Indagine sugli impianti arborei non da frutto (esclusi i pioppeti) effettuati con finanziamenti pubblici nella pianura emiliano-romagnola
Lo studio prende in esame i rimboschimenti e gli impianti per l'arboricoltura da legno effettuati con finanziamenti pubblici fino al 1997
L'indagine è stata condotta dal Dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Bologna, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e coordinato dalla Direzione Generale Programmazione e Pianificazione Urbanistica in collaborazione con la Direzione Generale Agricoltura.
Gli obiettivi dell'indagine sono di conoscere la consistenza, la distribuzione e le caratteristiche degli impianti arborei non fruttiferi (esclusi i pioppeti), distinguendoli fra loro per finalità dichiarata in fase di progettazione, al fine di verificare il grado di affermazione e i ritmi di accrescimento per trarre indicazioni utili sia per la loro gestione attuale e futura, sia per la progettazione e realizzazione di nuovi impianti.
- Testo della relazione (PDF - 1.1 MB)
- Allegato n. 1 - Indagini sull'architettura e struttura degli impianti (PDF - 25.6 MB)
- Allegato n. 2 - Attitudine alla produzione di legno di qualità per gli impianti di latifoglie di pregio (PDF - 720.0 KB)
- Allegato n. 3 - Fissazione della CO2 atmosferica negli impianti di arboricoltura da legno (PDF - 22.4 KB)
Risultati e conclusioni
Di seguito vengono esposte alcune considerazioni conclusive circa le diverse tipologie di impianto considerate nell'indagine. Sulla base di queste, vengono proposti alcuni interventi che si ritengono prioritari e necessari per favorire il raggiungimento degli obiettivi di carattere produttivo e/o ambientale che sono dichiarati per gli impianti studiati.
IMPIANTI CON FINALITÀ PRODUTTIVE
In questi casi, uno dei dati di maggior rilievo emersi dall’indagine è certamente la modesta qualità delle produzioni legnose ottenibili in molti degli impianti monitorati. Ciò è particolarmente evidente nel caso dei noceti, mentre la situazione appare meno compromessa negli impianti puri di ciliegio selvatico e, secondariamente, di frassino.
La scarsa idoneità di molti impianti puri di noce a fornire assortimenti legnosi di qualità è riferibile a vari fattori, tra i quali una errata scelta della specie in relazione alle caratteristiche dell'ambiente in cui si opera, l’insufficiente disponibilità di materiale vivaistico selezionato, l'applicazione di cure colturali non adatte in riferimento agli scopi perseguiti (es. potature troppo intense, mancanza di diradamenti, ecc…). Le osservazioni compiute in questa sede confermano sostanzialmente le notevoli esigenze edafiche del noce, evidenziate dalla bibliografia specifica, nonché l'importanza di una oculata scelta del materiale d'impianto e di una corretta e puntuale applicazione degli interventi colturali necessari per il raggiungimento degli obiettivi produttivi prefissati. Pertanto il perdurare dell’attuale situazione generale, con particolare rifierimento alla scarsa e difforme qualità delle produzioni vivaistiche disponibili ed alla carenza di conoscenze tecniche da parte degli operatori interessati, vanifica di fatto le aspettative dei proprietari e costituisce un impiego non positivo di risorse economiche pubbliche (aiuti U.E. d'accompagnamento alla Politica Agricola Comunitaria - P.A.C.).
Va anche considerato il tipo di organizzazione aziendale che in modo preponderante ha usufruito degli aiuti pubblici nel settore e le condizioni che la filiera ed il mercato locale del legno potranno offrire in futuro. Gli interventi sono attualmente molto frammentati e dispersi nel territorio, con tipologie diverse, di ridotte dimensioni; sarà, quindi, necessario operare per valorizzare sul mercato anche piccole quantità di prodotto.
A tal proposito Eccher e Pettenella (1990) consigliano la creazione di consorzi o associazioni di produttori, attivi quantomeno nella fase di valorizzazione e commercializzazione del prodotto, per fronteggiare meglio i problemi di un mercato futuribile. La banca dati prodotta con il presente censimento e monitoraggio permetterà, se adeguatamente implementata e aggiornata, di stimare le produzioni attese nelle diverse aree della pianura ed essere di ausilio nella organizzazione dell'offerta relativamente alla filiera del legno.
IMPIANTI CON FINALITÀ DI RIEQUILIBRIO ECOLOGICO
Queste tipologie di impianto hanno come scopo generale quello di migliorare l'ambiente locale, mediante la realizzazione di sistemi vegetazionali più vicini agli equilibri naturali rispetto agli agroecosistemi molto artificializzati ed impoveriti, tipici della pianura padana.
Allo stato attuale queste finalità vengono perseguite mediante la generica introduzione di specie arboree ed arbustive autoctone, ma in assenza di cognizioni circa le caratteristiche evolutive dei popolamenti così realizzati e quindi circa gli habitat che realmente potranno essere ricostituiti mediante questi rimboschimenti.
Per migliorare l'efficacia degli interventi considerati in termini ecologici generali e soprattutto nei riguardi della promozione e della salvaguardia della biodiversità, sarebbe necessario approfondire e definire i seguenti aspetti:
- individuare le specie vegetali e animali che devono essere oggetto di particolare tutela in ambito locale;
- qual'è il tipo di bosco, inteso come composizione specifica, struttura, dimensione, forma dell'impianto e architettura delle singole piante, più adatto come habitat per le specie che si intendono tutelare;
- quali sono le vie di colonizzazione più idonee perché queste specie possano raggiungere e diffondersi nel nuovo habitat (corridoi ecologici).
Lo studio della struttura e della composizione specifica di alcuni impianti realizzati potrebbe fornire un supporto valido, in particolare per rispondere al quesito di cui al punto 2. Essendo infatti il bosco un ambiente dinamico, particolare cura andrebbe posta nella creazione e nell'auto mantenimento, all'interno degli impianti stessi, di strutture adatte alle specie che si intendono "ospitare" e tutelare. Inoltre sarebbe necessaria una programmazione degli interventi, a livello di vasti territori, in quanto realizzazioni isolate ed indipendenti difficilmente riescono a soddisfare le diverse esigenze di conservazione e diffusione della biodiversità.
Questa programmazione dovrebbe considerare tutti gli impianti già realizzati (produttivi, polifunzionali e naturalistici), creando i collegamenti necessari tra i vari elementi territoriali attraverso la programmazione dei nuovi interventi.
IMPIANTI POLIFUNZIONALI
Anche per questa tipologia la situazione riscontrata con l'indagine non appare soddisfacente. Dalle osservazioni condotte sembra emergere una diffusa convinzione, da parte degli operatori, che la semplice consociazione di latifoglie di pregio con altre specie arboree possa automaticamente fornire legno di qualità e nel contempo condurre ad un miglioramento delle condizioni ecologiche locali.
Al contrario, questi impianti richiedono sia per la progettazione che per la gestione, specifiche competenze tecniche, poiché è necessario conciliare i metodi colturali dell’arboricoltura (come ad esempio la potatura sulle specie di interesse commerciale) con le tecniche selvicolturali volte al mantenimento di equilibri strutturali e compositivi meno artificiali e più autosufficienti. Servono per questo precise nozioni e tecniche, sviluppate in parte anche all’estero (Bequey et al. - 1997), che riguardano il tipo ottimale di consociazione, le eventuali potature ed interventi colturali, nonché le modalità di rinnovazione naturale e/o artificiale.
Molti impianti finanziati come arboricoltura da legno e quindi senza vincoli normativi risultano molto simili (per numero di specie, schemi di impianto e tipo di gestione) ai boschi polifunzionali; viceversa molti impianti finanziati come boschi polifunzionali sono realizzati in modo tale da apparire finalizzati all’arboricoltura da legno. Il limite tra le due categorie non sembra ben definito e i criteri con cui vengono svolte le cure colturali da parte del beneficiario sembrano spesso indipendenti dalle reali caratteristiche ed esigenze dell’impianto.
PROPOSTE DI INTERVENTO
Di seguito vengono esposti gli interventi che si ritengono più urgenti per conferire maggiore efficacia all’attività di investimento fondiario attuata con diversi obiettivi sul territorio regionale e agevolati da finanziamento pubblico.
Regolamentazione e controllo dell’attività vivaistica per consentire la diffusione di materiale di impianto con caratteristiche genetiche e morfologiche idonee alle diverse finalità considerate.
Potenziamento dell’informazione sulle finalità e sulle caratteristiche distintive delle diverse tipologie di impianto, per migliorare la progettazione da parte dei tecnici.
Definizione di linee guida per la progettazione delle diverse tipologie di impianto, in cui dovrebbero essere indicate le specie e le tecniche colturali preferenziali nei diversi ambiti territoriali per la realizzazione di impianti con finalità produttive, ambientali o miste; per gli impianti con finalità produttive, ciò potrebbe consentire di circoscrivere l’impiego di specie molto esigenti, come ad esempio il noce, solo nelle aree più favorevoli per clima e terreno, favorendo, in altri casi, la diffusione di altre specie idonee, quali ad esempio il ciliegio selvatico ed il frassino. Per le piantagioni con finalità di riequilibrio ecologico, potrebbero essere anche indicate, almeno a livello orientativo, le tipologie vegetazionali verso le quali indirizzare l’evoluzione dei rimboschimenti, ad esempio sulla base, di riconosciute priorità in termini di conservazione e diffusione di determinate specie vegetali e/o animali.
Intensificazione delle attività di assistenza tecnica agli operatori agricoli in relazione alla evidente necessità di sopperire alle scarse conoscenze dei proprietari e dei conduttori circa le migliori tecniche colturali da applicare negli impianti, in considerazione del fatto che tali tecniche possono essere molto diverse in relazione alle specifiche finalità degli impianti.
Coordinamento a livello territoriale degli interventi, allo scopo di ridurre, per quanto, possibile la dispersione degli stessi sul territorio. Una certa concentrazione delle aree "rimboschite" può agevolarne la gestione, nonché favorire la commercializzazione delle eventuali produzioni legnose ed incrementare considerevolmente il livello di "miglioramento ambientale" conseguibile.
Incentivazione dell’associazionismo tra proprietari per la gestione degli impianti e, nel caso di impianti di arboricoltura da legno o con finalità miste, per la commercializzazione dei prodotti legnosi ottenuti.
Promozione, a livello nazionale e locale, di una politica volta a favorire i contatti tra produttori e imprese di trasformazione del legno.
Per richiedere copia cartacea della relazione o per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Servizio Aree Protette, Foreste e Sviluppo della Montagna
Viale Aldo Moro 30 - 40127 - Bologna - Tel. 051/5276816 - Fax. 051/5276957
EMail: marco.pattuelli@regione.emilia-romagna.it