Geologia, suoli e sismica

L'Area Geologia suoli e sismica supporta le politiche regionali collegate all’ambiente e alla pianificazione territoriale, soprattutto attraverso la produzione di sistemi informativi territoriali e di cartografie geologiche, pedologiche e geo-tematiche. Nel campo della riduzione del rischio sismico e del monitoraggio strategico di alcuni rischi naturali come mareggiate e frane, si pone l'obiettivo di mitigarne gli impatti sul territorio e sulla popolazione. Inoltre lavora per identificare e studiare le risorse naturali come acque, suoli, energia geotermica, risorse minerali

10 - Le rocce dell'Emilia-Romagna

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Trascrizione

Le rocce dell'Emilia Romagna
Le ofioliti
Queste rocce sono lave, eruttate circa 150 milioni di anni fa sul fondo dell’antico Oceano Tetide che divideva l’Europa dall’Africa.
Il loro nome vuol dire letteralmente pietre serpente per il colore verdastro e lucido che le distingue.
A queste rocce si possono trovare associati diversi minerali; comuni come il quarzo e la calcite, rari come la jamborite, la datolite e la millerite, di quest’ultima si possono osservare attraverso la lente di ingrandimento all’interno della vetrina i minuscoli cristalli aghiformi.
In passato, dalle Ofioliti si estraevano diversi minerali tra cui rame e ferro; oggi sono generalmente utilizzate in edilizia per ricavare materiale lapideo ornamentale o semplice pietrisco.
Le argille scagliose
Sono una formazione geologica costituita da un miscuglio di frammenti di rocce come ofioliti, marne, arenarie e calcari immerse in una matrice argillosa. La genesi di queste rocce risale a circa 150 milioni di anni fa ed è legata ai movimenti tettonici relativi alla formazione della catena appenninica.
Dentro al sedimento argilloso i minerali come calcite, baritina, pirite e quarzo sono sparsi un pò ovunque. È possibile rinvenire concrezioni tondeggianti di argilla essiccata, nelle cui fratture si è depositata silice, baritina e carbonato di calcio. Sono le septarie, dal latino septum ovvero setto.
Il principale costituente di questa formazione è l’argilla, che modellata e cotta ad alte temperature diventa appunto terracotta, da sempre utilizzata in edilizia e per la produzione di manufatti. Decine di cave di argilla costellano il paesaggio tra Modena e Reggio Emilia, un’area specializzata nell’industria delle piastrelle ceramiche, famosa in tutto il mondo.

Le torbiditi
Sono le rocce più diffuse dell’Appennino emiliano-romagnolo. Si sono formate in ambiente marino a seguito dell’azione di correnti formate da sedimento e acqua dette di torbida. La deposizione è avvenuta in cicli successivi, a partire da 90 milioni di anni fa, producendo una successione alternata di strati di arenaria e marna. Queste rocce sono state da sempre utilizzate: il calcare marnoso, per la preparazione del cemento; l’arenaria come pietra ornamentale e da costruzione, come testimoniano i portali e le decorazioni dei palazzi nel centro storico di Bologna.
Le rocce torbiditiche si associano generalmente a poche specie di minerali quali il quarzo e la calcite e raramente includono fossili come l’ambra. Nella vetrina si possono ammirare alcuni cristalli di quarzo provenienti da Porretta Terme detti a tramoggia per la tipica forma a tronco di piramide cava rovesciata.

I gessi
6 milioni di anni fa il Mare Mediterraneo rimase isolato dall’Oceano Atlantico. Privo dell’apporto delle acque oceaniche e sottoposto a un’intensa evaporazione si ridusse a una serie di pozze d’acqua molto salate. I sali marini precipitarono cristallizzando dando origine a rocce dette evaporiti.
Queste rocce costituiscono una piccola porzione della fascia appenninica emiliano-romagnola, nota come la Vena del Gesso, caratterizzata da un paesaggio carsico. La peculiarità di questa area è la presenza di grotte con stalattiti e stalagmiti in gesso anziché in carbonato di calcio come comunemente avviene. Per questa unicità la Vena del Gesso è stata candidata a patrimonio dell’UNESCO.
Il gesso si può presentare in forma di cristalli prismatici appiattiti anche di notevoli dimensioni, come in aggregati lamellari a rosetta noti come rosa del deserto, oppure in masse compatte dall'aspetto simile allo zucchero. Molto frequenti sono i geminati a ferro di lancia o a coda di rondine. La perfetta sfaldabilità permette di dividere il gesso in lamine molto sottili e trasparenti tanto che nell’antichità veniva utilizzato come vetro per le finestre.
In cava, i cristalli di gesso sono associati a una matrice argillosa e si presentano opachi e traslucidi, come la luce lunare, e per questo motivo la roccia è anche nota come Selenite.
Le mura di età romana di Bologna, sono state costruite in grandi blocchi di Selenite proveniente dalle cave limitrofe alla città. In Romagna, il gesso è frequentemente associato allo zolfo che ha rappresentato fino alla prima metà del 900 una importante risorsa economica.

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ultima modifica 2023-04-06T13:10:41+02:00
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