Barbo comune

Barbus plebejus (Bonaparte, 1839)

Predilige acque correnti e fondali ciottolosi, ma si ritrova anche su fondi sabbiosi. Tipico di questa specie (come d'altra parte del barbo canino e del gobione) è il muso appuntito e prominente, con la bocca munita di barbigli, che si apre verso il basso: il cibo, costituito essenzialmente da invertebrati, viene infatti raccolto dal barbo direttamente sul fondo.
Il barbo comune viene segnalato, con presenze da mediocri a abbondanti, in molti fiumi, torrenti e laghetti del territorio regionale, con l'esclusione dei corsi d'acqua dell'alta montagna. In passato la specie doveva essere più frequente e presentare una distribuzione più ampia, poiché si ritrovava anche nei tratti planziari dei fiumi Secchia e Panaro, dove oggi non è più segnalata. Negli ultimi decenni infatti, il barbo ha subito una marcata e generalizzata rarefazione, imputabile in parte alla generalizzata attività di escavazione che ha comportato una notevole alterazione della struttura fisica degli alvei e delle comunità biologiche, e in parte alla presenza di briglie e altri ostacoli che impediscono a questi Ciprinidi di raggiungere le numerose zone di frega potenzialmente disponibili e di ripopolare, per via naturale, i tratti pedemontani e collinari dei corsi d'acqua depauperati dalle secche estive.

Può raggiungere taglie di 40-45 cm e circa 2 Kg di peso.

Tratto da "Elementi di base per la predisposizione della carta ittica regionale" , Regione Emilia-Romagna - Assessorato agricoltura e alimentazione, 1992