Parchi, foreste e Natura 2000

IT4020022 - ZSC-ZPS - Basso Taro

Superficie: 1005 ettari
Province e Comuni interessati: PARMA (Fontanellato, Roccabianca, San Secondo Parmense, Sissa Trecasali)

Territorio confinante con IT20A0013 ZSC "Lanca di Gerole" della Regione Lombardia e con IT20A0402 ZPS "Riserva Regionale Lanca di Gerole" della Regione Lombardia

Formulario

Formulario Natura 2000 del sito IT4020022 (pdf531.55 KB)

Note esplicative al formulario (pdf1.26 MB)

Enti gestori

Regione Emilia-Romagna    

Strumenti di gestione

Misure Specifiche di Conservazione (pdf242.1 KB)

Misure Specifiche di Conservazione - Quadro conoscitivo (pdf2.18 MB) 

Descrizione e caratteristiche

Letto ghiaioso del Taro. Foto Mario Vianelli, Archivio Servizio Valorizzazione e Tutela del Paesaggio Regione Emilia-RomagnaIl sito include il tratto planiziale terminale del Fiume Taro da Viarolo fino al Po, nella bassa pianura parmense, e le vaste golene poste a monte della confluenza presso Roccabianca. Il fiume Taro, una vera autostrada naturale con funzione di importante corridoio ecologico tra il Tirreno e la Padana, a valle di Trecasali riceve lo Stirone e presenta larghissimi meandri riducendo contemporaneamente la larghezza delle golene. In questo tratto il fiume presenta una larghezza di 60-80 m da argine ad argine e solo alla confluenza nel Po il sito si allarga a monte a ricomprendere l’area golenale del grande fiume. L'immediato intorno del sito è soggetto ad elevata pressione antropica dovuta alle molteplici attività (soprattutto agricole, edilizio-urbanistiche e, nello specifico, idrauliche) connesse con la conduzione territoriale. Sono almeno 4 i tipi diversi di habitat d’interesse comunitario presenti nel sito, di cui tre d’acqua corrente e uno di foresta umida e ripariale che, complessivamente, ricoprono circa un terzo della superficie del sito. L’habitat di greto più diffuso è rappresentato da associazioni del Polygono lapathifolii-Xanthietum italici  e dell’Echio-Melilotetum effimere su fanghi e banchi sabbioso melmosi, seguono situazioni con ciottoli poco consolidati su cui si insedia una comunità vegetale riferibile all’associazione Epilobio dodonaei-Scrophularietum caninae mosaicate con aggruppamenti più stabili ed evoluti a salici arbustivi. I tratti di foresta ripariale individuati, per lo più a distribuzione lineare, sono caratterizzati da pioppi e salici con qualche farnia ed olmo a costituire una sorta di cornice al contesto fluviale e ripariale che, in buona sostanza, rappresenta l’ambito unico e specifico di habitat naturale, per così dire, dell’intera area presa in esame.

Vegetazione

La copertura forestale è comunque ridotta al contesto ripario-golenale, e costituita da boschi di pioppo bianco, nero e salice bianco, con sporadici ontano nero, farnia e olmo campestre, in mosaico con ampie lenti sabbioso-fangose e secondariamente ghiaiose sulle plaghe più tranquille delle quali è insediata una comunità di salici arbustivi, tra tutti S. triandra e S. purpurea. (Checklist Pr. Parma 2007). L’equilibrio dinamico ed erratico determinato dalla variazione delle portate ha forti caratteri di stagionalità: il greto lasciato scoperto dal ritirarsi delle acque nei periodi di magra, su substrato sabbioso-ciottoloso, sviluppa una vegetazione stagionale tardo-estiva di tipo terofitico, interpretata come un aspetto impoverito dell’associazione Polygono-Xanthietum italici, in cui si nota una certa presenza di specie dell’Artemisietea vulgaris come Xanthium italicum, Polygonum lapathifolium e Inula viscosa. Tale associazione è riscontrata in molti ambienti fluviali dell’Italia centro-settentrionale. Dove l’alveo si fa più largo, i depositi di matrice ciottoloso-sabbiosa costituiscono un terrazzo appena superiore al livello di magra, soggetto a periodiche inondazioni e quindi a continui rimaneggiamenti. Vi si insedia una vegetazione erbacea pioniera emicriptofitica di suoli incoerenti e freschi in cui Inula viscosa si associa a entità dell’Agropyretalia intermedii-repentis e dell’Artemisietea vulgaris. La vicinanza dei coltivi e di qualche prato stabile favorisce l’invasione di specie degli Stellarietea mediae, come Papaver rhoeas, Vicia sativa subsp. sativa, Avena sp. pl. e Trifolium sp. pl.. Si tratta comunque di sequenze e collegamenti fortemente variabili in base a piene, substrato e gradi di nitrofilia, in ambienti debolmente mediterranei, descritti nel Lotus tenuis-Agropyretum repentis proprio per i fiumi Taro e Stirone (Biondi et al., 1997, 1999), più diffusi (e con i caratteri peculiari colà descritti) nel tratto pedecollinare del Taro (Parco regionale fluviale Taro) del quale questo sito rappresenta la prosecuzione a valle e al di là delle ingombranti barriere ecologiche disposte intorno all’asse della Via Emilia. Le cenosi forestali rappresentano una ambito di conservazione di habitat importante benché si tratti di popolamenti poco stabili e soggetti alla dinamica fluviale. Molto significativi sono i lembi alquanto ridotti di querceti e alneti. La gestione attuale delle cenosi forestali va almeno in parte rivista: sono scongiurabili certi pregressi tagli a raso per il rimodellamento delle sponde a scopo di regimazione idraulica e vanno incentivati interventi di recupero o ripristino, anche presso cave ed ex cave a Viarolo. Nelle zone più distali dal letto del corso d'acqua vi è la possibilità di evoluzione dei saliceti e dei pioppeti verso querco-carpineti planiziali, anche in condizioni di ripetute e prolungate siccità. Una presenza esotica rilevata è Ambrosia artemisiifolia, più interessante e da meglio valutare quella di Paspalum paspaloides.

Fauna

Cheppia (Alosa fallax). Foto David Mazzoni e Paolo Ferrarini, in La pesca sportiva nelle acque interne RER 2004.Il sito rappresenta un importante rifugio per numerose specie, in particolare di ittiofauna, erpetofauna ed ornitofauna legate agli ambienti fluviali di pianura. L’eccellenza e la particolarità ittica è data dalla Cheppia (Alosa fallax) che adotta l’area come sito riproduttivo risalendo il Taro fino alle invalicabili opere fluviali poste a sud in corrispondenza delle grosse arterie di comunicazione. Altri pesci presenti di interesse comunitario sono Leuciscus souffia, Chondrostoma genei e C. soetta, Barbus plebejus e Cobitis taenia, poi ci sono il luccio e il ghiozzo padano. Triturus carnifex e Emys orbicularis sono l’anfibio e il rettile più interessanti, non mancano anuri tipici quale rospo comune, rospo smeraldino e le più comuni rane verdi e rosse; vanno meglio precisate le presenze relativamente a bisce e altri ofidi e sauri. Non manca il più tipico chirottero dei fiumi, Myotis daubentoni. L’ornitofauna a sua volta annovera la presenza di garzaie ed importanti aree di sosta per uccelli migratori, acquatici e non, con ricchi elenchi di ardeidi, rallidi, anatidi, caradridi, motacillidi ed altre famiglie. Tra le specie di maggior pregio si ricordano le cicogne bianca e nera, la nitticora, la garzetta ed altri aironi, il mignattaio, voltolini, pivieri, il combattente, il chiurlo, la pantana, molti rapaci diurni e notturni (in particolare falchi, albanelle e l’elusivo succiacapre) e, naturalmente, il martin pescatore. A livello di invertebrati, sono quattro le specie segnalate nel sito, dalla Falena dell'edera alla Licena delle paludi, al Cerambice della quercia alla libellula Gonfo coda di serpente. Tra le specie esotiche che costituiscono minaccia per le corrispondenti locali va annoverata almeno Trachemys scripta.

Per saperne di più

La Bassa Parmense

Parco regionale fluviale Taro

Cartografia

Carta di dettaglio (pdf3.67 MB)

Inquadramento territoriale

Azioni sul documento

ultima modifica 2019-06-10T09:42:09+01:00
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