Parchi, foreste e Natura 2000

Arvicola delle nevi

Arvicola delle neviOrdine: Roditori - Famiglia: Microtidi

 

Chionomys nivalis (Martins, 1842)

Collocazione biogeografica: mediosudeuropeo-turanica montana

 

Caratteri distintivi:
lunghezza testa-corpo 117-140 mm; coda 50-75 mm; piede posteriore 18,5-22 mm; peso 40-50 g. Di colore grigio con pelo lungo e folto; coda relativamente lunga (metà del corpo); vibrisse prominenti; peculiare é il primo molare inferiore con lobo anteriore a forma di falce.

Habitat: pietraie e praterie di alta quota, generalmente dai 1500 m in su.

Abitudini: diurna. Vegetariana, si nutre di piante alpine e di mirtilli. Attiva anche in inverno, sotto il manto nevoso, grazie alle provviste accumulate nella buona stagione; poco prima del disgelo costruisce barriere di terra davanti alle entrate della tana per evitare allagamenti. Il periodo riproduttivo é limitato alla tarda primavera e all'estate, con 1-2 nidiate di 2-7 piccoli di 3-4 g, con occhi chiusi per 12-13 giorni, allattati per 3 settimane. La maturità sessuale é raggiunta ad appena un mese di vita. Puó vivere in cattività fino a 4 anni. E' preda della maggior parte dei Carnivori, in particolare volpi e Mustelidi, di Strigiformi, Falconiformi ed Ofidi.

Status: numerosa, localizzata.

Distribuzione generale: discontinua: dalla Penisola Iberica fino ai Balcani; dalla Turchia e Palestina sino all'Iran. In Italia: arco alpino, Appennino settentrionale (comprese le Apuane) e centro-meridionale (dal Gran Sasso al Matese). In Regione: finora conosciuta per l'alto crinale dal parmense (Monte Gottero) al bolognese (Corno alle Scale).

Protezione esistente: la L. 11/02/1992, n. 157, la esclude da qualunque tutela. Specie protetta dalla Convenzione di Berna (L. 5/8/1981, n. 503, in vigore per l'Italia dall'1/6/1982)

Note: scoperta in Emilia-Romagna dal medico e paleontologo inglese J.C. Forsyth Major nel 1877, riconfermata solo di recente. Una ricerca dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna ha permesso di rilevarne la presenza sul Monte Ventasso e sul Monte Prado nel reggiano e sul Corno alle Scale nel bolognese

Tratto da "I Mammiferi dell'Emilia-Romagna" di M.G. Bertusi, T. Tosetti, I.B.C. Regione Emilia-Romagna, 1986

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ultima modifica 2012-11-02T14:14:00+02:00
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