Depositi alluvionali di fondovalle ed approvvigionamento idropotabile nel settore collinare-montano
Depositi alluvionali di fondovalle ed approvvigionamento idropotabile, settore collinare-montano della Regione Emilia-Romagna
Nel territorio montano-collinare della Regione Emilia-Romagna, l’approvvigionamento idrico dei centri abitati deriva prevalentemente da sorgenti captate.
In linea con alcuni scenari previsti per l’Italia dai ricercatori del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) nel report annuale del 2019 emerge:
- Un aumento della temperatura fino a 2°C nel periodo 2021-2050 (rispetto a 1981-2010). Variazioni maggiori sono attese se dovesse verificarsi lo scenario peggiorativo, quello che comporterebbe cambiamenti climatici più intensi in presenza di concentrazioni più elevate di gas serra, per il quale l’innalzamento della temperatura potrebbe raggiungere i 5°C a fine secolo;
- Una diminuzione della pioggia media annuale, ma con episodi di maggiore intensità;
- Più giorni caldi e secchi. Sia per lo scenario ad emissioni di gas-serra contenute che per quello ad emissioni elevate, emerge un consistente aumento di giorni con temperatura minima superiore a 20°C in estate e che non scende sotto questa soglia nemmeno di notte (notti tropicali) e un aumento della durata dei periodi senza pioggia.
Tutto questo evidenzia il rischio concreto di una diminuzione della ricarica naturale delle sorgenti nel settore montano della Regione Emilia-Romagna, con conseguenti effetti negativi.
E’ quindi di interesse approfondire le potenzialità idrogeologiche dei depositi alluvionali di fondovalle, in quanto “custodi” di risorse idriche sotterranee in grado di integrare quelle delle acque sorgive.
Distribuzione dei depositi alluvionali di fondovalle a scala regionale.
I riquadri indicano le due aree di studio
Queste risorse sono disponibili nei sedimenti grossolani ad elevata permeabilità depositati dai corsi d’acqua, specie nelle porzioni di questi ultimi, il cosiddetto “subalveo”, dove esiste una connessione tra il fiume e la falda locale. Nonostante l’importanza strategica che possono assumere i corpi idrici dati dai depositi alluvionali delle vallate appenniniche, il loro assetto idrogeologico è al momento poco conosciuto.
Nell’ambito delle attività del Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli dedicate alle applicazioni della geologia per lo studio delle risorse naturali della montagna, è stato svolto uno studio applicativo che, partendo da una visione d’insieme sulla distribuzione dei depositi alluvionali di fondovalle nel settore montano regionale, ha individuato un percorso metodologico sperimentale per evidenziarne i settori che possono svolgere (in chiave previsionale) un ruolo strategico per l’approvvigionamento a uso acquedottistico.
Esempio di classificazione cartografica dei depositi alluvionali intravallivi connessi con l’alveo
Nel report vengono illustrati i contenuti salienti, nell’intento di fornire un inquadramento utile al quadro conoscitivo della pianificazione del settore acque ed allo svolgimento di successivi, locali approfondimenti attraverso studi di dettaglio, per la valutazione delle potenzialità idrogeologiche dei depositi alluvionali intravallivi.
- Depositi alluvionali di fondovalle ed approvvigionamento idropotabile, settore collinare-montano della Regione Emilia-Romagna (PDF - 2.2 MB)
realizzato da Stefano Segadelli, con contributi di Maria Teresa De Nardo (Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli, Direzione Cura del Territorio e dell’Ambiente, Regione Emilia-Romagna)
Il report illustra un percorso metodologico sperimentale per una zonizzazione dei depositi alluvionali di fondovalle nel settore montano regionale, partendo dall’analisi di dettaglio svolta in due aree di studio: il bacino idrografico del fiume Taro e il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano -area della Riserva MaB-Unesco.
In particolare si evidenziano i settori strategici dal punto di vista idrogeologico che, in condizioni favorevoli possono integrare i prelievi da sorgente e mitigare gli effetti alle siccità ricorrenti. Questo si può realizzare nel concreto, compatibilmente con i contenuti degli strumenti di pianificazione, attraverso una differenziazione preventiva delle fonti di approvvigionamento idropotabile, che si aggiungerà alle altre azioni che ordinariamente vengono attivate come, per esempio, l’efficientamento delle captazioni da sorgente oppure gli interventi per la riduzione delle perdite in rete.
La zonizzazione proposta è propedeutica a studi idrogeologici di dettaglio, che approfondiscano le effettive potenzialità, trattandosi di risorse sottoutilizzate per prelievi idrici. In particolare, in fase di approfondimento si dovrà definire:
- le caratteristiche litostratigrafiche dei depositi alluvionali;
- l’assetto idrogeologico dei depositi;
- la profondità e la geometria di massima del substrato roccioso;
- la caratterizzazione di tali complessi idrogeologici in termini di natura, produttività e qualità dell’acqua, a causa la loro connessione con le acque superficiali. E’ infatti evidente come le risorse idriche di subalveo risentano delle variazioni di qualità delle acque superficiali, anche in occasione di inquinamenti cosiddetti “istantanei” (ad esempio dovuti allo spandimento dei liquami) per cui cura particolare si porrà attraverso i trattamenti di potabilizzazione.
Tali analisi serviranno anche per capire l’impatto degli eventuali nuovi prelievi sulla capacità di ricarica naturale del sistema, anche relativamente alle acque sotterranee delle conoidi alluvionali di pianura, la cui ricarica è collegata alla disponibilità di quelle nei corsi d’acqua.
Infine, si evidenzia anche il valore ecosistemico delle suddivisioni individuate, in prima approssimazione, all’interno dei depositi alluvionali di fondovalle nel settore montano della regione e delle possibili ricadute nell’ambito della pianificazione di area vasta e di ambito comunale.