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Le dune e gli scanni

Anche se la vegetazione naturale si é notevolmente ridotta per il pesante condizionamento umano, la varietà di ambienti del territorio del delta conserva ancora comunità vegetali di grande interesse. Lungo la costa, ad esempio, nei residui tratti di spiaggia naturale e sugli scanni, sottili isolotti che orlano a mare le bocche del Po, si trovano esempi tipici di vegetazione delle sabbie. Le dune e le spiagge libere da stabilimenti balneari hanno il fascino dei luoghi desolati, dove é possibile contemplare il mare e il suo dinamico confine con le terre emerse. Qui si possono osservare alcune comunità vegetali disposte secondo una classica successione spaziale che parte in prossimità della battigia e si sviluppa verso l'interno, arrivando a ridosso delle formazioni boschive retrostanti. Questa successione, non sempre ben riconoscibile, rispecchia una precisa e decrescente capacità di adattamento delle piante alle difficili condizioni di vita imposte da vento, aridità e mobilità della sabbia, temperatura e salsedine. Sulla spiaggia, piú vicino alla linea di costa, si spingono solo poche specie pioniere, tra le quali ruchetta di mare e nappola italiana; in seconda fila cresce la robusta gramigna delle spiagge e poi la formazione vegetale che fa capo a un'altra graminacea, lo sparto pungente, dalle foglie piuttosto rigide e acuminate. Queste graminacee colonizzano le dune mobili del litorale contribuendo in maniera decisiva alla loro costruzione, grazie all'azione consolidante dei rizomi. Su queste dune fiorisce da giugno a settembre il grazioso convolvolo delle sabbie, con fusto strisciante e bei fiori imbutiformi di colore rosa. Caratteristico é anche l'eringio marittimo, provvisto di foglie pungenti atte a scoraggiare il morso degli animali. Dietro alle dune, in posizione riparata, crescono alcune specie di muschi, e ancora piú all'interno, dove il suolo é ormai stabile, si possono trovare i primi arbusti di olivello spinoso e ginepro comune.

Le zone umide d'acqua salmastra

Salicornia

Dagli ampi e suggestivi specchi d'acqua delle Valli di Comacchio e della Valle Bertuzzi spiccano le sagome scure dei dossi, antichi cordoni di dune litoranee. Su queste lingue di terra emergenti e sugli argini di valli, sacche e lagune salmastre si insedia una vegetazione poco appariscente ma peculiare e molto specializzata. In questi ambienti, infatti, l'elevata salinità del suolo consente la sopravvivenza solo di piante capaci di tollerare alte concentrazioni di cloruro sodico, dotate di opportuni adattamenti per regolare il bilancio idrico. Le più tipiche sono sicuramente le salicornie (Arthrocnemum fruticosum, A. perenne, A. glaucum, Salicornia europaea), provviste di un fusto succulento molto ramificato e segmentato, con foglie ridotte a squame carnose e minuscoli fiori sui segmenti fertili. Per il loro aspetto, che le rende simili a piccoli cactus, sono note anche con il nome di "grasselle". I fusti e i rami, normalmente di colore grigio-verde, tendono in alcune specie al rosso porporino con il sopraggiungere dell'autunno. Sulla superficie dei dossi, accanto alle salicornie, altre specie costituiscono mutevoli popolamenti a seconda della posizione più o meno rialzata e dei livelli di umidità e salinità del suolo. Dove si accumulano sostanze organiche e azotate crescono Suaeda maritima e granata irsuta, mentre alle salicornie si possono associare il gramignone marittimo e, più in alto sui dossi, l'atriplice portulacoide. Qua e là non è difficile riconoscere le chiome leggere del tamerice, uno dei pochi arbusti in grado di abitare questo ambiente. Quando la salinità diminuisce compaiono le comuni bordure a canna di palude e i ciuffi di giunco marittimo. Tra le piante protette merita di essere ricordato, per le sue belle infiorescenze, il limonio (Limonium bellidifolium, L. serotinum,L. virgatum). Altrettanto splendide nella tarda estate e nell'autunno sono le fioriture di due composite: enula bacicci, pianta cespugliosa dai fiori gialli, e astro marino, dai numerosi capolini violetti, che ravvivano con macchie di colore i vasti e sfumati panorami delle valli.

Le formazioni boschive

Tra le principali testimonianze delle aree boscate naturali della Pianura Padana, ormai ridottissime, risalta il Bosco della Mesola, con la sua ricca vegetazione, molto articolata e condizionata dalla morfologia del territorio. Al suo interno esistono esemplari arborei di notevoli dimensioni e i pochi raggi solari che riescono a penetrare la densa copertura vegetale conferiscono al bosco un'atmosfera magica. Passeggiando per gli ombrosi sentieri si può constatare che sulle dune più recenti domina il leccio, la specie arborea più diffusa. Nelle depressioni interdunali, dove soprattutto in inverno l'acqua ristagna a lungo, crescono invece frassino meridionale, pioppo bianco e olmo comune. Nel settore occidentale, sulle dune più antiche e livellate dal tempo, trova spazio la tipica formazione boschiva di pianura con farnia e carpino bianco. Di estremo interesse naturalistico è anche l'ultima foresta allagata della regione, l'Oasi di Punte Alberete. Attorno a stagni e fosse d'acqua dolce dove vegetano ninfea bianca, morso di rana e piante galleggianti come l'erba pesce, sulle creste dunali (i cosiddetti "staggi") si sviluppa un bosco rigoglioso di pioppo bianco, salice bianco e frassino meridionale, specie arboree legate agli ambienti umidi e ripariali. Un bell'esempio di bosco a sommersione saltuaria, il Traversante, si trova anche nelle Valli di Argenta. Le pinete che caratterizzano buona parte del paesaggio del litorale sono state tutte impiantate artificialmente in tempi più o meno remoti. Alcune, le storiche Pinete di Ravenna, risalgono con molta probabilità all'epoca romana; oggi sono ridotte a tre soli tronconi, le Pinete di S. Vitale, Classe e Cervia, ma fino alla metà del '700 costituivano ancora un'ampia e ininterrotta selva. Sono formate dal pino domestico, l'albero dalla notissima chioma a ombrello che, estraneo alla flora locale, è bisognoso di continue cure. Accanto al pino domestico crescono le piante del bosco spontaneo (leccio, farnia, pioppo bianco, frassini), sotto le quali prosperano moltissime specie di arbusti e eleganti orchidee, quali Aceras anthropophorum e Epipactis microphylla. Più recenti sono le Pinete di Stato: la lunga e sottile fascia boscata impiantata agli inizi del secolo a ridosso della costa ravennate, avanzata nel frattempo verso est. In questo caso è stato utilizzato il pino marittimo, più resistente di quello domestico alla salsedine. Agli anni trenta risalgono, infine, i rimboschimenti che hanno dato vita alla Pineta di Volano, un'interessante riserva naturale allo sbocco dell'omonimo ramo del Po.

Le zone umide d'acqua dolce

Genziana d' acqua

Le Valli di Argenta e il complesso vallivo di Punte Alberete-Valle Mandriole rappresentano importanti oasi di rifugio per specie legate agli specchi d'acqua dolce, in alcuni casi divenute particolarmente rare. Già a un primo sguardo la vegetazione appare diversamente distribuita, questa volta in rapporto alla profondità dell'acqua. Le valli, all'esterno, possono essere circondate da alberi come salici e pioppi, arbusti come la frangola e prati talvolta inondati dove si trovano i densi ciuffi di carice spondicola, i delicati fiori di campanella maggiore o le infiorescenze di giunco fiorito. Legate a questi ambienti sono alcune specie di orchidee rare come Orchis militaris, O. palustris,O. laxiflora, Dactyloriza incarnata e Epipactis palustris. Queste aree perimetrali sono bellissime a primavera, quando vengono decorate anche dai vistosi fiori gialli di giaggiolo acquatico. Sempre presente è il folto canneto che invade le aree marginali dove l'acqua è poco profonda: oltre alla comune canna di palude fanno parte di questa associazione la mazza sorda a foglie strette e, dove la profondità aumenta, la lisca lacustre; queste piante vivono con le radici e la parte basale del fusto in costante sommersione e, trattenendo i sedimenti sospesi nelle acque, determinano il progressivo interramento delle paludi. Specie acquatiche vere e proprie si osservano al centro delle valli, dove l'acqua raggiunge profondità da 50 cm a oltre 2 m. La ninfea bianca e il nannufaro hanno radici ancorate al fondo e foglie ampie, di forma arrotondata, adagiate sul pelo dell'acqua, dove in estate si schiudono le corolle bianche e gialle dei loro splendidi fiori. Simile per aspetto alle precedenti è la genziana d'acqua, anch'essa con foglie galleggianti ma provvista di fiori gialli tipicamente campanulati e sfrangiati al margine. Le parti vegetative dei generi Myriophyllum, Ceratophyllum e Potamogeton fluttuano invece completamente sommerse, mentre altre piccole piante natanti in superficie (morso di rana, lenticchia d'acqua, erba pesce) coprono di verde le anse d'acqua ferma e stagnante.