2. Attorno a Piazza Maggiore
L’argilla (creta) è estremamente diffusa nei dintorni di Bologna: si trova in pianura depositata dai fiumi e in collina dove affiora dando spesso luogo a suggestivi calanchi. Le argille presenti nella fascia collinare si sono sedimentate, durante il Pliocene (da 5,3 a 1,8 milioni di anni fa) sui fondali di un golfo marino che si estendeva nell’area occupata dall’attuale pianura padana.
L’argilla fu utilizzata, essiccata, a fini edificativi, sin dai tempi più antichi. Solo più tardi - e fino ai nostri giorni – venne cotta nelle fornaci e utilizzata sia nell’edilizia (mattoni, tegole, coppi), sia nella realizzazione di monumenti e manufatti grandi e piccoli (rilievi: bassi, alti e a tutto tondo, vasellame, anfore, ossari, urne cinerarie, ecc.).
Gli edifici della città sono stati realizzati nella quasi totalità in cotto e mattoni, tra questi citiamo solo tre opere di straordinaria bellezza: la Vergine col Bambino di Nicolò dall’Arca, il Compianto del Cristo morto, sempre di Nicolò dell’Arca, nella chiesa di S. Maria della Vita e nell’Oratorio adiacente, il Transito della Vergine di Alfonso Lombardi.
L’arenaria è presente a Bologna in due differenti qualità: una giallastra, poco cementata e poco resistente (su cui sono evidenti le forme di degrado) e un’altra, nota anche come pietra serena, di maggiore durezza e di colore grigio-azzurro. Il nome della pietra deriva proprio dalla tonalità che ricorda il colore del cielo.Le arenarie poco cementate provengono dalle cosiddette “Sabbie gialle”, una formazione rocciosa che si trova lungo tutto il margine pedeappenninico. Queste sabbie furono deposte in ambiente di mare basso in corrispondenza delle spiagge che, circa un 1.000.000 di anni fa, bordavano il golfo padano che occupava l’area dell’attuale Pianura Padana. Le cave si trovavano subito fuori della città a Porta Castiglione sino a Barbiano (incluso S. Michele in Bosco), a Porta S. Mamolo nella zona dell’Osservanza e nella zona Porta Saragozza (viale Risorgimento). |
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Palazzo d'Accursio, portale in arenaria, facciata in cotto |
La “Pietra serena o Macigno” si è formata in un periodo compreso tra l’Oligocene e il Miocene (da 35 a 5 milioni di anni fa), in ambienti di mare molto profondo dove i sedimenti si accumulavano a seguito di gigantesche frane sottomarine. Queste rocce dominano il paesaggio del crinale appenninico. Le cave di Macigno si trovavano a Montovolo, Montemario, Montevigese (sopra Sasso Marconi, tra il Reno e il Setta) e su sino a Porretta, a Piancaldoli e a Marradi (Appennino tosco-emiliano) o quelle di pianura a Varignana e Gozzadina lungo la via Emilia nel tratto orientale da Bologna verso il mare. Molto utilizzate erano anche le arenarie della Formazione Marnoso Arenacea di età miocenica come, ad esempio, quelle di Fiorenzuola.
A tutte queste pietre, in passato, si dava il nome di masegne, termine che ritroviamo nel nome di molti scultori o scalpellini come i famosi Giovanni di Riguzzo e Pietro di Giacomo, “dalle Masegne”. Per le arenarie vogliamo ricordare la splendida collezione di stele funerarie etrusche del Museo Civico Archeologico e i palazzi Bevilacqua in via D’Azeglio, Bocchi in via Goito, Davia-Bargellini in strada Maggiore, Bonasoni in via Galliera, Boncompagni in via del Monte, e i numerosissimi portali monumentali quali quello del palazzo Comunale, del Collegio di Spagna, della chiesa del Santissimo Salvatore e la finestra serliana dell’Alessi, di fronte alla fontana del Nettuno.
Galleria foto
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Madonna con bambino in terracotta, facciata di palazzo d'Accursio |
Affioramento di sabbie gialle all'oasi del Molino Grande, Parco regionale dei Gessi e calanchi dell'Abadessa (foto: Mariangela Cazzoli) |
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Calanchi di Pieve del Pino sponda destra del Rio dei prati, affluente del Savena.(foto: Mariangela Cazzoli) |
Portale di ingresso del cortile di Palazzo d'Accursio |
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Cava di Pietra Serena nella Valle del Santerno. Foto: Mariangela Cazzoli |
Stele "Zannoni", arenaria, secondo quarto del VII sec. a.c conservata al museo civico Archeologico di Bologna |
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