IT4030010 - ZSC-ZPS - Monte Duro
Sito ampliato con DGR N. 1562/24
Superficie: 586 ettari (agg. alla DGR N. 1562/24)
Province e Comuni interessati: REGGIO EMILIA (Casina, Vezzano sul Crostolo, Viano)
Il sito ricade interamente nel Paesaggio naturale protetto Collina reggiana - Terre di Matilde
Formulario
Formulario Natura 2000 del sito IT4030010 (PDF - 136.8 KB)
Note esplicative al formulario (PDF - 1.2 MB)
Enti gestori
Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità - Emilia centrale
Strumenti di gestione
Misure Specifiche di Conservazione (PDF - 144.7 KB)
Misure Specifiche di Conservazione - Quadro conoscitivo (PDF - 2.3 MB)
Piano di Gestione (PDF - 197.8 KB)
Seleziona dal Riepilogo le Misure regolamentari del settore agricolo previste nel Sito e cartografate (visualizzabili in formato KMZ e scaricabili in formato SHP)
Descrizione e caratteristiche
Rilievo submontano della media Valle del Crostolo, in destra idrografica, il Monte Duro (738 m) si erge in ambiente ancora collinare quale blocco orogenetico pressochè isolato ammantato di boschi, un "primo assaggio" aspro e selvaggio della montagna reggiana. Il substrato è fortemente argilloso, infatti il Monte Duro fa parte di un esteso affioramento di "Flysch di M. Cassio" (Cretaceo-Paleocene) costituito da marne con alternanza di strati arenacei più consistenti e verticali, localmente noti come "Muri del Diavolo", poco erodibili ed atti ad edificare strutture rocciose aspre, difficilmente accessibili, quali l’estesa banconata Sud del monte stesso. Il versante settentrionale, più appoggiato, è fittamente boscato e scavato da alcuni rii tra i quali quello centrale, il Fosso della Possessione, traccia il solco più esteso e profondo. Anche il versante Sud è boscato, e rivestito dal più esteso popolamento relitto di Pino silvestre autoctono in regione, sia pur inframmezzato da querceti xerofili misti a prevalenza di Roverella. E’ questo il carattere naturalistico saliente del sito, unitamente a ostrieti, cedui di castagno e lembi di faggeta che rivestono l’opposto versante settentrionale secondo uno schema non molto distante dal modello naturale potenziale. Boschi ed arbusteti dunque ricoprono almeno i tre quarti della superficie del sito, mentre completano il quadro alcune praterie aride o umide, incolti e residue aree agricole di tipo estensivo. Il sito non presenta alcun vincolo specifico di protezione naturalistica: solo al margine nord-ovest si trova una zona di ripopolamento e cattura. La pressione antropica sul sito è relativamente contenuta dall’asprezza dei luoghi, tuttavia la vicinanza di grossi centri abitati e importanti vie di comunicazione rendono questi ambienti abbastanza vulnerabili. Sono presenti sette habitat d’interesse comunitario, dei quali tre prioritari, legati soprattutto alle rocce, poi agli arbusteti con ginepro e ai vari popolamenti erbacei d’ambiente rupestre, prativo e umido presso sorgenti e ristagni.
Vegetazione
La diffusa copertura boschiva presenta una netta distinzione tra i due versanti: quello fresco con popolamenti evoluti, per quanto consente la generalmente scarsa profondità del suolo, e quello caldo-arido con popolamenti pionieri su suolo roccioso. Il versante fresco ospita lembi di faggeta distribuiti dalla fascia sommitale ai sottostanti impluvi, con digitazioni che si spingono anche al di sotto dei 700 m e che tendono a mescolarsi con i sottostanti querceti misti. Caratterizzati dal Cerro e dalla Roverella, questi boschi sono dominati dal Carpino Nero che edifica a tratti Ostrieti quasi puri, a tratti compagini miste col Castagno. L’ostrieto, peraltro agevolato dalle ceduazioni, è in effetti il bosco più diffuso in relazioni alle limitazioni imposte dalla superficialità dei terreni. Molto diversi sono i popolamenti pionieri sul versante Sud, con aggruppamenti relitti di Pino Silvestre autoctono, disgiunti dall’areale alpino analogamente ad altre stazioni distribuite tra il Parmense e il Bolognese. Gli studi in proposito, nonostante abbiano messo in luce differenze morfologiche legate alla lunghezza degli aghi e al loro numero in fase giovanile, non hanno riconosciuto nella provenienza appenninica emiliana, la più meridionale della specie in ambito europeo, un taxon distinto da quello tipico alpino. Queste motivazioni giustificano la segnalazione del Pino Silvestre di Monte Duro come specie floristica di grande interesse. Mancano specifici riscontri sulla ricca flora di pregio conservazionistico presente nell’area: il corrispondente quadrante del Censimento della Flora protetta regionale, più vasto del solo Monte Duro, riporta la presenza in zona di ben 28 specie tra le quali alcune Orchidee come la rara Orchis ustulata. Il rado querceto xerofilo con pino, esteso lungo il vasto versante meridionale, è ricco di ginepri e specie sudeuropee, se non proprio mediterranee: tra queste merita di essere citata la composita Staehelina dubia, rara nel territorio reggiano.
Fauna
Gli studi ornitologici hanno registrato la presenza nidificante di almeno quattro specie di interesse comunitario: Tottavilla, Averla piccola, Succiacapre, Martin pescatore, ai quali si aggiungono per importanza regionale anche Lodolaio (Falco subbuteo) e Luì bianco (Phylloscopus bonelli). Tra i migratori abituali si sono riscontrate specie tipiche degli ambienti forestali e dei margini collinari, quali Tortora, Cuculo, Upupa, Rigogolo, Sterpazzola; non mancano in particolare altri rapaci e Silvidi. Nei corsi d'acqua è riportata la presenza del Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), del Barbo canino (Barbus meridionalis) e del Ghiozzo padano (Padogobius martensii). Tra i Rettili è presente il Colubro di Esculapio (Zamenis longissimus). Le conoscenze sulla componente faunistica sono scarse e necessitano di approfondimenti soprattutto per quanto riguarda i mammiferi (oltre alla Faina e ad altri mustelidi, il territorio è adatto alla presenza di chirotteri forestali) - è comunque segnalato il grande vespertilio Myotis blythii - e la fauna minore.
Per saperne di più
Cartografia
Carta di dettaglio (PDF - 4.9 MB) (agg. alla DGR N. 1562/24)