Superficie: 5280 ettari
Province e Comuni interessati: PARMA (Corniglio, Monchio delle Corti)

Il sito ricade in parte nel Parco nazionale Appennino Tosco-Emiliano e in parte nel Parco regionale Valli del Cedra e del Parma.

Formulario

Formulario Natura 2000 del sito IT4020020 (PDF - 242.4 KB)

Note esplicative al formulario (PDF - 1.2 MB)

Enti gestori

Parco nazionale Appennino Tosco-Emiliano

Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale

Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Lucca

Strumenti di gestione

Misure Specifiche di Conservazione (PDF - 223.2 KB)

Misure Specifiche di Conservazione - Quadro conoscitivo (PDF - 641.4 KB)

Piano di Gestione (PDF - 226.8 KB) 

Seleziona dal Riepilogo le Misure regolamentari del settore agricolo previste nel Sito e cartografate (visualizzabili in formato KMZ e scaricabili in formato SHP)

Descrizione e caratteristiche

Il Lago Scuro nell'alta Val Parma. Foto Stefano Mazzotti, Mostra e Catalogo Biodiversità in Emilia-Romagna 2003

Il sito è costituito da un’unica, vasta area di crinale estesa al confine tra la provincia di Parma e la Lunigiana, dal Groppo del Vescovo – Sorgenti del Baganza al Passo del Lagastrello – valle dell’Enza. Comprende il versante settentrionale del crinale appenninico in corrispondenza del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco – Emiliano, inclusa la Riserva Naturale Statale “Guadine Pradaccio”, e del Parco Regionale Valli del Cedra e del Parma, da poco sopra il Passo della Cisa fino al limite occidentale della Provincia di Reggio Emilia. Dalle cime dei monti Orsaro, Marmagna, Sillara, che oltrepassano i 1800 m di quota, l’area digrada fino ai 1000 metri circa di Grammatica, Valditacca ed Aneta ricomprendendo il cuore della montagna parmense orientale.
L’area è caratterizzata da faggete e praterie di alta quota, brughiere, vegetazione casmofitica, ghiaioni, rocce, laghi, laghetti e torbiere in un paesaggio modellato dall’ultima glaciazione che ancora ne custodisce molte testimonianze. Nei secolari castagneti sviluppati sui depositi morenici risaltano grossi massi erratici trascinati a valle dai ghiacciai, mentre negli ambienti d'alta quota diverse specie erbacee sopravvivono in isolate stazioni relitte e gruppi di abete bianco, abete rosso e tasso presenti tra i boschi di faggio rimandano a periodo climatici più freddi. Ma il segno più evidente lasciato dai remoti ghiacciai sono i numerosi specchi d'acqua e torbiere sul fondo di conche e circhi glaciali, nei quali trovano rifugio preziose specie vegetali ed animali. Anche le rocce testimoniano una notevole geodiversità: si passa dalle brulle, scure ofioliti dei Groppi Rossi alle Arenarie del crinale e ai ritmici Flysch marnoso-argillosi del Navert e del Monte Aguzzo. Non mancano formazioni calcaree (eoceniche sono quelle di Groppo del Vescovo e di Canetolo).
Data la vastità e la varietà d'ambiente, risultano individuati trenta habitat diversi d’interesse comunitario, dei quali sette prioritari per un’estensione complessiva che oltrepassa il 77% della superficie del sito. tra i quali nove di prateria di cui tre prioritari, sei forestali di cui tre prioritari e tre arbustivi o di brughiera, molto caratterizzanti per estensione, e infine torbiere, falde detritiche e pareti rocciose a completare un magnifico paesaggio tipicamente altomontano di boschi e grandi spazi supraforestali cacuminali.  

Vegetazione

Sorgente in faggeta. Foto Antonio Mortali, Consorzio Comunalie Parmensi

Dai 900-1.000 m sino ai 1.700 i boschi di faggio rivestono i versanti montani e le conche lacustri, interrompendosi in corrispondenza di radure prative e affioramenti rocciosi. Il clima fresco e umido e il secolare sfruttamento delle faggete hanno favorito lo sviluppo pressoché esclusivo di questa latifoglia, che forma boschi cedui in molti casi convertiti negli ultimi decenni all’alto fusto. La monotonia strutturale della faggeta è tuttavia sovente interrotta da plaghe di biodiversità diffusa e conservata dalla asperità dell’ambiente: compaiono acero di monte, sorbo degli uccellatori, sorbo montano e maggiociondolo alpino, spesso confinati ai margini del bosco. Isolati nuclei spontanei di abete bianco, abete rosso e tasso sono preziose testimonianze di un remoto paesaggio forestale ormai scomparso. I nuclei relitti di Abete bianco e Abete rosso tutelati nell’area protetta conservano un patrimonio genetico unico ed originale, costituiscono un prezioso serbatoio di diversità biologica per i boschi appenninici e sono stati oggetto di un progetto LIFE Natura 1995 poi esteso a tutto l'Appennino emiliano. La distribuzione dei diversi tipi di faggete presenti in questo Sito rispecchia fedelmente le caratteristiche dei suoli, a loro volta condizionate dal tipo di materiale geologico. La diffusa matrice di faggete generalmente neutrofile presenta aspetti acidofili o calcicoli. La distribuzione delle faggete acidofile è localizzata verso i limiti superiori, oltre quota 1500 m, mentre le faggete calcicole si sviluppano generalmente a quote inferiori a 1200 m, in esposizioni calde. Sono le formazioni neutro-acidofile ad ospitare le popolazioni relitte di abete bianco, tasso e agrifoglio. Alcuni castagneti sono presenti presso i Groppi Rossi. Brughiere a mirtilli alternate e nardeti e a lembi di prateria primaria con relitti alpini coronano la foresta in alto, mentre formazioni erbacee fresche a foraggere e molinieti con bordi ad alte erbe talora igrofile punteggiano i boschi alle medie quote. Completa una mosaicatura ricca e diversificata, anticamente antropizzata ma di diffusa elevata naturalità la serie degli ambienti rocciosi, con le loro preziosità talora endemiche, come nel caso della prioritaria per interesse comunitario Primula apennina. Sono da citare tra tutte almeno le rupi ofiolitiche dei Groppi Rossi, caratterizzate da aggruppamenti dell’Asplenion serpentini. Ancora d’interesse europeo è la localizzatissima felce alpina Asplenium adulterinum ma le specie di pregio conservazionistico sono in realtà innumerevoli (tra tutte Anemone narcissiflora, Aquilegia alpina, Parnassia palustris, e tantissime genziane, sassifraghe, orchidee).

Fauna

Il Lupo Canis lupus (specie prioritaria) è oggetto di ricerche nell’ambito di progetti LIFE. Tra i mammiferi di interesse comunitario sono presenti anche i Chirotteri Barbastello Barbastella barbastellus e Miniottero Miniopterus schreibersi. Degna di nota è la presenza dell’Arvicola delle nevi Chionomys nivalis, legata ad ambienti di praterie di altitudine (nardeti) o ad emergenze rocciose (pietraie e ghiaioni) e presente in regione con stazioni isolate che rappresentano il margine meridionale dell’areale di distribuzione. Sono segnalate 8 specie di Uccelli di interesse comunitario di cui 7 nidificanti (Falco pecchiaiolo Pernis apivorus, Aquila reale Aquila chrysaetos, Succiacapre Caprimulgus europaeus, Averla piccola Lanius collurio, Tottavilla Lullula arborea, Calandro Anthus campestris, Balia dal collare Ficedula albicollis). Il Pellegrino Falco peregrinus è presente al di fuori del periodo riproduttivo. Tra le specie nidificanti rare e/o minacciate a livello regionale figurano Upupa, Culbianco, Codirossone, Luì verde, Rampichino alpestre, Pigliamosche, Picchio muraiolo. Oltre ai pesci, la comunità degli anfibi presenta notevoli elementi di interesse per la presenza del Tritone crestato Triturus carnifex, specie di interesse comunitario, poi del Tritone alpestre Triturus alpestris, Salamandra pezzata Salamandra salamandra e Rana temporaria. Maggiori studi meritano i rettili, mentre per gli invertebrati, oltre al Gambero di fiume Austropotamobius pallipes, ai lepidotteri Euplagia quadripunctaria e Parnassius mnemosyne, specie relitta di alta quota, è attivamente ricercata Rosalia alpina. Finora nessuna segnalazione qui per questo bellissimo coleottero che nelle foreste emiliane, rispetto a quelle casentinesi, risulta estremamente rarefatto.

Per saperne di più

Cartografia

Carta di dettaglio (PDF - 3.7 MB)

Inquadramento territoriale