Nella Tab. 3 sono elencate le specie così selezionate; l'elenco può essere considerato il primo nucleo di una "lista rossa della flora del Modenese". Le ricerche sulla attuale consistenza della flora della pianura dovrebbero tenere questa lista come base di riferimento.

Tab. III. Elenco delle entità floristiche minacciate o presumibilmente scomparse nel Modenese. Prima "lista rossa" della flora modenese.

Entità
Località
Note
Acorus calamus
Castelfranco
Zone umide; scomparso in Regione.
Alopecurus bulbosus
Villa San Faustino
Pozze effimere, prati palustri; mancano segnalazioni recenti nell'Emilia continentale.
Astragalus cicer
Bosco di Nonantola, Finale
Rara in Italia. Mancano segnalazioni recenti nell'Emilia continentale.
Baldellia ranunculoides
Castelfranco, Valli di Sant'Anna
Zone umide; rarissima in Italia. Mancano segnalazioni recenti nell'Emilia continentale.
Carex hostiana
Villa San Faustino
Uniche località per l'Emilia continentale (segnalata anche al Libro Aperto); da confermare.
Ceratophyllum submersum
Bosco di Nonantola, Carpi
Acque stagnanti o fluenti; più rara della precedente; da confermare.
Cirsium canum
Villa San Faustino
Prati umidi; in forte contrazione in Italia. Estinto in Emilia-Romagna (Bertolani Marchetti, 1960).
Crypsis aculeata
Finale lungo il Panaro e risaie
Soprattutto lungo la costa; mancano segnalazioni recenti per l'Emilia continentale.
Crypsis alopecuroides
Finale lungo il Panaro e risaie
Terreni umidi; mancano segnalazioni recenti per l'Emilia continentale.
Fimbristylis dichotoma
Valli di Sant'Anna
Fanghiglia, sabbie umide; pochissime segnalazioni in Emilia; mancano conferme recenti.
Gaudinia fragilis
Villa Albareto
Prati umidi e pascoli; mancano conferme recenti.
Groenlandia densa
Bomporto, Castelfranco, Nonantola
Rinvenuta di recente nel Reggiano; da confermare.
Hippuris vulgaris
Dintorni di Modena
Acque limpide, stagnanti o lentam. defluenti; mancano segnalazioni recenti. Scomparsa in Emilia?
Isolepis setacea
Valli di Sant'Anna
Sabbie umide; mancano segnalazioni recenti; nel Reggiano nell'area dei Gessi Triassici
Juncus subnodulosus
Villa San Faustino
Rarissimo; mancano segnalaz. recenti nella pianura continentale.
Linum maritimum
San Cesario (Secchia), Valli di Sant'Anna
Prati umidi, anticam. presente anche nella Pianura padana continentale. Mancano conferme recenti.
Ludwigia palustris
San Cataldo
Fanghi, fossi, acque lente. Estinta quasi ovunque nella Pianura padana.
Nymphoides peltata
Finale lungo il Panaro e risaie
Acque stagnanti. In forte rarefazione.
Lythrum hyssopifolia
Villa Cognento
Fanghi, fossi, paludi e stagni. Mancano conferme nella Pianura padana continentale.
Lythrum tribracteatum
Finale lungo il Panaro e risaie
Fanghi, fossi, paludi e stagni. Mancano conferme nella Pianura padana continentale.
Lythrum virgatum
Castelfranco
Fossi e paludi. In fortissima rarefazione nella Pianura padana continentale.
Myosurus minimus
Tramuschio
Stazioni fangose primaverili. Unica località, mai confermata, per l'Emilia.
Oenanthe fistulosa
San Felice, Villa Albareto
Paludi e prati umidi. Da confermare.
Oenanthe peucedanifolia
Dintorni di Modena
Paludi e prati umidi. Da confermare.
Oenanthe pimpinelloides
Formigine
Fossi, acquitrini. Da confermare.
Oenanthe silaifolia
Saliceta Panaro
Fossi, acquitrini. Da confermare.
Potamogeton coloratus
San Cesario (Secchia)
Acque ferme o lentam. fluenti. Da confermare.
Potamogeton pusillus
San Felice, Villa Cognento
Fossi, canali, stagni, in acque limpide. Da confermare.
Potentilla collina
Castelfranco
Prati aridi, rupi, muri.
Potentilla heptaphylla
Argini di Secchia
Prati aridi su calcare.
Pulicaria sicula
Serraglio presso Finale
Luoghi umidi, fossi; rarissima in Emilia, dove mancano conferme recenti.
Ranunculus aquatilis
Bosco della Saliceta, Dintorni di Modena
Acque limpide, stagnanti o lentam. defluenti. Mancano conferme recenti nella Pianura padana emiliana.
Ranunculus auricomus (R. mutinensis)
Bosco di Nonantola, B. della Saliceta, San Felice
Boschi di querce. Unica località conosciuta in Emilia. Mancano conferme successive.
Ranunculus circinatus
Dintorni di Nonantola
Acque stagnanti e luoghi fangosi. Mancano conferme recenti nel Modenese.
Ranunculus ophioglossifolius
San Felice
Paludi, sponde di fossi. Mancano conferme recenti in Emilia.
Ranunculus peltatus
Novi
Fossi e acquitrini. Unica segnalazione per l'Emilia.
Rumex hydrolapathum
Modenese
Acque lente, paludi. Conosciuta lungo la costa, mancano conferme recenti nell'Emilia continentale.
Sagittaria sagittifolia
Castelfranco
Fossi, paludi, risaie, un tempo molto comune ma oggi in forte rarefazione. Mancano conferme.
Samolus valerandi
Dintorni di Modena, Novi, Valli di Sant'Anna
Fanghi, paludi. Quasi ovunque estinto nella Pianura padana; mancano conferme recenti nel Modenese.
Schoenoplectus mucronatus
Valli di Sant'Anna, Villa Albareto
Fossi ed acque stagnanti; risaie. Mancano conferme recenti nell'Emilia continentale.
Schoenoplectus triqueter
Dintorni di Modena, Nonantola, Valli di Sant'Anna
Paludi, fossi; come il precedente.
Spiranthes aestivalis
Valli di Sant'Anna
Prati umidi; rarissima in Italia, estinta in Emilia e in Romagna.
Succisa pratensis
Bosco di Campogalliano
Prati umidi. Rarissima nell'Emilia continentale; mancano conferme nel Modenese.
Taraxacum paludosum
Fontanazzi della Madonnina
Prati umidi. Rarissima nell'Emilia continentale; mancano conferme nel Modenese.
Trapa natans
Castelfranco
Acque stagnanti. Quasi ovunque scomparsa. Mancano conferme nel Modenese.
Trifolium maritimum
Castelfranco
Prati aridi; la segnalazione per il Modenese era l'unica per l'Emilia continentale.
Utricularia australis
Novi
Acque stagnanti. Rarissima nella Pianura padana. Mancano conferme nel Modenese.
Utricularia minor
Valli di Sant'Anna, Villa Cognento
Acque stagnanti. Rarissima nella Pianura padana. Mancano conferme nel Modenese.
Valeriana dioica
Campogalliano, Villa Sant'Agnese
Paludi acide, un tempo diffusa. Pochissime località note in Emilia; mancano conferme recenti per il Modenese.
Vallisneria spiralis
Castelfranco
Acque profonde. Rarissima e quasi ovunque estinta o da confermare.

La tabella comprende 50 specie, che corrispondono a circa 1/3 del patrimonio floristico nativo storicamente conosciuto per la pianura; la situazione come si vede è preoccupante!

A stime simili giungono anche Alessandrini (1995), Alessandrini e Branchetti (in stampa), Corbetta et al., 1981. In alcuni casi si tratta di specie quasi certamente scomparse dal Modenese; nella maggior parte dei casi invece non è possibile trarre giudizi definitivi: le specie, tutte sicuramente minacciate, sono da ricercare nei siti adatti.

Un breve approfondimento su Ranunculus auricomus, specie di boschi e prati umidi, rara e minacciata in Italia, che tende a formare microspecie endemiche; Pignatti (1976 e 1982), in base all'esame dei campioni raccolti da Andrea Fiori (Fiori And. & Bàguinot, 1910) al Bosco di San Felice, ha successivamente descritto una specie, R. mutinensis (Ranuncolo di Modena) verosimilmente estinta molti decenni prima del suo riconoscimento come specie autonoma.

Su questo primo lavoro è necessario attivare una serie di ricerche territoriali ad hoc mirate ad una più precisa quantificazione e qualificazione del patrimonio floristico attuale del Modenese, in riferimento particolare alla pianura. Sarà cosË possibile individuare:

  1. le aree di maggior pregio dal punto di vista della diversità e della rarità;
  2. le specie più rare e minacciate;
  3. le specie finora non conosciute per la flora modenese sia native che avventizie;
  4. le specie estinte.

Sarà possibile anche individuare le azioni prioritarie di protezione e di conservazione del patrimonio floristico: protezione delle aree, delle specie, azioni di conservazione ex-situ.

Le specie avventizie

Un altro tema di grande interesse è quello delle avventizie, giunte in conseguenza, diretta o indiretta, di azioni umane. La loro presenza è un efficace indicatore del livello di trasformazione territoriale; alcuni ambienti, come le città, sono dominati da avventizie. Sono la parte più dinamica del patrimonio floristico, grazie al continuo incremento del numero di specie.

Sono inoltre spesso attivi competitori del patrimonio naturale originario, sottraendo spazio (non di rado hanno forte invadenza) e creando sovraccarichi meccanici (le specie lianose).

Lo stesso vale per il patrimonio faunistico; cito solo qualche esempio tra i più eclatanti e conosciuti: la Nutria, che minaccia la nidificazione del Mignattino piombato; il Visone; il Pesce siluro; il Cinghiale infine che nelle colline sta fortemente impoverendo le popolazioni di specie vegetali bulbose e tuberose.

La Tab. IV elenca le specie avventizie rinvenute nel Reggiano in tempi recenti. Si tratta di ben 41 specie, per massima parte di piante di origine nordamericana, segnalate in precedenza in regioni o province limitrofe. Con pochissime eccezioni, esse sono state rinvenute nella fascia planiziaria, soprattutto in ambienti acquatici artificiali (le risaie, le casse di espansione) o naturali ma fortemente alterati (incolti e boscaglie ripariali lungo il Po).

Tab. IV. Piante avventizie rinvenute in tempi recenti nel Reggiano

Specie
Famiglia
Amaranthus paniculatus
Amaran.
Amaranthus spinosus
Amaran.
Ambrosia artemisiifolia
Compos.
Ambrosia coronopifolia
Compos.
Ammania auriculata
Lythrac.
Ammania coccinea
Lythrac.
Aster squamatus
Compos.
Azolla filiculoides
Azoll.
Bidens frondosa
Compos.
Conyza albida
Compos.
Conyza bonariensis
Compos.
Cuscuta cesatiana
Convol.
Cyperus esculentus
Cyper.
Echinochloa colonum
Gramin.
Eleusine indica
Gramin.
Elodea canadensis
Hydroch.
Euphorbia lathyris
Euphorb.
Euphorbia maculata
Euphorb.
Euphorbia prostrata
Euphorb.
Galinsoga parviflora
Compos.
Humulus scandens
Cannab.
Impatiens balfourii
Balsam.
Ipomea purpurea
Convol.
Lepidium virginicum
Crucif.
Lonicera japonica
Caprifol.
Lindernia dubia
Scrophul.
Matricaria inodora
Compos.
Mollugo verticillata
Mollug.
Narcissus tazetta
Amaryll.
Panicum capillare
Gramin.
Panicum dichotomiflorum
Gramin.
Paspalum paspaloides
Gramin.
Rorippa austriaca
Crucif.
Senecio inaequidens
Compos.
Sicyos angulatus
Cucurb.
Silene nocturna
Caryophyll.
Sisyrinchium bermudiana
Iridac.
Sporobolus vaginiflorus
Gramin.
Telekia speciosa
Compos.
Veronica peregrina
Scrophul.
Wolffia arrhiza
Lemnac

Una proposta operativa: le praterie arginali

Un altro habitat fortemente minacciato è quello delle praterie seminaturali della pianura; il tema è poco indagato e scarsamente percepito.

Ci si chiederà: ma dove sono le praterie nella pianura, oggi quasi totalmente occupata da strutture e infrastrutture e nella quale l'agricoltura occupa la maggior parte della superficie?

La risposta è semplice; intendo parlare dei corpi arginali che, per decine di chilometri affiancano i corsi d'acqua e costituiscono un sistema continuo e, dal nostro punto di vista, caratterizzato da numerosi fattori tutti favorevoli:

  1. Sono di proprietà pubblica.
  2. La copertura vegetale è continua ed è stata stabilmentemantenuta a prateria, per motivi di sicurezza idraulica. Gli sfalci periodici e regolari, condotti con modalità corrette e l'asportazione del materiale sfalciato hanno finora garantito la conservazione della diversità e la continuità fisica del cotico erboso.
  3. La notevole diversità ecologica in terminimicroclimatici (diverse esposizioni, diverso soleggiamento).
  4. Diversità edafica; sono cioè costituiti da suoli di diversa composizione.
  5. Diversità nel contenuto in acqua; ad es., lungo la sommità si creano addirittura situazioni xeriche, del tutto imprevedibili in un territorio complessivamente caratterizzato da abbondanza di acqua.
  6. Infine (ma forse primo per importanza) continuità storica, e quindi biologica ed ecologica: sono stati innalzati da molto tempo (in alcuni casi da secoli) e sono rimasti sostanzialmente immutati.

La copertura vegetale si è quindi formata in un contesto storico-ecologico molto diverso dall'attuali e, in senso ampio, può essere definita "relittuale", esempio vivente di "archeologia ecologica".

Studi appena iniziati a cura del nostro ufficio dimostrano la grande diversità floristica e vegetazionale associata a questi ambienti; tendenzialmente, a differenza di quanto avviene per gli habitat umidi, non si tratta di specie esclusive ma non per questo meno importanti, in relazione alla scarsa diversità complessiva della pianura.

Tra le entità floristiche e vegetazionali di maggior interesse finora rinvenute sono da citare:

  • diverse specie di orchidee (protette nella nostra Regione) legate a praterie mesiche e xeriche, rinvenute tra l'altro nella Riserva naturale di Alfonsine, nell'argine del Reno a Russi e di fronte a Gandazzolo, nell'argine dell'Idice dalla Riccardina fin quasi ad Argenta.
  • Astragalus cicer, minacciato e presumibilmente scomparso in larghe parti del suo areale originario, rinvenuto a Gandazzolo e lungo l'Idice.
  • lembi di brometi aridi, e di formazioni e terofite (archeofite) dei Secalietea cerealis, il contingente più antico di commensali delle colture di cereali.

Il dato che emerge in primo luogo è la generale sottovalutazione dell'argomento e la fortissima carenza di informazioni e valutazioni; sarebbe necessaria un'analisi accurata per individuare e qualificare il patrimonio floristico presente, per tipizzare la vegetazione e individuare le aree di maggior importanza.

Si assiste infatti a un progressivo e preoccupante abbandono delle modalità gestionali, alla sospensione della regolarità degli sfalci, all'utilizzo di macchine sovradimensionate (a volte anche con danni alla struttura arginale) e inadatte; inoltre il periodo di sfalcio è del tutto casuale e il materiale viene sempre più spesso abbandonato sul sito (a volte addirittura incendiato).

Sono cose rapidamente modificate in tratti arginali di sempre maggiore lunghezza, le condizioni ecologiche che mantenevano in equilibrio la situazione, e le le sue caratteristiche di "memoria biologica ed ecologica"; le conseguenze sono piuttosto gravi e a volte irreversibili: invasione di specie banali e prive di valore, ruderalizzazione, inquinamento floristico e vegetazionale; il tutto a scapito della diversità floristica preesistente.

Sarà necessario in tempi brevi riconoscere anche formalmente questo valore e mettere a punto un progetto comune che affronti tutti gli aspetti di questo argomento (da quelli scientifici e di sperimentazione a quelle programmatici e gestionali) per garantire la conservazione dei tratti arginali più significativi.

Conclusione

Una breve conclusione; spesso chi si occupa di biodiversità si trova costretto, anche con notevole dispendio di energie, a elencare le ragioni per cui questo patrimonio comune è da conservare; queste - come è noto - sono molte, chiare e non sono certo da ricordare in questa sede, con un pubblico presumibilmente già orientato per cultura, sensibilità e professione, verso la conservazione.

E' utile riportare i risultati di un'indagine (Eurisko, in Osti, 1992) svolta per conoscere l'incidenza nell'opinione pubblica di diversi punti di vista sulla conservazione della natura e sulle aree protette.

Il "concetto di natura" è stato articolato su 4 opzioni: 1. Natura come bene intrinseco; 2. come valore strumentale; 3. come àmbito di serenità e di pienezza; 4. come segno della propria identità.

Le risposte sono presentate in ordine di scelta; come prima scelta e quindi come valore prevalente il 50% degli intervistati ha risposto alla natura come "bene intrinseco", il 21.2% come "segno della propria identità" e solo l'11.1% come "valore strumentale".

La situazione, nonostante le radicalizzazioni strumentali di certa cattiva stampa, è mutata sensibilmente e favorevolmente; le istituzioni, cui per prime spetta questo compito, hanno il dovere di muoversi attivamente e responsabilmente per garantire l'esercizio di questo nuovo diritto della persona: il "diritto alla biodiversità".