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Riserva regionale Fontanili di Corte Valle Re

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Gli ultimi fontanili emiliani

foto: la Corte di Valle Re (1985) - Archivio RiservaI fontanili sono sicuramente fra i luoghi più ricchi di fascino della nostra pianura. Fino a poche decine di anni fa, tra il Nure e il Reno, ne esistevano più di quattrocento, localmente noti con nomi diversi: "risultive", "fontanazzi", "fontane" o anche "laghi". La loro presenza é all'origine di numerosi toponimi, tra i più conosciuti Fontanellato e Fontevivo nei pressi di Parma, e anche intorno a Campegine sono chiaramente richiamati nella toponomastica: Lago Gruma, Le Fontane, Lago, Laghetto e Canale Lago. Dei tanti che costellavano la pianura emiliana ne rimangono pochissimi, in condizioni di forte degrado, localizzati soprattutto nelle province di Reggio e di Parma. Nel reggiano, sulla conoide dell'Enza, ne esistono ancora una ventina, ma molti sono inattivi, attivi solo debolmente oppure a carattere stagionale. La causa della loro scomparsa sono state le captazioni operate, soprattutto per scopi irrigui, a monte della fascia di passaggio tra alta e bassa pianura. Le captazioni hanno provocato un forte abbassamento della falda freatica, favorendo il prosciugamento, l'abbandono e il progressivo interramento di molte risorgive, un tempo importantissime nell'economia agricola e custodite con particolare devozione. L'ultimo relitto ancora attivo di questo sistema sono proprio i "laghi" di Corte Valle Re.

I fontanili nelle antiche mappe

foto: Cavo Inveriaca - autore L.GilliL'importanza di questi fontanili é evidente anche nelle antiche mappe. In una carta seicentesca, ad esempio, in prossimità dell'Enza é raffigurato, poco sopra la Via Emilia, un curioso lago di pianura, dal quale ha inizio un canale che raggiunge l'abitato di Castelnuovo di Sotto. In una mappa settecentesca le varie risorgive di Corte Valle Re sono già collegate tra loro e le acque, oltre a essere sfruttate per scopi irrigui, alimentano un mulino nelle vicinanze. Una mappa ottocentesca, particolarmente dettagliata, raffigura la quadrangolare corte con i suoi annessi e la fitta rete di corsi d'acqua che collega i diversi "laghi" e le risorgive minori: tramite piccole chiuse, condotti e scoli che fiancheggiano la viabilità secondaria, le acque in eccesso vengono convogliate nel Cavo Inveriaca, nel Canale Rubino e nel Cavetto Re. L'aspetto attuale é, dunque, il risultato di ripetuti interventi di regimazione idraulica succedutisi nel corso dei secoli: escavazioni circolari, aste di deflusso, piccoli fossi, paratoie, caselle per seriole, ponti in pietra e in legno in gran parte andati perduti. Ma se un tempo l'opera dell'uomo aveva un impatto modesto su questo delicato ecosistema, la stessa cosa non si può dire degli interventi più recenti (soprattutto movimenti di terra che hanno coperto le aree di scaturigine per recuperare lo spazio delle coltivazioni).

  

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ultima modifica 2022-09-08T16:33:05+01:00
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