Cerambice dell’euforbia palustre
Ordine: Coleoptera - Famiglia: Cerambycidae
Oberea euphorbiae (Germar, 1813)
Geonemia: Specie diffusa nell’Europa centro-orientale, nella Penisola Balcanica e in Italia. Nella nostra penisola presente attualmente solo in Emilia-Romagna, un tempo era nota anche per Monfalcone in Friuli-Venezia Giulia.
Caratteri distintivi: Lunghezza del corpo tra 11 e 20 mm. Testa, zampe e parte terminale dell’addome color arancio, antenne nere, il resto del corpo grigio scuro, con una macchia mediana longitudinale arancio sul pronoto a forma di T, a volte ridotta. La parte superiore del corpo è rivestita da una peluria grigio-giallastra. Lo scutello è subquadrato, con i lati esterni delle elitre paralleli e leggermente allargati in addietro. Oberea euphorbiae appartiene al sottogenere Amaurostoma Müller per le elitre non troncate e non incavate all’apice, con angoli apicali esterni ed interni arrotondati. O. euphorbiae si distingue dall’affine O. erythrocephala per la punteggiatura delle elitre meno regolarmente allineata.
Habitat: Vive lungo le zone umide planiziali d’acqua dolce dove si sviluppa Euphorbia palustris.
Biologia: E’ specie termofila, con ciclo biologico annuale. La larva è fitofaga ed è monofaga, sviluppandosi solo nelle radici e nei fusti vivi dell’euforbia palustre o lattaiola (Euphorbia palustris). E’ insediata sia su piante sommerse dall’acqua nella parte basale sia totalmente emerse. Le uova sono deposte nel fusto della pianta a partire da 20 centimetri di altezza. Le larve dapprima si sviluppano nel fusto, per poi scendere nelle radici perenni dove completano il ciclo. Gli adulti compaiono in maggio e giugno, vivono poche settimane e volano in pieno giorno. Si rinvengono sull’euforbia palustre e si alimentano delle sue foglie. Assieme al cerambice dell’euforbia palustre, sulla medesima pianta nella Pineta di San Vitale si sviluppa anche la rara sesia dell’euforbia Chamaesphecia palustris. Il coleottero e il lepidottero possono convivere sulla stessa pianta.
Distribuzione e status in regione: E’ nota in Emilia-Romagna solo per una stazione della Pineta di San Vitale, nel Parco Regionale del Delta del Po. La popolazione è in pericolo di estinzione a causa dell’isolamento e del ridotto numero di esemplari da cui è composta.
Note tassonomiche: Gli esemplari di O. euphorbiae presenti in Emilia-Romagna corrispondono alla forma imitans Müller, 1948, ritenuta dallo stesso autore una sottospecie geografica e dagli autori successivi solo una semplice varietà .
Curiosità : L’euforbia palustre, come le altre specie della medesima famiglia (Euphorbiacaea), contiene un latice bianco velenoso. Il cerambice dell’euforbia palustre si è adattato a cibarsi di questa pianta, non risentendo degli effetti del latice.
Interesse conservazionistico: Inserita tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. E’ in pericolo di estinzione e perciò segnalata come “EN” in Ruffo & Stoch (2005).
Fattori di minaccia: Distruzione dell’habitat palustre; sfalcio precoce dell’euforbia palustre (prima della fine di luglio) e taglio di questa ad altezze troppo basse, all’altezza del colletto; sistemazione meccanica con movimento terra delle sponde delle zone umide; raccolta indiscriminata per collezione di adulti e larve.
Misure per la conservazione: Salvaguardia dei luoghi in cui cresce l’euforbia palustre operando una gestione degli sfalci delle erbe, ove necessario, molto attenta, ritardandoli il più possibile (non prima di luglio) e scaglionandoli negli anni per permettere il completamento del ciclo biologico ad almeno una parte delle ovodeposizioni del cerambice dell’euforbia palustre; inoltre deve essere fatto divieto di praticare il pirodiserbo lungo le rive e le sponde dei canali e delle aree umide. Anche nel caso di estesi lavori di dragaggio e sistemazione meccanica delle sponde delle zone umide, queste devono essere fatti salvaguardando le piante dell’euforbia. Deve essere imposto il divieto di raccolta di larve e adulti in natura per scopi collezionistici.
Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.