Damigella di Mercurio o Agrion di Mercurio
Ordine: Odonata - Sottordine: Zygoptera - Famiglia: Coenagrionidae
Coenagrion mercuriale castellanii Roberts, 1948
Geonemia: Sottospecie a diffusione appenninica di specie ovest mediterranea. La forma nominale è diffusa in Europa sud occidentale e centrale, non è nota per l’Italia; in Nord Africa vi è la sottospecie C. m. hermeticum. La sottospecie C. m. castellanii è presente in tutta Italia, nelle regioni centro-meridionali, compresa la Sicilia, ma non nel sistema sardo-corso, al nord solo in Liguria, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Caratteri distintivi: Lunghezza del corpo 27-31 mm, misure dell’addome 22-26 mm e ali posteriori 15-20 mm. All’interno del genere Coenagrion, C. mercuriale, insieme a C. scitulum e C. caerulescens, costituisce il gruppo mediterraneo, a distribuzione appunto circum-mediterranea: queste specie si riconoscono dall’occipite pallido e dalle appendici addominali superiori più lunghe di quelle inferiori. C. mercuriale si distingue per il breve pterostigma a losanga, nerastro con un bordo più chiaro, più corto della cellula sottostante. Il protorace è simile nei due sessi, il margine posteriore è quasi rettilineo, con un piccolo tubercolo mediano.
Habitat: Acque lotiche da oligo a mesotrofiche, in piccoli corsi d’acqua assolati con ricca vegetazione acquatica e ripariale. Le larve (ninfe) si sviluppano in ruscelli e canali a corrente non troppo veloce e risorgive, leggermente ombreggiati e invasi dalla vegetazione palustre soprattutto sommersa, ma possono essere colonizzate anche aree paludose e torbiere. C. mercuriale tende ad essere più numeroso in terreni calcarei e nelle acque leggermente alcaline. In Europa si incontra fino ai 700 m di quota (fino a 1900 m in Marocco).
Biologia: Il periodo di volo va da aprile fino a settembre. Le ninfe stazionano nei pressi delle radici delle piante acquatiche, solitamente dove si accumula uno spesso strato di fango. Gli adulti non sono molto attivi e si allontanano di poco dal sito riproduttivo. La deposizione è di tipo endofitico (entro piante) e vengono utilizzati vegetali galleggianti o sommersi e spesso varie specie di Mentha. Gli adulti sono attivi da aprile ad agosto, raramente fino a novembre e cacciano soprattutto effimere e piccoli ditteri. Le larve (ninfe) sono reofile e stazionano sul fondo o tra la vegetazione acquatica. Lo sviluppo si completa in un anno; i primi adulti compaiono in aprile-maggio e il periodo di maturazione dura una dozzina di giorni.
Distribuzione e status in regione: Attualmente è nota la sua presenza solo nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola e nella Valle del Marecchia. Una recente segnalazione per il Parco Regionale dello Stirone è senza fondamento. E’ scomparsa dalle stazioni romagnole e bolognesi segnalate nel passato. E’ seriamente minacciata e in pericolo critico in regione in quanto le uniche due stazioni odierne sono molto isolate ed occupano aree molto esigue.
Note tassonomiche: La sottospecie italiana C. m. castellanii si distingue dalla forma tipica per i disegni addominali neri più ampi, che nel terzo, quarto e quinto urite terminano anteriormente con un disegno tridentato. Nel maschio l’appendice addominale superiore è nettamente più lunga e quasi interamente nera, con gli uncini apicali più divaricati.
Curiosità : Il termine specifico mercuriale deriva dalla forma a elmo di Mercurio, dio della mitologia greco-romana, del disegno nero sul secondo segmento addominale nella sottospecie tipica e da qui il nome “damigella di Mercurio”.
Interesse conservazionistico: La specie è inclusa nell’Allegato II (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione) della Direttiva Habitat 92/43/CEE (Council Directive 2006/105/EC). E’ inclusa anche nell’Appendice II della Convenzione di Berna (specie strettamente protetta) ed è stata citata fra le specie che necessitano di speciali misure per la conservazione dell’habitat (gruppo di specialisti: Convenzione di Berna). Valutata come “vulnerabile” dalla IUCN (Baillie & Groombridge (1996 e aggiornamenti). C. mercuriale è una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo. Van Tol e Verdonk (1988) le assegnano lo status di specie globalmente minacciata. Secondo Grand (1996) C. mercuriale sarebbe estinta in Olanda, Polonia, Romania e forse anche in Belgio, Lussemburgo e Slovenia, prossima all’estinzione in Austria; in Svizzera è considerata minacciata di estinzione da Maibach & Meier (1987). E’ minacciata in Italia, almeno in Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana (D’Aguilar et al., 1985). Inserita tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna” come specie seriamente minacciata e in pericolo critico.
Fattori di minaccia: Le cause individuate sono legate alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali e al drenaggio dei corpi idrici minori. Fattori non secondari sono anche l’inquinamento da pesticidi e l’eutrofizzazione delle acque per l’utilizzo eccessivo di fertilizzanti agricoli (Collins & Wells, 1987; Grand, 1996; Helsdingen et al., 1996). Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola appaiono coinvolte le seguenti cause: captazione eccessiva dei piccoli corsi d’acqua, delle sorgenti e degli invasi e riempimento dei bacini da parte del fango a causa anche dei cinghiali.
Misure per la conservazione: Siccome la specie ha importanza comunitaria (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione) è di primaria importanza tutelare le aree in cui è insediata, monitorando di continuo le stazioni, programmando gli interventi che devono essere realizzati per una buona conservazione della specie. Visto l’eccessivo isolamento delle due stazioni note e quindi sussistendo il pericolo di estinzione regionale, deve essere presa in seria considerazione la reintroduzione ex situ dove era presente in passato, ricreando preventivamente le condizioni ambientali idonee. Lungo il rio Basino nel Parco della Vena del Gesso Romagnola deve essere ad esempio ripristinato il laghetto con l’asportazione del fango che lo ha colmato e controllato il numero eccessivo dei cinghiali. In generale occorre vigilare sul corretto utilizzo, emungimento idrico e pulizia dei piccoli corsi d’acqua originatisi da sorgenti.
Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.