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Storia

Riserva regionale Dune Fossili di Massenzatica

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I minuscoli "monti" di Massenzatica

PaesaggioImmerse in un territorio dagli ampi orizzonti e dalle forme pressoché impercettibili, che si trova alcuni metri sotto il livello del mare ed è movimentato quasi soltanto da lunghe arginature, qualche alto edificio e pochi pioppeti, le dune di Massenzatica appaiono come un'isola a sé stante, che non si fonde affatto con la monotonia e l'omogeneità del paesaggio circostante. Queste dolci gibbosità del terreno sono una testimonianza unica della storia geografica di questi luoghi e segnano la posizione di una antichissima linea di costa: oggi si trovano a 12 km dal mare, ma un tempo solo pochi metri le separavano dalla battigia. Quelli di Massenzatica sono tra i più antichi e appariscenti complessi dunosi fossili del delta padano, rimasti insepolti dai sedimenti successivi, e i primi che si incontrano, con questa evidenza morfologica, in direzione del mare. Le dune rappresentano anche un raro relitto paesaggistico di quel particolare mosaico di ambienti che un tempo caratterizzava il territorio padano prossimo al delta e alla costa e consentono di immaginare come si presentava questo territorio sino all'inizio del nostro secolo, quando ancora non era stata portata agli estremi la sua drastica semplificazione a opera dell'uomo. I diversi sistemi di cordoni dunosi, infatti, via via più recenti procedendo verso la costa, segnavano per lunghe fasce il primo entroterra costiero, determinando una complessa morfologia che scandiva in modo tangibile le tappe evolutive di crescita delle terre emerse verso il mare. Le dune si alternavano ad avvallamenti, spesso segnati da lingue di bosco, e a vaste zone paludose: un sistema di cui rimangono testimonianze solo in piccole porzioni di territorio, tra le quali spiccano il Bosco della Mesola, con i suoi cordoni di dune che si elevano da zone allagate, e i diversi relitti di dune fossili, di cui Massenzatica è l'esempio più significativo. Le antiche mappe disegnano nitidamente questo paesaggio perduto, dove il mare era annunciato a distanza da una successione di piccole colline allineate che permettevano di orientarsi e di seguire percorsi sicuri rispetto alle limitrofe aree paludose. Come testimoniato dai ritrovamenti archeologici, è verosimile che già in epoca etrusca, quando fiorì il grande emporio di Spina, il cordone dunoso di Massenzatica fosse percorso da una direttrice che evitava le paludi estese subito dietro la costa. Anche i toponimi segnalano questa minuta orografia scomparsa: Monticelli, dove era presente un cordone del periodo romano completamente distrutto dai cavatori, Dosso, Scanno e Motta; il nome Massenzatica, al contrario, deriva dalla presenza nelle vicinanze di una "massa", cioè di un terreno messo a coltura.

Le dune fossili: una tappa nella crescita delle terre verso il mare

Sino al secondo dopoguerra il litorale adriatico e il suo entroterra avevano mantenuto per lunghi tratti i caratteri naturali propri, con le foci fluviali affiancate da spiagge che terminavano a ridosso delle prime dune. In questi ambienti l'agente che porta alla creazione delle dune costiere è il forte vento che batte i litorali spirando dal mare, in grado di rimuovere i granuli sabbiosi della spiaggia emersa, asciutti e non fissati da vegetazione, per poi abbandonarli nell'immediato retrospiaggia, dove il repentino calo di energia ne favorisce l'accumulo in forma di dossi. Selezionata dal vento, che non trasporta i granuli più pesanti e porta oltre quelli più leggeri, la sabbia delle dune è solitamente ben cernita, cioè formata da granuli che hanno più o meno la stessa dimensione: nelle dune di Massenzatica le sabbie hanno una dimensione media intorno a 0,5 mm. Oggi è presso le foci deltizie, dove si fronteggiano le forze del mare e dei diversi rami del Po, che si può osservare il dinamico sistema che ha costruito, durante gli ultimi 5.000 anni, il territorio prossimo alla costa. Quando l'equilibrio tra le forze marine e fluviali si sposta a favore delle seconde, infatti, con un abbondante apporto di sedimenti e una scarsa energia del mare nel rielaborarli, le terre emerse tendono ad avanzare: le foci fluviali si prolungano, affiancate da lunghi argini naturali, verso il mare aperto, mentre lungo le spiagge questa crescita si esprime con la giustapposizione di cordoni litorali, cioè di quei corpi sedimentari emersi che comprendono le sabbie di spiaggia e quelle eoliche delle dune. Una volta incorporato nell'entroterra un cordone dunoso, non più alimentato dalle sabbie litorali, diviene fossile e tende a essere smantellato dal vento, lo stesso agente che lo aveva edificato. Questo destino viene rallentato dalla protezione svolta dalla vegetazione, oppure, in zone soggette a una rapida subsidenza, può essere anticipato dalla sepoltura sotto sedimenti alluvionali più recenti. Nelle zone padane l'agente che ha rapidamente e definitivamente cancellato queste delicate forme è l'uomo, che le ha spianate in modo dissennato per estrarre sabbia e coltivare i terreni.

  

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ultima modifica 2012-05-28T19:59:00+02:00
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