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Storia

Parco regionale Trebbia

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La preistoria

In Valtrebbia le più antiche testimonianze umane risalgono a strumenti litici datati alla fine del Paleolitico antico (150.000 anni fa), rinvenuti in varie località della bassa valle nelle zone di Rivergaro, Gazzola e Croara, dove esistevano accampamenti preistorici.
A condizionare le scelte dell'uomo un ruolo fondamentale fu svolto dai fattori geomorfologici: per tutto il Paleolitico i pianali terrazzati del pedemonte costituirono le zone più favorevoli all'insediamento, offrendo condizioni climatiche migliori rispetto al settore collinare-montano; pertanto è nella fascia pedemontana che si trovano concentrati i depositi del Paleolitico.
Le ricerche archeologiche in Valtrebbia hanno portato alla individuazione di una quindicina di siti neolitici (VIII millennio a.C.): a questo periodo vanno attribuiti alcuni reperti rinvenuti a Travo che, testimoniando un insediamento neolitico, dimostrerebbero costanti contatti culturali sia con la Pianura Padana che con la Liguria, evidenziando l'importanza della Valtrebbia come via di collegamento tra la cultura mediterranea e quella nordoccidentale.
A questi si può aggiungere anche Ciavernasco, lungo il Rio Stradazza, sito archeologicamente importante perché da qui viene il famoso “fegato etrusco” in bronzo, che, in realtà, pur riportando i nomi delle divinità etrusche scritte in alfabeto etrusco, va cronologicamente riferito al II sec. a.C. e quindi alle prime fasi dell’occupazione romana del territorio. Altri ritrovamenti, costituiti per lo più da materiali romani riportati alla luce dai lavori agricoli, testimoniano questo popolamento sparso inserito all’interno delle maglie centuriali e lungo i principali assi stradali. Tra questi l’area più importante perché oggetto di un intervento di scavo è quella della Croara, sul terrazzo alla sinistra del Trebbia, dove i lavori di costruzione del campo da golf hanno portato in luce diverse strutture, oggi di nuovo interrate, di una fattoria romana. La zona di Croara è archeologicamente importante non solo per questo, ma anche per il ritrovamento di manufatti paleolitici sulle alture geologicamente più antiche che delimitano ad ovest il terrazzo quaternario.

Le battaglie nella bassa val Trebbia 

Castello di Rivalta - autore L.Prazzoli (Archivio Provincia di Piacenza)Nel 218 a. C., anno di fondazione della città di Piacenza, venne combattuta sul fiume Trebbia una delle battaglie decisive della Seconda Guerra Punica. Si affrontarono le armate cartaginesi guidate da Annibale, insediate sulla riva sinistra del fiume nei pressi di Tavernago di Agazzano, e l’esercito romano, che si era invece stabilito sulla sponda destra, probabilmente nella zona di Niviano e di Ancarano, vicino a Rivergaro. Lo scontro fu durissimo e i Romani, guidati dai consoli P. Cornelio Scipione e Sempronio Longo, furono clamorosamente sconfitti e costretti a ripiegare su Piacenza. Le acque del fiume, ingrossate dalla pioggia, resero però difficile la ritirata e soltanto 12.000 uomini riuscirono a raggiungere la vicina città.
Questa non fu l’unica grande battaglia combattuta sulle sponde dell’affluente del Po.
Nel 1746 si svolse un'altra importante battaglia: le truppe franco-spagnole si scontrarono con l’esercito austriaco, alleato del re di Sardegna. Vinsero gli austriaci, che riuscirono ad occupare il campo avversario, mentre i francesi batterono in ritirata. Il 18 giugno del 1799, invece, si affrontarono l’esercito francese e un’alleanza austro-russa scesa in Italia per riprendersi le terre conquistate da Napoleone.
Anche stavolta vinsero gli austriaci, soprattutto grazie all’intervento delle truppe del generale russo Souwaroff, ma la battaglia fu una carneficina: morirono in 16.000, divisi equamente tra i due avversari, mentre da parte francese vi furono 7.000 feriti e 5.000 prigionieri. Le chiese di San Sisto, San Bartolomeo, San Francesco e San Giovanni divennero ospedali militari per i feriti austriaci e russi, mentre Sant’Agostino, oggi sconsacrata, ospitava quelli francesi.
All’imbocco del ponte sul Trebbia, lungo la Via Emilia Pavese, una colonna di pietra ricorda questi tre fondamentali momenti della storia dell’umanità.

I castelli della bassa val Trebbia

Castello di Montechiaro - autore T.Nicolini (Archivio Provincia di Piacenza)A ricordare l'importanza strategica che ebbe la val Trebbia nei secoli, rimangono imponenti castelli tra cui quello di Gossolengo, quello di Rivalta presso Gazzola e quello di Montechiaro presso Rivergaro.
Gossolengo fu originariamente terra dei benedettini di S. Savino e dei monaci della Cattedrale, ricca di rivi e mulini, di cui restano ancora oggi evidenti testimonianze, dopo il Mille fu testimone di lotte fra nobili e popolani. Verso la fine del XII secolo fu eretto il Castello che visse, nei secoli seguenti, numerose battaglie e che, ciò nonostante, mantiene ancora oggi un ottimo stato di forma. Lasciando Gossolengo e proseguendo per Rivalta, dopo alcuni chilometri si attraversa il Trebbia con un lungo ponte e sulla riva destra appare inconfondibile il profilo del castello che si raggiunge dopo poco.  Già nell'anno 1048 il castello è citato come proprietà dell'abbazia di S.Savino mentre nel 1164 risulta proprietà dei Malaspina.
Il castello di Rivalta è un imponente complesso fortificato  che si trova nel comune di Gazzola. Posto su una ripida scarpata (ripa alta) prospiciente la riva del fiume Trebbia, ha una posizione di poco elevata ma che consente un'ampia panoramica sul greto, che in questo punto è molto ampio, e la campagna circostante. 
Il castello di Montechiaro, presso Rivergaro, è un imponente complesso fortificato che si trova nel comune di Rivergaro in località Montechiaro. Posto sui primi rilievi collinari dell'appennino piacentino domina la val Trebbia. Con lo scomparso castello di Rivergaro, che si trovava poco più a valle, e con i castelli di Statto e di Rivalta, posti sull'altro lato del fiume che sono collocati alle pendici dei primi rilievi,  formava un quadrilatero difensivo che controllava il caminus Genue,  la strada che da Piacenza portava a Genova mettendo in comunicazione la pianura padana con il mare.

L'abbazia di Quartazzola

Lungo il Trebbia è presente l’importante abbazia di Quartazzola sorta nel 1142 col nome di San Salvatore di Trebbia per volontà del vescovo di Piacenza Arduino, che aveva concesso ai monaci benedettini di Santa Maria in Pulsano un’area nei pressi di un ponte sul Trebbia .
Nel 1192, una ventina di anni prima che l’abbazia passasse ai Cistercensi di Chiaravalle che la tennero con il nome di Santa Maria fino al 1810, un diploma di Enrico VI indica i confini all’interno dei quali non si potevano costruire abitazioni per rispettare il “desertum” che circondava il monastero.
Augusto avrebbe quindi prolungato la via Aemilia di una tappa, inglobando nella strada di Lepido un tratto della Postumia, che evidentemente aveva già perso in questo periodo la sua originaria unitarietà.

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ultima modifica 2013-02-18T12:57:00+01:00
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