Davide Emiliani WWF Ravenna
A.R.E. Villa Romana di Russi

Convegno "Le aree di riequilibrio ecologico: riqualificazione ambientale e tutela della biodiversità nella pianura", Bologna, 3 febbraio 1997

Il WWF (Fondo Mondiale per la Natura) è l'associazione naturalistica che in Italia gestisce il maggior numero di ambienti protetti tramite il proprio sistema delle Oasi.

Esse rappresentano la forma di intervento più diretto per salvare e tutelare gli ambienti naturali minacciati, ed è il più grande progetto di conservazione del WWF Italia diretta conseguenza di una coraggiosa scelta avvenuta con la nascita stessa dell'associazione nel nostro paese. Essa fa riferimento ad uno dei punti chiave del documento "Caring for the Earth" (prendersi cura della Terra). Strategia per un vivere sostenibile promosso da IUCN-UNEP-WWF.

Il documento enuncia tale principio:

le aree protette vengono istituite per salvaguardare rilevanti esempi del nostro patrimonio culturale o naturale per la loro stessa importanza per la conservazione dei sistemi basilari per la vita e la diversità biologica e per il godimento umano. Possono esservi varie categorie di aree protette, ognuna in grado di fornire benefici diversi. Ogni paese dovrebbe costituire un esteso sistema nazionale di aree protette che comprenda varie di queste categorie.

Il WWF intraprese questa strada nel 1967 affittando la laguna di Burano, ma il significativo sviluppo del sistema oasi è avvenuto solo a partire dai primi anni '80, e a tutt'oggi (dati ufficiali aggiornati ad aprile '96) le aree protette e gestite sono 77.

L'estensione totale ammonta a 27.000 ettari dei quali 16.600 ettari sono gestiti direttamente tramite proprie strutture. Inoltre il territorio protetto di proprietà dell'associazione è di 5.200 ettari acquistati con i fondi provenienti da specifiche campagne o tramite lasciti ereditari di soggetti privati.

La tipologia in percentuale, degli ambienti protetti è rappresentata:

per il 48 % da zone umide

il 26,9 % da ambiente montano

il 5,9 % da boschi e macchie mediterranea

il 17,3 % da ambienti vari

l' 1,4 % da coste e mare

l' 1 % da aree urbane.

La bassa percentuale delle aree urbane denota il marcato interesse dell'associazione verso la protezione delle aree inserite in contesti ambientali naturali.

Invece, la bassa percentuale protetta delle coste e del mare è da attribuirsi alle difficoltà burocratiche, restando comunque il WWF il primo e quasi unico gestore di questa tipologia di riserve.

Questo capitale naturalistico gestito da una associazione privata basata sul volontariato si traduce in una serie di cifre.

170 sono le persone coinvolte a titolo di guardie, responsabili, collaboratori e volontari attivisti.

3 i Ministeri coinvolti (trasporti e navigazione, ambiente, risorse agricole e forestali).

2.700 ettari vengono gestiti con un costo annuo di 2,7 miliardi di lire (100.000 lire per ettaro).

Nelle oasi operano 14 centri di recupero di animali selvatici e 5 centri di educazione ambientale (CEA) delle 77 oasi 54 sono aperte al pubblico di cui 49 sono dotate di strutture per la visita e accolgono ogni anno 300.000 visitatori paganti. Essendo le oasi con biglietto d'ingresso un numero limitato non è errato supporre che il numero dei visitatori sia almeno tre volte superiore.

14 sono le cooperative di giovani locali che lavorano per il WWF nelle oasi. Infine 4 oasi ricadono in parchi Nazionali, 2 in parchi Regionali, 11 in riserve Statali, 5 in riserve Regionali, 1 è monumento nazionale, e 13 sono le aree riconosciute dallo stato e quindi soggette a finanziamenti pubblici.

Sotto l'aspetto conservazionistico le oasi WWF proteggono 4.150 ettari di zone umide di importanza internazionale.

Inoltre sono circa 100 le specie presenti nelle oasi e considerate in pericolo d'estinzione in Italia, mentre 17 sono le specie protette dichiarate in pericolo d'estinzione dall'IUCN.

In Emilia Romagna (dati ufficiali aprile 96) sono presenti sette oasi del WWF suddivise:

n. 3 in provincia di Ravenna per un totale di 477 ettari (457 umido-20 vario)

n. 2 in provincia di Bologna per un totale di 55 ettari (50 montano 5 vari)

n. 1 in provincia di Modena per un totale di 1,33 ettari (umido)

n. 1 in provincia di Parma per un totale di 600 ettari (boschivo)

TOTALE ettari protetti 1.133,33.

L'istituzione della prima oasi risale al 1980 col la preziosa e suggestiva area di Punte Alberete e Valle Mandriole (RA). In seguito sono trascorsi dieci anni prima che venisse istituita la seconda oasi, Montovolo (BO) seguita a breve da tutte le altre: Sassoguidano, via Cerba, Siberia, Villa Romana di Russi, oasi dei Ghirardi. Mentre per il solo 1997 ne sono state proposte altre cinque.

In tutti i casi, esclusi quelli dove l'associazione è proprietaria dell'area, la gestione viene svolta tramite la stipulazione di una convenzione tra l'associazione e la controparte proprietaria dell'area.

Attualmente sono in essere convenzioni con i seguenti soggetti.

amministrazione comunale

azienda municipalizzata

Ente Parco

privati proprietari dell'area

mentre due oasi sono di proprietà dell'associazione.

le attività di gestione vengono svolte attraverso prestazioni di volontariato dei soci attivi che in due casi si sono costituiti in cooperativa.

Questo permette la corretta fruizione delle oasi che è articolata secondo quanto segue:

In tre oasi vige l'accesso interdetto e le visite si svolgono solo con l'ausilio di una guida.

Quattro oasi sono fruibili attraverso un percorso natura attrezzato

Due oasi dispongono di un centro visite.

Analizzando il ruolo svolto da questi ambienti sotto l'aspetto conservazionistico faccio direttamente riferimento alla direttiva CEE 92/43 che individua alcune priorità ambientali suddivise per habitat, specie di vertebrati terrestri e uccelli per i quali corrono particolari misure di tutela. Gli habitat presenti nel territorio regionale ricadente nelle citate oasi sono 2 dei 13 elencati e tutti e due (100 %) nell'oasi Punte Alberete Valle Mandriole.

I vertebrati terrestri (mammiferi, rettili, anfibi) sono presenti con 3 delle 23 specie considerate di cui il 66 % a Punte Alberete - Valle Mandriole.

Tra le specie dell' avifauna ne sono presenti 31 delle 98 considerate di cui l' 87 % a Punte Alberete e Valle Mandriole.

Da questi dati si può rilevare come il WWF abbia giustamente individuato già prima del 1980 in Punte Alberete e Valle Mandriole due ambienti prioritari da proteggere e come invece questi vengono tenuti in poco conto nella zonizzazione delle stazioni del Parco del Delta, mentre una simile ricchezza naturalistica necessita di ambienti naturali attigui ugualmente tutelati e conservati.

Il fine della conservazione passa sempre attraverso la gestione di un ambiente rivelandosi uno dei compiti più difficili. Questo è tanto più vero quando l'ambiente è poco esteso e circondato da un territorio antropizzato come nel caso di quasi tutte le oasi e A.R.E.

Purtroppo mi è materialmente impossibile trattare un argomento cos¿ complesso e fondamentale nel breve spazio a mia disposizione perciò mi limiterò a tracciare le linee principali della gestione finalizzata alla corretta fruizione.

L'obbiettivo primario della gestione prevede di CONSERVARE E TUTELARE L'AMBIENTE NATURALE IN TUTTE LE SUE COMPONENTI.

Ciò può significare l'istituzione di un vincolo di tutela integrale ove la fruizione sia interdetta. Sono generalmente casi-limite dove l'ambiente sia di estensione ridotta e/o di alta valenza naturalistica.

Il secondo obiettivo è quello di condurre una gestione finalizzata ad una corretta fruizione. I vincoli applicati alla fruizione prevedono che essa possa essere limitata e controllata es. durante il periodo riproduttivo e/o in alcune aree di particolare interesse.

I visitatori vanno indirizzati verso l'utilizzo di strutture che possano soddisfare le esigenze didattiche e culturali. Di norma un'oasi aperta al pubblico deve essere provvista di un percorso che conduca il visitatore alla conoscenza delle dinamiche ambientali di flora e fauna attraverso i classici pannelli didattici che debbono essere di "lettura immediata". L'utilizzo degli osservatori, in particolare nelle zone umide permette l'osservazione dal vivo delle specie selvatiche.

In alcuni casi è proponibile disporre cartelli numerati lungo il percorso che richiamano altrettante stazioni di particolare interesse. Il percorso viene poi riproposto con le dovute spiegazioni per ogni stazione su una pratica guida distribuita gratuitamente ai visitatori. Questo risulta essere un valido strumento per rendere interessante una visita all'oasi permettendo di divulgare tra le persone le conoscenze di un territorio e della sua conservazione e importanza naturalistica.

Altre strutture di sicura utilità sono:

il centro visite provvisto di un'area didattica, un museo, servizi, e un punto shopping.

La fase didattica trova la massima espressione attraverso un'area apposita dove in uno spazio limitato si possono osservare flora e fauna del luogo o specie rare motivo di partocolare tutela tramite progetti di conservazione.

In questo modo al visitatore è permesso di avvicinarsi a molte specie spesso minacciate allo stato naturale facendo comprendere l'importanza di non recarsi in massa attrverso i luoghi dove queste specie ancora sopravvivono. Gli alunni delle classi in visita possono invece acquisire in breve tempo informazioni e materiale per le attività didattiche.

Un'edificio da destinare a foresteria permetterà di dare alloggio al personale dell'oasi ed eventualmente ai visitatori che desiderano sostarvi, e ai ricercatori facilitando indirettamente la ricerca scientifica utile ai fini della gestione.

In strutture particolarmente capienti possono essere organizzati centri di educazione ambientale (CEA) ricercati e fruiti da numerosissime classi ogni anno.

Fuori dal periodo scolastico le stesse strutture sono utili per ospitare campi di lavoro dei volontari durante il periodo estivo.

La disponibilità di materiale promozionale ed educativo è un punto di forte interesse sia per chi lo gestisce sia per il visitatore. Vendere materiale è fonte di entrate ma anche divulgazione di notizie e informazioni sull'oasi e sugli aspetti storici e naturali. Ovviamente si scende anche al livello dei classici gadgets (magliette, spille, adesivi, posters, cartoline). Oltre alla già citata guida con le stazioni di sosta, è utile stimolare le visite ripetute all'oasi tramite la distribuzione di schede " check-list " di flora e fauna dove il visitatore può registrare ciò che osserva durante il trascorrere delle stagioni.

L'obiettivo resta sempre quello di sviluppare nelle persone un livello culturale attraverso il quale , al termine della visita dovrebbero avere appreso e possibilmente apprezzato qualcosa di nuovo che li stimoli al rispetto e alla conoscenza del minacciato mondo naturale.

Le oasi e le loro strutture vengono gestite secondo le diverse realtà locali in un'ampia casistica di esempi.

Generalizzando si può affermare che la gestione ottimale deve prevedere la presenza di almeno una guardia affiancata da obiettori e volontari coordinati da un responsabile.

Per esperienza posso affermare che raramente le condizioni economiche e le realtà politiche per mettono l'assunzione di una guardia. Gli obiettori generalmente non possiedono una professionalità applicabile alla gestione delle oasi e comunque sono per principio scarsamente motivati. I volontari, in quanto tali, svolgono invece un'attività limitata e saltuaria per cui risulta notevole l'impegno del responsabile nel motivare e amalgamare le persone coinvolte.

Negli ultimi anni è sempre più frequente la formazione di cooperative di giovani che gestiscono le diverse attività (produzione materiale, visite, educazione ambientale, prodotti dell'oasi, vigilanza). In rari casi queste cooperative hanno messo in rete diverse oasi ricadenti in un territorio fornendo servizi e valorizzando aree protette " minori " difficilmente gestibili singolarmente.

La trentennale esperienza acquisita fino ad ora dal WWF nella gestione delle oasi , oltre ad essere in costante evoluzione ci ha permesso di dotarci di conoscenze tecniche e pratiche che mettiamo frequentemente a disposizione degli Enti Pubblici promotori di aree protette e sempre più frequentemente richiestici anche da soggetti privati nella gestione di aree naturali.