo vegetativo. Si tratta spesso di piante di dimensioni ridotte e dai minuscoli fiori come la comunissima peverina annuale (Cerastium semidecandrum), l'arenaria serpillifolia, l'erba medica minima (Medicago minima) e il becco di grù (Erodium cicutarium); in primavera spiccano i fiori rosa intenso di silene conica, dal caratteristico calice rigonfio, che si incontrano anche lungo il litorale. Di taglia più sviluppata sono i trifogli (Trifolium arvense, T. scabrum, T. striatum), la veccia assottigliata (Vicia pseudocracca), il tribolo comune (Tribulus terrestris), con portamento strisciante e caratteristici frutti spinosi, e la granata arenaria (Kochia arenaria), una chenopodiacea molto rara in Italia e localizzata sulle antiche dune più o meno consolidate. Nel corso dell'anno mostrano le loro belle fioriture anche diverse erbacee perenni: a primavera risaltano le ombrelle giallo dorate di euforbia cipressina, mentre d'estate si incontrano un po' ovunque i minuscoli fiori rosati di garofanina spaccasassi (Petroragia saxifraga), quelli di stregona gialla (Stachys recta) e i capolini viola pallido della rara vedovina delle spiagge (Scabiosa argentea). A tratti la prateria è punteggiata da bassi cuscinetti di suffrutici, con fusti lignificati alla base spesso contorti e prostrati, tra cui il raro camedrio polio (Teucrium polium), che emana un gradevole aroma, la fumana comune (Fumana procumbens) e l'eliantemo maggiore (Helianthemum nummularium), due cistacee dai delicati fiori giallo dorati. Tra le rarità botaniche è da segnalare il romice con frutto rinchiuso (Rumex angiocarpus), un'erbacea tipica dei suoli sabbiosi leggermente acidi.

I lembi boscati e gli arbusteti

Aristolochia clematisGli avvallamenti che separano i cordoni di dune della riserva sono occupati da lembi di bosco e macchie di arbusti, sviluppati in particolare nell'ultimo decennio, da quando sono cessate le pratiche che in passato avevano interessato questa porzione di territorio. L'abbandono del pascolo ovino, in particolare, e l'espianto di vigneti e pioppeti hanno consentito alla vegetazione di ricolonizzare gradualmente l'area, in precedenza rivestita da un'estesa prateria punteggiata da isolati arbusti, come testimoniano descrizioni e immagini storiche. Le depressioni interdunali, più prossime alla falda freatica superficiale rispetto agli aridi dossi sabbiosi, hanno dato ospitalità ad arbusteti e a giovani macchie boscate, oggi in fase di evoluzione verso forme più complesse e stabili. In queste formazioni trovano posto specie arboree dell'antica foresta planiziale (olmo, acero campestre, farnia, pioppi), accompagnate da un ricco sottobosco arbustivo con prugnolo, biancospino, berretta da prete, sambuco, marruca e spin cervino. Nella riserva si sono prontamente diffuse anche specie esotiche come robinia, spino di Giuda e ailanto, che oggi formano boschetti puri o si mescolano alle piante autoctone mostrando nei loro confronti una elevata capacità di competizione. Soprattutto l'ailanto appare in forte espansione in tutta l'area protetta e di recente sono stati avviati interventi per contenerne l'invadenza. Ai margini dei boschetti spesso si incontrano intricati tappeti di rovo e piante lianose come asparago pungente e clematide fiammola (Clematis flammula), entrambe a diffusione mediterranea. Nel sottobosco, dove il microclima è più fresco e umido, trovano ospitalità diverse specie nemorali, alcune delle quali ormai rare nel Ferrarese: sporadiche sono le viole (Viola hirta, V. tricolor) e le basse macchie sempreverdi di pungitopo, mentre d'estate è facile notare i lunghi fusti erbacei di Aristolochia clematitis, che portano all'ascella delle foglie caratteristici mazzetti di fiori gialli. In alcune pendici dunose della riserva il paesaggio vegetale è dominato da fitte praterie di felce aquilina (Pteridium aquilinum), molto comune negli ambienti collinari e montani della regione ma estremamente rara in pianura. Nell'area protetta questa felce sembra preferire le zone interessate in modo permanente dalla falda freatica e spesso si espande dai punti più scoperti e luminosi fino alle depressioni interdunali, dove segna i margini delle macchie boscate.

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ultima modifica 2012-05-28T19:59:00+02:00
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