Geologia, suoli e sismica

Quartiere di San Procolo

Mappa Quartiere di San Procolo (jpg96.65 KB)1. L’Archiginnasio 
2. Oratorio dello Spirito Santo: particolare
3. Casa-Torre dei Catalani: una delle due porte d’ingresso
4. Anelle in ferro su conci in selenite
5. Palazzo Sanuti-Bentivoglio-Campeggi-Bevilacqua: il terrazzo
6. Santuario del Corpus Domini: statua di San Bonaventura
7. Collegio San Luigi: lacerto di un portale del XIV sec.
8. Serraglio di strada Castiglione
9. Palazzo di Residenza della Cassa di Risparmio di Bologna: particolare del motivo ornamentale a piano terra
10. Torre o casa-torre di Bertolotto o dei Clarissimi: la finestrella
11. Monumento funebre di Egidio Foscherari in piazza San Domenico

1. L’Archiginnasio (arenaria, cotto)

L’Archiginnasio (arenaria, cotto)Questo straordinario edificio porticato venne costruito a oriente della piazza Maggiore dietro la Basilica di San Petronio tra il marzo del 1562 e l’ottobre del 1565. Il progetto si deve al celebre architetto Antonio Morandi detto il Terribilia. Lungo 139 m ha 30 archi sorretti da 31 colonne in arenaria. La ragione per cui venne aperta e, come appena detto, in brevissimo tempo chiusa una fabbrica così imponente fu quella di accogliere, in un’unica sede le diverse scuole dello Studio bolognese sparse un po’ ovunque per la città. Si racconta anche che l’edificio venne in fretta e furia costruito per impedire il compimento della Basilica di S. Petronio che, secondo il progetto originario di Antonio di Vincenzo oggi andato perduto, doveva avere forma di croce latina e uno dei rami doveva coprire proprio parte dell’area dove oggi sorge l’Archiginnasio, assumendo in tal caso dimensioni superiori a quelle della Basilica di San Pietro a Roma il che avrebbe infastidito il Papa.

2. Oratorio dello Spirito Santo: particolare (cotto)

Oratorio dello Spirito Santo: particolare (cotto)Si trova in via Val d’Aposa dove un tempo (sino al 1070) scorreva scoperto il torrente Aposa che poi scendeva via Galliera, via Avesella per perdersi infine nelle paludi a nord della città fuori Porta Galliera.I bei rilievi quattrocenteschi in terracotta della minuscola facciata sono attribuiti allo scultore Vincenzo Onofri di cui nella Basilica di S. Petronio si conserva un Compianto in terracotta policroma ispirato a quello ben più importante di Nicolò dell’Arca che si trova nella Chiesa di S. Maria della Vita. Questo minuscolo gioiello venne eretto verso il 1481 a spese dei padri Celestini e dei fedeli per conservare un’immagine miracolosa della Beata Vergine rinvenuta in questo sito. Nel 1497 divenne sede della Compagnia dello Spirito Santo fondata l’anno prima dal celebre giurista e lettore nello Studio Lodovico Bolognini. La Compagnia venne soppressa nel 1700 e la chiesa cadde in rovina. Nel 1957, grazie ad un accurato restauro, è stata riportata al suo antico splendore.

3. Casa-Torre dei Catalani: una delle due porte d’ingresso (selenite, cotto)

Casa-Torre dei Catalani: una delle due porte d’ingresso (selenite, cotto)È in vicolo Spirito Santo e rappresenta un notevole e raro esempio di edilizia gentilizia degli inizi del XIII secolo. La notizia, riportata da diversi Cronisti ma priva di fondamento, è che questa fosse la torre più alta di Bologna dopo quella degli Asinelli e siccome percolante data l’esiguità dei muri perimetrali alla base sarebbe stata mozzata nel 1494. La costruzione fortificata era probabilmente ad uso abitativo, ciò si desume dalla forma: presenta sezione rettangolare di 8,55 m per 7,10 m, mentre le torri avevano sezione quadrata; ha tre vani interni e uno sotterraneo e presenta anelle di ferro murate su blocchi di selenite a circa 1,5 metri dal suolo che servivano per legare i cavalli o i buoi ed erano caratteristiche delle case e non delle torri. I muri sono a sacco con cortine di laterizio riempite da sassi di fiume miste a calce all’interno; lungo gli spigoli alla base sono presenti alcuni blocchi di selenite e uno di trachite verosimilmente di spolio. Più volte restaurata mostra ancora i caratteristici fori da ponte utilizzati per le impalcature ai tempidella sua costruzione. Sulla porta volta a ponente con soglia, architrave e modiglioni ravvicinati in selenite. Nell’arco sovrapposto a sesto circolare, formante una lunetta, c’era un affresco rappresentante San Celestino.

4. Anelle in ferro su conci in selenite

Anelle in ferro su conci in seleniteIn vari punti della città è possibile osservare anelle di ferro fissate a blocchi di selenite inseriti nei muri in cotto. Ricordano la Bologna medievale e servivano per legare i cavalli o i buoi; in certi casi, dove scorreva l’acqua dei fiumi o quella dei canali, servivano ad ancorare le barche. Un tempo Bologna era una città d’acqua: della fitta rete di canali che attraversavano la città in superficierestano i nomi delle vie (del Porto, Riva di Reno, Val d’Aposa, delle Moline, Savenella) e alcuni suggestivi scorci come la finestrella di via Piella (piccola finestra che si affaccia sul canale delle Moline). Il canale di Reno che entrava in città alla Grada era in gran parte scoperto e la parte sinistra del corso, dalla Grada a via San Felice, era attrezzata a gradoni per le lavandaie. Solo cinquant’anni fa il canale è stato tombato.

5. Palazzo Sanuti-Bentivoglio-Campeggi-Bevilacqua: il terrazzo (arenaria)

Palazzo Sanuti-Bentivoglio-Campeggi-Bevilacqua: il terrazzo (arenaria)Si affaccia su via D’Azeglio. Il palazzo, la cui costruzione ebbe inizio nel 1477 per conto di Nicolò Sanuti, conte della Porretta, è l’unico edificio bolognese ad avere l’intera facciata in arenaria fatta venire dalla cava alla Madonna del Ponte nei pressi dei Bagni della Porretta, di proprietà dello stesso Sanuti. Alla sua morte, ancora incompiuto, venne ceduto dalla moglie Nicolosia nel gennaio del 1507 a Giovanni II Bentivoglio; qualche mese dopo, nella notte del 2 novembre, Giovanni con la sua famiglia fu costretto a lasciare Bologna. Nel 1547 il palazzo venne venduto al potente Cardinale Lorenzo Campeggi e qui, per motivi di sicurezza, si tennero tre sessioni dell’interminabile Concilio di Trento. Il palazzo che si sviluppa tra via Carbonesi e via Urbana è uno tra i più belli della città, ammirevole soprattutto per il superbo cortile interno a doppio porticato. La facciata, priva di portico, è protetta, ma non a sufficienza, da un tettuccio aggettante sorretto da mensole anch’esse in arenaria. Il marcapiano, un motivo ornamentale a livello della balaustra del piano inferiore e quello che serviva da sedile per la servitù nelle calde serate estive sono le parti oggi più degradate e sono state più volte sostituite con arenarie di diversa provenienza.

Santuario del Corpus Domini: statua di San Bonaventura (cotto)6. Santuario del Corpus Domini: statua di San Bonaventura (cotto)

Particolare del gruppo in terracotta che si trova agli angoli del Convento del Corpus Domini detto della Santa - Santa Caterina dé Vigri - all’angolo tra via Tagliapietre e via Urbana. Sotto questa statua si può leggere la seguente iscrizione: QUI LA SERA DEL 20 LUGLIO DEL 1913 L’ARCIVESCOVO GIACOMO DELLA CHIESA IN FORTUNOSO SCONTRO DI VETTURA PER DIVINA BONTÀ RESTÒ INCOLUME. LE SOVRASTANTI IMMAGINI DEI SANTI BONAVENTURA E ANTONIO DELLO SCAMPO INTERCESSORI VOLLE PER GRATO ANIMO RESTAURATE. Le statue in terracotta di autore ignoto sono del 1582. Il Cardinale Della Chiesa divenne Papa qualche mese dopo con il nome di Benedetto XV. Ad Istambul gli venne eretto un monumento con la seguente iscrizione: AL GRANDE PONTEFICE BENEDETTO XV NELL’ORA TRAGICA MONDIALE BENEFATTORE DEI POPOLI SENZA DISTINZIONE DI NAZIONALITÀ E DI RELIGIONI IN SEGNO DI RICONOSCENZA L’ORIENTE 1914-1919.

Collegio San Luigi: lacerto di un portale del XIV sec. (selenite, cotto)7. Collegio San Luigi: lacerto di un portale del XIV sec. (selenite, cotto)

Il lacerto assieme ad altri si trova sotto il portico dell’attuale Collegio San Luigi in via D’Azeglio n. 55. Questi reperti facevano parte di una costruzione addossata alla chiesa di S. Antonio Abate costruita nel 1328, poi interamente rifatta nel 1615 su progetto di Floriano Ambrosini, a cui si deve anche il disegno dell’Oratorio della Chiesa di Santa Maria della Vita in via Clavature dove è custodito il celeberrimo gruppo in terracotta noto come Il transito della Vergine del ferrarese Alfonso Lombardi. Bologna dentro le mura della Circla è piena di questi lacerti che ci parlano della città dei secoli XII-XIII e XIV.

Serraglio di strada Castiglione (cotto, selenite)8. Serraglio di strada Castiglione (cotto, selenite)

La foto lo ritrae dall’interno della cerchia penultima. Il Serraglio appartiene probabilmente alla prima metà del XI secolo ed è stilisticamente più evoluto di quello di porta San Vitale. Il suo torresotto, restaurato e modificato, non mostra più i caratteristici fori da ponte. Nel 1464 questo serraglio venne unito alla vicina torre quattrocentesca della famiglia Dolfoli e nel XVI secolo passò di proprietà alla famiglia Balzani e venne detto Torre dei Balzani. In un documento del 1071 questa torre viene ricordata come “Porta nova quae vocatur Castillioni”: struttura quindi che doveva preesistere alla costruzione del terrapieno, della fossa e delle mura in laterizio della seconda cerchia riferibili all’ultimo trentennio del XII secolo.

 

Palazzo di Residenza della Cassa di Risparmio di Bologna: particolare del motivo ornamentale a piano terra (Nembro di Verona)9. Palazzo di Residenza della Cassa di Risparmio di Bologna: particolare del motivo ornamentale a piano terra (Nembro di Verona)

La splendida costruzione è, per l’eleganza delle forme e per l’uso di materiali pregiati, uno dei palazzi italiani più belli di fine ‘800; fu realizzata su progetto dell’architetto Giuseppe Mengoni tra il 1868 e il 1876. I materiali di costruzione vennero scelti, dopo ampie discussioni, in base alle loro caratteristiche tecniche - valutazioni che in alcuni casi risultarono errate - e in base all’estetica. Per i rivestimenti dei prospetti al piano terreno vennero scelti il granito rosa di Baveno (gli zoccoli risultano oggi molto deteriorati) e il nembro di Verona. La pietra di Brenno venne invece utilizzata per i capitelli dei pilastri che si fessurarono in breve tempo e si dovette intervenire con due restauri. La pietra di Viggiù e il pomato d’Assisi rosa utilizzati per gli ornati delle finestre e la fascia in aggetto tra il primo e il secondo piano vennero in seguito sostituiti in parte col rosso ammonitico.

Torre o casa-torre di Bertolotto o dei Clarissimi: la finestrella (selenite)10. Torre o casa-torre di Bertolotto o dei Clarissimi: la finestrella (selenite)

In via Farini n. 22, di fronte al palazzo della Cassa di Risparmio nella quattrocentesca casa Saraceni è possibile osservare, trasformata in altana, i resti di una torre o forse di una casa-torre. La foto qui riprodotta mostra una finestrella d’epoca con soglia, montanti e architrave in selenite posta sul prospetto che vede il vicolo San Damiano così chiamato poiché nel palazzo della stessa via Farini, al numero civico 13, si conservano ancora oggi le rovine dell’antico monastero dei Ss. Cosma e Damiano. La torre si dice che venne costruita nel 1100 e che poi venne ribassata in quanto pericolante nel 1469. Più in alto a destra della finestrella è presente una porta-finestra, oggi accecata, che dava sul ballatoio in legno e che serviva a scopo sia offensivo sia difensivo in caso di attacco. Che la torre appartenesse ai tempi della sua costruzione ai di Bertolotto o Bertolotti è attestato dal Gozzadini sulla base di un documento del 1270; d’altronde nel XIV secolo l’attuale vicolo San Damiano si chiamava via Bertolotto.

Monumento funebre di Egidio Foscherari in piazza San Domenico (calcare, arenaria, marmo, cotto)11. Monumento funebre di Egidio Foscherari in piazza San Domenico (calcare, arenaria, marmo, cotto)

Dei quattordici sepolcri che sorgevano a Bologna - costruiti secondo il modello del celebre mausoleo del satrapo Mausolo ad Alicarnasso (Turchia), considerato una delle sette meraviglie del mondo classico - ora ne restano cinque. In piazza San Domenico oltre al sepolcro di Foscherari vi è quello del celebre giurista Rolandino de’ Passeggeri; gli altri tre sepolcri dei glossatori affiancano la Basilica di San Francesco in piazza Malpighi. Anche Egidio Foscherari fu celebre giurista e lettore nello Studio. Per la costruzione della sua tomba (1289) furono utilizzati mattoni smaltati e un arco in marmo con due pavoni, simbolo dell’immortalità dell’anima, che apparteneva a un ciborio del complesso stefaniano databile tra l’VIII e il IX secolo.

 

 

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