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Carta di identità 
Istituita nel 1992.
309 ha.
Provincia di Parma.
Comuni di Fornovo di Taro e Terenzo


foto: versante orientale della Riserva dominato dalla possente mole ofiolitica di Monte Prinzera.In basso l'antico borgo di Bardone sulla via Francigena - autore A.Saccani

Una roccia scura tra le morbide colline della media valle del Taro è la sagoma del monte Prinzera, dal profilo originale nel paesaggio della prima montagna parmense. Un rilievo di 736 metri sul crinale che separa il Taro e lo Sporzana, dall'aspetto aspro e selvaggio. Dalla sua sommità lo sguardo può spaziare sul medio e alto Appennino parmense sino alle vette più alte dello spartiacque ligure-emiliano e, nei giorni più limpidi, al profilo del monte Cusna nell'area reggiana. L'origine dell'aspetto particolare del Prinzera e del suo conseguente popolamento vegetale e animale sta nella natura ofiolitica delle rocce che lo compongono. Le ofioliti sono frammenti magmatici di crosta oceanica inglobati nella montagna durante l'orogenesi appenninica. Queste pietre dagli scuri toni verdastri (dal greco ophis, cioè serpente: non a caso sono state chiamate a lungo "pietre verdi", per la particolare colorazione che ricorda la livrea di un rettile) testimoniano un passato remoto in cui il mare Tirreno ligure, nel Giurassico medio, circa 180 milioni di anni fa, occupava questo settore tra la zolla continentale europea e quella africana. L'alta concentrazione di elementi quali il ferro ed il magnesio, genera un suolo particolarmente selettivo dove riescono a sopravvivere solo specie di piante ben adattate. Infatti il Monte Prinzera è ricco di rarità ed endemismi vegetali quali Alisso di Bertoloni e Biscutella. Praterie, rupi e pietraie ospitano specie animali peculiari, come pure i boschi che interessano un terzo della superficie della riserva, tra gli uccelli l'Ortolano e l'Averla piccola. Nel corso dei secoli il profilo inconfondibile del monte ha rappresentato anche un riferimento per viandanti più o meno celebri: da Carlo Magno a Ottone I, Federico Barbarossa, fino a Carlo VIII, che vi transitarono coi rispettivi eserciti, pellegrini e soldati durante l'attraversamento dell'Appennino nel tratto che dalla val Sporzana raggiungeva il passo della Cisa, lungo la ben nota via Francigena.

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