Parchi, foreste e Natura 2000

Geomorfologia

Parco regionale Taro

Logo Parco 

Il Taro tra montagna e pianura

 

foto: uno scorcio dell'ampio greto ghiaioso del TaroIl Taro é uno dei piú importanti corsi d'acqua emiliani, tra i maggiori tributari appenninici del Po. Le sorgenti e le vallecole da cui ha origine sono situate alle pendici del Monte Penna, un pronunciato rilievo ofiolitico sul confine tra Emilia e Liguria, lungo lo spartiacque Tirreno-Adriatico. Insieme ai suoi numerosi affluenti, tra cui spicca il Ceno (che ha dimensioni assimilabili al corso d'acqua principale), il Taro possiede un articolato bacino di raccolta. La sua valle ha inciso settori geologici litologicamente molto diversi: dalle serpentiniti dei rilievi ofiolitici del crinale alle rocce calcaree e arenacee, fino agli estesi affioramenti di quei complessi in prevalenza argillosi che sono tipici dell'Appennino emiliano. La spiccata impermeabilità dei tratti argillosi del bacino di raccolta influenza notevolmente il carattere del corso d'acqua. Non potendo verificarsi infiltrazione nel terreno si hanno in prevalenza acque di ruscellamento superficiale, che raggiungono in tempi brevi il fondovalle. E' per questo che le piogge hanno effetti quasi immediati sulle portate del Taro, che é in grado di gonfiarsi in poche ore. In prossimità del parco dolci versanti argillosi affiancano un fondovalle caratterizzato da un greto ampio e ghiaioso, e poco oltre la confluenza tra Taro e Ceno si trova l'apice della conoide del fiume. La conoide, che deve il nome alla sua forma debolmente convessa, a tronco di cono, deriva dall'accumulo di sedimenti fluviali che si depositano al passaggio tra montagna e pianura, dove i corsi d'acqua perdono capacità di trasporto e abbandonano rapidamente la parte piú grossolana del carico. Nel Taro, come negli altri corsi d'acqua emiliani, le conoidi presentano morfologie insolite e peculiari, quasi pianeggianti. Nel parco e nelle aree contermini, estesi ripiani (terrazzi alluvionali) posti a quote diverse e spesso coltivati fanno da cornice al corso d'acqua. Sono superfici che testimoniano i livelli a cui si attestó l'alveo del Taro durante il Quaternario, nel corso delle piú recenti fasi di approfondimento della valle. Il torrente, stabile a un certo livello, modellava le piane di fondovalle depositandovi sedimenti alluvionali, che nella successiva fase erosiva venivano incisi rimanendo "pensili" rispetto al nuovo livello del greto. Verso nord il Taro prosegue nella media e bassa pianura con un tipico tracciato a meandri, sino a concludere la sua corsa nel Po. 

I ritmi del Taro

Per le caratteristiche dimensionali, climatiche e litologiche del suo bacino idrografico, le portate del Taro presentano una notevole escursione nelle varie stagioni, conferendo al corso d'acqua un carattere torrentizio. Mentre durante le stagioni piú piovose lo scorrimento idrico é abbondante e le piene possono essere frequenti, con picchi anche catastrofici, quando non piove, soprattutto in estate, il greto puó presentarsi anche per diversi giorni completamente asciutto. Significativi sono, a questo proposito, i dati sulle portate di piena, che spesso raggiungono valori intorno ai 1.000 m3/sec e negli eventi a cadenza centennale come quello del 9 novembre 1982, anche di 1.800-2.000 m3/sec. Nei diversi periodi dell'anno il livello dell'acqua si alza e si abbassa, e le aree golenali (cioé l'intera zona inondabile) possono venire sommerse per tratti piú o meno ampi. Gli effetti di questa periodica invasione delle acque si leggono con facilità. Superata la fascia arborea che segna le sponde stabili, si entra nelle aree marginali ma di diretta influenza fluviale, dove il fiume porta le sue acque anche in occasione delle piene ordinarie. E' un territorio caratterizzato dallo sviluppo di piane sabbiose, mosse da piccole increspature (ripples), lenti di sabbie miste a ciottoli, e da piccole depressioni dove l'acqua intrappolata nell'ultima piena ha depositato per decantazione il carico di argille e limi trasportato in sospensione. In superficie i sedimenti fangosi possono presentarsi fessurati dalle caratteristiche crepe poligonali dovute al disseccamento. Nella zona centrale, invece, dove l'energia del fiume é massima e le acque scorrono anche nei periodi di morbida e di magra, il pavimento é uniformemente ciottoloso e presenta solo rare intercalazioni sabbiose.

I canali intrecciati

Veduta aerea del Parco - Archio Regione Emilia-RomagnaNel Taro, come in tutti i corsi d'acqua, si svolgono i processi di erosione, trasporto e sedimentazione. La corrente é in grado di prelevare frammenti rocciosi (erosione) e di mantenerli in movimento per un certo tratto (trasporto) sino a quando, in relazione a un cambiamento di pendenza o al calare di una piena, perde capacità di trasporto abbandonando il suo carico (sedimentazione). Nel tratto compreso nel parco il Taro costituisce un significativo esempio di greto a canali intrecciati, comune a molti torrenti emiliani. Ben riconoscibile é la biforcazione e la rifusione dei rami d'acqua, separati da rilievi ciottolosi detti barre fluviali. Questo tipo di organizzazione del tracciato fluviale si deve all'abbondante carico di ciottoli e alle dinamiche di trasporto e sedimentazione che questi subiscono soprattutto durante gli eventi di piena. I ciottoli, che sotto la spinta della corrente di piena si muovono soprattutto sul fondo e possono compiere anche brevi tratti sospesi nelle acque torbide, vengono abbandonati bruscamente durante la fase calante formando accumuli localizzati che favoriscono l'arresto di altri ciottoli e la rapida crescita di dossi. Le barre fluviali cosí accresciutesi diventano una parte stabile del reticolo idrografico, condizionando fortemente lo scorrimento delle acque nei periodi di morbida e magra. La superficie delle barre fluviali é estremamente mobile. Queste tendono infatti a modificarsi, ad accrescersi rapidamente o a essere erose, e a migrare sotto la spinta della corrente fluviale; di conseguenza la forma e la posizione di barre e canali, e quindi l'aspetto del greto, cambiano spesso. Alla sommità delle barre i ciottoli con forme appiattite mostrano una disposizione particolare, appoggiati l'uno sull'altro con debole inclinazione come le tegole di un tetto; é la tipica struttura embriciata, che molto spesso si riconosce lungo i greti ciottolosi. Con questa disposizione i ciottoli assumono posizioni molto stabili rispetto alla corrente, offrendo la massima resistenza alla rimozione. Anche la vegetazione che colonizza il greto fornisce indirettamente informazioni circa il regime idrodinamico della corrente, perché assume densità diverse a seconda della forza e della frequenza con cui viene colpita dalle acque. Se si osservano con attenzione le barre, si puó notare come le loro quote si differenzino lievemente; anche pochi centimetri possono essere sufficienti per creare ambienti rialzati rispetto ai livelli delle piene ordinarie. Questo consente alla vegetazione di colonizzare la sommità delle barre piú alte; le piú basse, invece, sommerse dalle piene ordinarie, sono caratterizzate da una estrema mobilità e formano un substrato molto instabile, dove le piante non riescono a insediarsi. Le barre cresciute durante piene eccezionali sono le piú elevate, con abbondante copertura vegetale, e danno vita a isole stabili in mezzo al greto; un esempio é la grande barra all'altezza di Ozzano, sulla quale si é sviluppato un folto bosco.

 

I colori del greto

Greto del fiume TaroFrequentando il greto del Taro l'attenzione é inevitabilmente attratta dai ciottoli che formano l'affascinante sfondo del paesaggio fluviale. Si tratta di frammenti rocciosi nei confronti dei quali i corsi d'acqua operano come un nastro trasportatore; durante questi processi di trasporto, i frammenti sono sottoposti a continue azioni di abrasione, scheggiatura, frammentazione e smerigliatura che li modificano nel tempo. Come risultato della permanenza e della partecipazione ai processi del greto, i ciottoli acquisiscono forme regolari e levigate. I diversi colori dei ciottoli sono in diretto rapporto alla loro composizione, che riflette fondamentalmente quella delle rocce in affioramento nel bacino idrografico. Le tonalità grigio chiaro del greto del Taro si devono alla grande abbondanza di elementi calcarei; abbastanza frequenti sono anche i toni bruno-nocciola dei ciottoli arenacei. I rari ciottoli scuri, invece, di colore verde, nero o rosso cupo, che spiccano sparsi nel greto punteggiando la superficie delle barre fluviali, sono di solito frammenti ofiolitici. Anche le forme dei ciottoli sono legate al tipo di roccia, perché la morfologia di partenza (allungata, appiattita, prismatica) rimane un'impronta fondamentale nei successivi processi di modellamento, durante i quali i ciottoli, a seconda della forma, si muovono con velocità e meccanismi diversi. I ciottoli sono anche indice della capacità di trasporto del corso d'acqua (competenza della corrente), che raggiunge i valori massimi durante i parossismi delle piene e viene definita dalla dimensione massima dei ciottoli trasportati: nel Taro spesso si tratta di elementi molto grossi, del peso di alcune decine di chili.

Azioni sul documento

ultima modifica 2012-05-28T19:34:00+02:00
Questa pagina ti è stata utile?

Valuta il sito

Non hai trovato quello che cerchi ?

Piè di pagina