Geologia, suoli e sismica

Evidenze di tettonica recente nella piana lacustre di Lago Moò

Presentati i risultati di uno studio della Regione Emilia-Romagna al 41° Congresso Nazionale del Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida

Il Congresso “Geophysics for the future of the Planet” organizzato, a Bologna dal 7 al 9 febbraio 2023, dal GNGTS – Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida (ogs.it) è stata l’occasione per presentare, alla comunità scientifica, lo stato di avanzamento di uno studio applicativo che la Regione Emilia-Romagna ha dedicato ai bacini lacustri montani sviluppati in contesti tettonicamente attivi come l’Appennino emiliano. Questi bacini rappresentano infatti straordinari archivi naturali e offrono un'opportunità unica di ricostruire la complessa interazione tra processi sedimentari, geomorfologici e tettonici durante l'Olocene.

Il caso del Lago Moò

Al Congresso sono stati presentati i risultati dello studio effettuato nella piana lacustre del Lago Moò, situata a 1120 metri sul livello del mare nel Comune di Ferriere (PC). Lo studio ha permesso di individuare, attraverso l’analisi dei sedimenti che hanno riempito il lago Moò, chiare evidenze di una attività tettonica recente (ultimi 10.000 anni), mai dimostrata prima con questo livello di dettaglio.
L’approccio multidisciplinare ha permesso di rivedere l'origine glaciale classicamente proposta per questo bacino lacustre, rivelando come l’area oggetto di studio sia stata modellata in tempi relativamente recenti anche dalla combinazione di processi sedimentari, gravitazionali e (neo)tettonici.

Applicazioni dello studio

Lo studio ha rivelato la validità dell’approccio analitico multidisciplinare proposto, esportabile ad altri contesti simili dove le tracce dell'evoluzione recente non sono sempre evidenti. Gli ambienti lacustri e le torbiere montane sono veri e propri archivi geologici ad alta risoluzione attraverso i quali è possibile studiare sia gli effetti del cambiamento climatico sul ciclo idrologico sia le faglie potenzialmente attive.
Un approccio che dimostra quanto la (geo)diversità del paesaggio dell'alto Appennino sia in grado di fornire elementi per una valutazione dettagliata dei rischi geomorfologici, nonché potenziali linee guida per la governance locale della gestione, della pianificazione e della sicurezza del territorio.

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