Geologia, suoli e sismica

Quartiere di Porta Ravegnana

Quartiere di Porta Ravegnana, mappa (jpg124.44 KB)Palazzo Francia detto dei Drappieri o degli Strazzaroli: la terrazza
2  Torre degli Asinelli: il portale
3  Chiesa dei Ss. Bartolomeo e Gaetano: portale del XVI secolo
4  Palazzo Pepoli Campogrande: portale monumentale
5  Testa di eroe antico
6  Palazzi di piazza Santo Stefano
7  La Basilica di Santo Stefano
8
  Casa Melloni, anticamente dei Bolognini: portale
9  Croce greca patente
10  Lapide della Torre della Magione
11 Porta Maggiore
12 Portico di Santa Maria dei Servi 

1. Palazzo Francia detto dei Drappieri o degli Strazzaroli: la terrazza (arenaria)

Palazzo Francia detto dei Drappieri o degli Strazzaroli: la terrazza (arenaria)Il palazzo, sito di fronte alle Due Torri in piazza di Porta Ravegnana, venne costruito tra il 1486 e il 1496 dall’architetto comasco Giovanni Piccinini che per diversi dettagli si ispirò alla Domus Magna di Giovanni II Bentivoglio Signore di Bologna tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI. Il palazzo venne costruito su commissione della potente Corporazione o Arte dei Drappieri che provvide successivamente a restaurarlo e ad aggiungervi, nel 1507, la terrazza in arenaria qui riprodotta. In alto nella nicchia c’era una Beata vergine col Bambino, opera dello scultore Gabriele Fiorini, che per il cattivo stato di conservazione fu traslata al chiuso. La facciata, attribuita da alcuni all’artista bolognese Francesco Francia, ricorda, nelle nove arcate (oggi murate), nelle dieci doppie paraste sormontate da un marcapiano, nelle nove finestre rotonde, quella del Palazzo del Podestà. La merlatura riecheggia la torretta della Torre degli Asinelli costruita nello stesso periodo.

 

Torre degli Asinelli: il portale (arenaria)2. Torre degli Asinelli: il portale (arenaria)

La Torre degli Asinelli, insieme alla Torre Garisenda, fa parte del complesso chiamato le due Torri. Il portale, posto sul lato della Torre Asinelli che dà su Strada Maggiore, fu costruito in epoca rinascimentale quando la torre fu corredata col basso torresotto merlato dove, subito dietro, si trova la porticina, con architrave in selenite, che dà accesso alla torre. Questa piccola porta non è coeva alla torre poiché tali costruzioni, che avevano scopo difensivo/offensivo, non presentavano porte di accesso, bensì una porta-finestra posta a diversi metri dal suolo. Le torri erano provviste di vari ballatoi esterni in legno sorretti da barre in selenite, dette meniani, di cui oggi è possibile osservare solo i monconi.  

 

Chiesa dei Ss. Bartolomeo e Gaetano: portale del XVI secolo (arenaria)3. Chiesa dei Ss. Bartolomeo e Gaetano: portale del XVI secolo (arenaria)

Questo edificio, sito in piazza di Porta Ravegnana all’imbocco di Strada Maggiore, ha una storia travagliata: venne infatti edificato dai padri Teatini tra il 1653 e il 1684 nel luogo dove esisteva in precedenza un monastero di monache cluniacensi, utilizzando in parte strutture architettoniche preesistenti. Il portico, costruito verso il 1516 - assieme forse al portale qui riprodotto - faceva parte del palazzo che i Gozzadini avevano commissionato all’architetto Andrea da Formigine e la cui costruzione venne interrotta in seguito alla morte del committente. Gli splendidi fregi esterni del portico, in arenaria, che agli inizi del ‘900 erano ancora in perfetto stato di conservazione sono oggi quasi completamente scomparsi. Il portale qui riprodotto, essendo sotto il portico, non viene mai raggiunto dalla pioggia ed è ancora oggi in buon stato di conservazione.

 

 Palazzo Pepoli Campogrande: portale monumentale (arenaria)4. Palazzo Pepoli Campogrande: portale monumentale (arenaria)

Sito in via Castiglione al numero civico 7. Il palazzo è conosciuto anche come Pepoli Nuovo in quanto costruito nel XVII secolo di fronte al più antico e grandioso palazzo voluto da Taddeo Pepoli e fatto costruire fra il 1344 e il 1420. Il Palazzo Pepoli Vecchio era tanto grande che, a detta delle cronache d’epoca, nel 1500 ospitò un cognato del Re di Francia, Enrico III, col suo seguito di 180 persone. I Pepoli erano rientrati a Bologna da dove erano stati banditi nel 1328 dal potente Cardinale Bertrando del Poggetto e il loro rientro aveva accentuato le lotte di fazione tra i loro sostenitori, gli Scacchesi, e i sostenitori della famiglia Gozzadini, i Maltraversi, insanguinando la città. Nella realizzazione del palazzo Pepoli Campogrande, che si estende anche lungo via Clavature e via de’ Toschi, si fece ampio uso dell’arenaria proveniente in gran parte dalle cave di Varignana. Oggi questa pietra in più punti molto deteriorata è stata protetta da lastre di piombo.

 

Testa di eroe antico (cotto)5. Testa di eroe antico (cotto)

Gli edifici antichi di Bologna sono in gran parte realizzati in cotto e, sino al XII-XIII secolo, prima con la selenite, poi con l’arenaria, venivano costruiti dettagli architettonici quali portali, finestre, marcapiani. A Bologna sono pure in cotto numerosissime opere d’arte di grandissimo pregio, tra cui il celeberrimo Compianto che si trova nella Chiesa di Santa Maria della Vita in via Clavature e la “Vergine col Bambino” collocata sulla facciata del Palazzo d’Accursio in piazza Maggiore; entrambe le opere sono di Nicolò dell’Arca. In cotto sono pure gli altri due Compianti presenti a Bologna: quello del ferrarese Angelo Lombardi nella Cattedrale di San Pietro e quello policromo di Vincenzo Onofri nella Basilica di S. Petronio. La foto rappresenta una delle numerose teste che ornano il Palazzo Salina-Amorini in via Santo Stefano nn. 9-11 e che si ritiene siano opera dello scultore Alfonso Lombardi.

 

Palazzi di piazza Santo Stefano (cotto, arenaria, selenite)6. Palazzi di piazza Santo Stefano (cotto, arenaria, selenite)

Fra questi palazzi spiccano le Case Isolani appartenute un tempo all’antica famiglia Bolognini. Questa costruzione (1451-1455) si deve al celebre architetto Pagno di Lapo Portigiani da Fiesole. Secondo lo storico Guido Zucchini le finestre del palazzo, come d’altronde quello del Palazzo degli Strazzaroli in piazza di Porta Ravegnana di fronte alle Due Torri, ricorderebbero quelle della Domus Magna di Giovanni II Bentivoglio. Le belle teste del cornicione in stucco sono attribuite a Pagno di Lapo.  

 

 7. La Basilica di Santo Stefano (cotto, arenaria, selenite, varie litologie)

7 La Basilica di Santo Stefano (cotto, arenaria, selenite, varie litologie)È nota anche come Sancta Jerusalem Bononiensis o le Sette Chiese. Si tratta di un complesso di edifici di età diverse più volte rimaneggiati. Gli ultimi pesanti restauri vennero eseguiti alla fine dell’800 dal Gozzadini-Faccioli, seguiti poi negli anni venti del secolo scorso da quelli del Collamarini. La chiesa principale, in stile romanico lombardo, chiamata del Crocifisso, ma in realtà dedicata a San Giovanni Battista, ha un originale balconcino in cotto e arenaria che serviva un tempo per l’ostensione delle reliquie, tra cui la famosissima Benda della Vergine, conservata nella Cappella della Benda. Il balconcino, agli albori dello Studio (l’attuale Università), sarebbe servito ai Dottori per impartire le lezioni agli scolari che ascoltavano accovacciati nella piazza antistante. Dalla Chiesa di San Giovanni si accede al Santo Sepolcro, detto anche Rotonda Stefaniana, secondo la tradizione fu fatto costruire da San Petronio, Vescovo di Bologna, a similitudine/somiglianza della tomba del Cristo a Gerusalemme. Le sette colonne in marmo africano facevano parte di un antico tempio pagano dedicato alla dea egizia Iside. Al centro il sepolcro di San Petronio patrono di Bologna. All’interno si possono vedere due belle lastre in marmo pario con rilievi a giragli, di età adrianea. L’ultima delle chiese sulla sinistra è dedicata ai due protomartiri bolognesi Vitale e Agricola, è l’unica chiesa a Bologna a conservare la forma basilicale a tre navate chiuse a oriente da tre absidi. La suddivisione è operata da quattro pilastri polilobati in cotto e da quattro colonne: tre, in marmo, sono di spolio mentre la quarta, forse ottocentesca è in selenite. Sempre in selenite sono tutti i capitelli sia quelli a cubo smussato sia quelli vagamente corinzi. Un solo capitello, quello che sovrasta l’ultima colonna sulla destra è in calcare, ha forma ionica, e proviene da un tempio romano. La facciata della chiesa è dell’800; la formella sopra la porta rappresenta Cristo tra i due protomartiri bolognesi ed è il calco di un rilievo oggi perduto. I soli frammenti antichi di età romana e medievale sono stati inseriti sotto le arcatelle della facciata senza un ordine preciso al solo scopo di nobilitare l’opera.  

 

8. Casa Melloni, anticamente dei Bolognini: portale (cotto)

 

Casa Melloni, anticamente dei Bolognini: portale (cotto)Sito in via Castellata al numero civico 2, il portale con arco a sesto acuto ha una splendida ghiera e risale agli inizi del XV secolo. Via Castellata si unisce con via Rialto che in passato aveva questo nome solo tra la confluenza delle due strade e via Santo Stefano: la parte a sud, verso via Orfeo, aveva il nome di via Fiaccacollo o Fiaccalcollo e qui scorreva, non tombato, il canale Savena. “Fu principiato questo Canale nel 1177 e la sua Acqua fù condotta per solo servigio de’ Molini. O il tempo, o le piene di Savena, o le guerre lo distrussero, ma fù di nuovo riaperto a beneficio de’ Molini nel 1221. ed al comparire della sua acqua in Città furono fatte pubbliche feste ed allegrezze nel 1224. in cui poterono usarne i Tintori, i quali la scopersero ottima per la Seta e per i Panni specialmente per le tinte in grana” Così scrive Serafino Calindri nel suo “Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico della Italia” (1782). La Castellata “anticamente ebbe il nome di Fossato, di fossato di S. Lorenzo, e di Fossato dei Cartolari, perché qui presso vi furono le fossa del secondo recinto, e perché i cartolari avevano le loro fabbriche in Cartoleria Vecchia [oggi viaCartoleria]”. L’ubicazione dei primi filatoi bolognesi ci viene data dallo storico Pasquali Alidosi che ne colloca, già nel 1359, in via de’ Molini da Galla, l’attuale via Castellata, e in via Fiaccacollo. Così scrive Giuseppe Guidicini nelle “Cose notabili della città di Bologna” (1868). Uno di questi filatoi per la seta si trovava proprio nella casa Bolognini che fa da cuneo tra le due strade Rialto e Castellata. 

 

Croce greca patente (calcare)9. Croce greca patente (calcare)

 

Questa piccola croce, nascosta oggi da un segnale stradale, si trova in vicolo Borchetta ed è l’unica testimonianza dell’antica Chiesa della Magione. La parola Magione, era una trasposizione popolare della parola francese maison vale a dire casa. Qui aveva sede in Bologna il potente ordine religioso-militare dei Cavalieri Templari fondati in Francia all’inizio del XII secolo da Ugo di Payns.  

 

 

 

Lapide della Torre della Magione (calcare) 10. Lapide della Torre della Magione (calcare)

Questa lapide, collocata in Strada Maggiore all’angolo con vicolo Malgrado, è la trascrizione di quella sovrastante in latino. L’iscrizione ricorda un evento del 1455 che fece epoca quando, alla presenza di una folla immensa, il celebre e geniale architetto-ingegnere Fioravante Fioravanti, detto Aristotele, con una macchina di sua invenzione trasportò intatta, dalle fondamenta alla cima, per circa 13 metri la Torre della Magione, che fu poi demolita nel 1825. La torre venne spostata perché impediva di vedere dalle Due Torri la Porta Maggiore, danneggiando così la prospettiva d’insieme. Fioravanti fu a Bologna architetto del Palazzo Spada in via Castiglione. Sempre con una macchina di sua invenzione egli posizionò il celebre Campanaccio, la campana Maggiore, sulla torre dell’arengo in piazza Maggiore. Fioravanti fu un personaggio straordinario che viaggiò moltissimo e fu architetto di numerose costruzioni soprattutto nell’Europa dell’Est: sua è, ad esempio, la Chiesa dell’Assunta a Mosca.

11. Porta Maggiore (cotto, arenaria)

Porta Maggiore (cotto, arenaria)È questa una delle venti porte della Circla, vale a dire dell’ultima cerchia di mura che racchiusero la città di Bologna sino ai primi anni del ‘900. La porta, costruita nella prima metà del XIII secolo, ebbe varie forme e fu anche circondata da una possente fortezza. Alla fine del ‘700 la porta si presentava con una forma completamente diversa, tipicamente tardo- rinascimentale-baroca, con arco a tutto sesto, possenti colonne laterali a dadi, simili a quelle del portale di Palazzo Bocchi in via Goito, architrave con metope e timpano. La porta era sormontata da un torresotto di avvistamento. Questa grandiosa architettura, disegnata dal famoso architetto Carlo Francesco Dotti, a cui si deve anche la costruzione del celebre Santuario della Madonna di San Luca, venne ridotta alle forme attuali nei restauri del 1909 per recuperare ciò che era rimasto dell’antica costruzione del XIII secolo. L’arco ogivale, completamente rifatto, si deve all’intervento dell’architetto Alfonso Rubbiani. 

 

12. Portico di Santa Maria dei Servi (calcare nodulare veronese)

Portico di Santa Maria dei Servi (calcare nodulare veronese)Visione parziale dell’agile e splendido porticato della Chiesa di Santa Maria dei Servi. Questo monumento venne realizzato dall’architetto Antonio di Vincenzo verso il 1393 ed era limitato al fianco della chiesa che corre parallelo a strada Maggiore. Il quadriportico, sul sagrato, venne edificato, con identico stile, attorno al 1515 e completato solo nel 1855 dopo aver soppressa ed atterrata, nel 1840, la chiesa parrocchiale di S. Tommaso di Strada Maggiore che si trovava all’angolo tra le attual vie Guerrazzi e Maggiore. Sullo sfondo si intravede il porticato di via Guerrazzi. Questa via, come ci ricorda Mario Fanti, ebbe nel tempo numerosi nomi: Fossato, Braina, Braina di S. Tommaso, Braina di Strada Maggiore. Venne detta Cartoleria Nuova quando i cartolari si spostarono qui, nel 1451, da via Cartoleria (che fu da allora detta Vecchia) per usufruire dell’acqua del Savena che entrando da porta Castiglione, scendeva per via Fiaccailcollo (attuale via Rialto) e proseguiva a nord in questa direzione.

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