Il paesaggio geologico
La Regione Emilia-Romagna, pur essendo caratterizzata da un territorio estremamente diversificato, può essere suddivisa in tre grandi “ambiti territoriali” omogenei, l'area appenninica, la pianura padana e la fascia costiera adriatica. In ognuno di questi ambiti i lineamenti principali del paesaggio, ove l’opera dell’uomo non lo abbia profondamente modificato, si possono sempre ricondurre alla natura geologica del substrato.
Nella carta il territorio è suddiviso in 13 unità di paesaggio geologico (rappresentative di 23 unità geologiche) omogenee e contraddistinte da peculiari caratteristiche geologiche e/o geomorfologiche. Tali peculiarità derivano dalla presenza di particolari rocce (unità geologiche o associazione di esse) e della loro lunga storia geologica, da caratteri geomorfologici distintivi o dalla combinazione di questi aspetti. Caratteri identificativi e descrittivi delle unità di paesaggio possono essere le linee del terreno e la quota altimetrica, i volumi, i colori dominanti, ma anche il suolo, la copertura vegetale, il sistema idrico, l'organizzazione degli spazi agricoli e di quelli urbanizzati, i tipi edilizi, elementi tutti strettamente correlati e/o derivati proprio dalla natura geologica del terreno.
La Carta del Paesaggio Geologico, in scala 1:250.000, ha lo scopo di mostrare come la geodiversità possa essere lo strumento chiave per comprendere la multiforme realtà del territorio in cui viviamo e introdurre, attraverso la lettura del paesaggio, alcuni fondamentali concetti delle Scienze della Terra.
Per approfondire
- La Carta del paesaggio geologico (9.41 MB)
edizione del 2008, inglese - Le 13 unità di paesaggio geologico
- I geositi dell'Emilia-Romagna
sito web gis
Video
Rapporti e relazioni scientifiche
- La geologia nel paesaggio: le rupi ofiolitiche in Val Taro e Val Ceno (2.94 MB)
Articolo del Servizio Geologico Sismico e dei Suoli, pubblicato sulla rivista "Il Geologo dell'Emilia-Romagna". - Paesaggio e patrimonio geologico. Alcune riflessioni sul ruolo del geologo (4.05 MB)
Articolo di Maria Angela Cazzoli pubblicato sulla rivista "Il Geologo dell'Emilia-Romagna"