Parchi, foreste e Natura 2000

Geomorfologia

Parco regionale Boschi di Carrega

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I terrazzi di Taro e Baganza

Le colline che, in una singolare successione di dorsali parallele, separano ancora il Taro dal Baganza in prossimità della pianura, sono legate alla storia quaternaria dei due corsi d'acqua. I terreni che affiorano rappresentano, infatti, i sedimenti fluviali, organizzati in terrazzi, che si formarono nell'arco di tempo che abbraccia gli ultimi tre periodi glaciali (Mindel, Riss e Würm, tra 500.000 e 15.000 anni fa). Questi antichi depositi alluvionali, fra i quali si trovano anche limi eolici (i loess) tipici delle steppe che si estendevano nei periodi glaciali, sono una testimonianza degli effetti che le grandi variazioni climatiche quaternarie produssero nell'area pedemontana, portando all'alternarsi di situazioni ambientali molto diverse tra loro. Durante le fasi molto piovose che caratterizzarono l'inizio del raffreddamento, il Taro e il Baganza, che sino al tardo würmiano era un affluente del primo, trasportavano abbondanti materiali alluvionali, che venivano distribuiti lungo i fondovalle e, soprattutto, come ai Boschi di Carrega, allo sbocco vallivo, nelle antiche e vaste aree delle paleo-conoidi. Durante i successivi culmini freddi (le glaciazioni), i depositi vennero incisi dagli stessi corsi d'acqua che li avevano formati, con la creazione di scarpate che diedero origine ai ripiani detti terrazzi; alla formazioni di questi ultimi hanno contribuito anche le ultimissime fasi di sollevamento che interessarono il margine appenninico, che hanno portato a quote abbastanza elevate sedimenti fluviali piú antichi, come quelli del Mindel e del Riss.

I calanchi di Maiatico

CimaI rilievi che si alzano ai margini meridionali del parco sono, invece, costituiti da sedimenti argillosi di origine marina, che si depositarono durante il Pliocene medio e superiore su fondali abbastanza profondi. I celebri calanchi della Costa, presso Maiatico, mettono bene in evidenza la natura estremamente erodibile di queste rocce, che in molti tratti delle colline emiliane affiorano con queste tipiche morfologie.

 

 


Approfondimenti

Le terre rosse
Durante le fasi calde, tra una glaciazione e l'altra, i depositi alluvionali si alterarono profondamente e furono soggetti a intensi fenomeni di pedogenesi, dando origine a terreni in prevalenza argillosi, di colore rosso-giallo per l'accumulo di ossidi e idrossidi di ferro. Questo accadde soprattutto per i depositi del Mindel, durante l'interglaciale Mindel-Riss, che formano oggi riconoscibili suoli rosso-ocra, ma anche per quelli rissiani, che, insieme al loess dello stesso periodo, costituiscono la maggior parte dei suoli presenti nel territorio del parco. In questi ultimi, durante fasi climatiche caldo-umide, scomparvero i solubili ciottoli calcarei, mentre quelli silicei resistettero creando arricchimenti residuali, che nel Paleolitico fornirono ai primi abitanti materiale per i loro utensili.

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ultima modifica 2012-05-28T19:37:00+02:00
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