Storia
Riserva regionale Monte Prinzera
La strada di Monte Bardone
Il paesaggio aspro e selvaggio del Monte Prinzera, se si esclude l'imponente ripetitore televisivo, non mostra tracce troppo evidenti dell'azione umana. Le poche aree coltivate, i recinti dei pascoli, i lembi di bosco attraversati da sentieri e carrarecce non lasciano intravvedere l'importanza che il territorio ha avuto in passato. Basta peró spingersi appena oltre i confini della riserva per ritrovare preziose testimonianze degli anni a cavallo del primo millennio, quando il profilo del monte rappresentava un sicuro riferimento per viandanti, pellegrini e soldati durante l'attraversamento dell'Appennino (Carlo Magno, Ottone I, Federico Barbarossa e Carlo VIII passarono di qui con i loro eserciti). Il percorso che dalla Val Sporzana raggiungeva il Passo della Cisa, come sembrano confermare recenti ritrovamenti archeologici presso Sivizzano, era probabilmente utilizzato già in epoca romana. Fu peró dopo la caduta dell'impero che il tracciato assunse importanza primaria, soprattutto a opera dei Longobardi, che diedero il nome alla strada e la arricchirono con presidi militari, ostelli, edifici religiosi come il monastero di Berceto. La strada di Monte Bardone (da "monte dei Longobardi") era un segmento strategico del piú ampio collegamento tra i territori d'oltralpe e Roma e questa strada romea divenne la piú importante via di comunicazione dell'occidente medievale per i pellegrinaggi tra le capitali della cristianità (Santiago de Compostela, Mont St. Michel, Roma) e la Terrasanta. Risalgono a questo periodo le pievi di Bardone e Fornovo, impreziosite da sculture di scuola antelamica, e il monastero di S. Roberto, nei pressi dell'affioramento ofiolitico della Rocchetta. A partire dal XV secolo cominció la progressiva decadenza della strada, fino a che, con Napoleone, iniziarono i lavori per la Parma-La Spezia (l'attuale Statale della Cisa); completata intorno al 1850, la strada, che comportó lo sbancamento di tratti del versante occidentale del Prinzera, consentí un collegamento piú rapido e sicuro con le coste tirreniche.