Superficie: 1436 ettari
Province e Comuni interessati: FERRARA - 1410 ettari (Argenta, Ferrara), BOLOGNA - 26 ettari (Molinella)

Territorio confinante con IT4060001 SIC-ZPS, con IT4050022 SIC-ZPS e con IT4050024 SIC-ZPS

Formulario

Formulario Natura 2000 del sito IT4060017 (PDF - 260.1 KB)

Enti gestori

Regione Emilia-Romagna

Strumenti di gestione

Misure Specifiche di Conservazione (PDF - 318.1 KB)

Misure Specifiche di Conservazione - Quadro conoscitivo (PDF - 1.2 MB) 

Piano di Gestione (PDF - 294.6 KB)

Seleziona dal Riepilogo le Misure regolamentari del settore agricolo previste nel Sito e cartografate (visualizzabili in formato KMZ e scaricabili in formato SHP) 

Descrizione e caratteristiche

Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus). Foto Maurizio Bonora, Mostra e Catalogo Biodiversità in Emilia-Romagna 2003

Dalla grande ansa corrispondente alla confluenza del Panaro nel Po, presso Ficarolo, originavano i rami Volano e Primaro, quelli che in seguito alle rovinose “rotte” del XII secolo, cedettero il posto al nuovo corso (Po di Goro) che approfondì il reticolo deltizio. Ma è solo oltre Ferrara che il Po morto di Primaro è ancora riconoscibile, giù per oltre venti chilometri fino alla confluenza col Fiume Reno, incanalato già da diversi secoli nell’alveo del Po di Primaro e indirizzato autonomamente verso il mare per contribuire al prosciugamento di una delle zone umide più vaste d’Europa, di quella grande bonifica ferrarese, bolognese e ravennate protrattasi quasi fino ai giorni nostri. Peraltro secondo Flavio Biondo (1392-1463), questo ramo detto anche Po della Torre di Fossa fu creato nel 709 d.C., durante l'impero di Giustiniano II, quando Felice Arcivescovo di Ravenna fece tagliare il Po di Volano sotto Ferrara e creò il letto del ramo che passa per Torre della Fossa, facendo entrare una gran quantità d'acqua nella palude Padusa per difendere Ravenna. Il Reno (o Po di Primaro) a sua volta ricade nel sito da Santa Maria Codifiume fino ad Argenta, in continuità con i siti bolognesi (Bentivoglio, San Pietro in Casale, Malalbergo e Baricella) posti a monte, verso Sud (Medicina e Molinella) e con quelli ferraresi (Argenta) e ravennati (Alfonsine) verso valle. E’ in particolare in questo tratto lungo il Reno che il sito, da un lungo e sottile budello meandriforme, si allarga a ricomprendere le golene, i pioppeti e le zone umide riallagate, circondate da aree agricole, di Traghetto, Consandolo e Boccaleone.
Ricadono nel sito i “Boschi” (poderi a piantata padana e pioppeto) Vallazza, Priazzo, Isolato, Volpe, Bonora e altri, in parte oggetto di interventi di bonifica e riqualificazione ambientale, ampi maceri ed ex cave allagate, inclusi gli ex bacini dello zuccherificio di Molinella, oggetto di interventi nel 1998.
Sito tipicamente fluviale con ambienti ripariali, sia pur storicamente soggetti a drastiche bonifiche, ospita esempi di vegetazione erbacea annuale dell'alveo fluviale (Chenopodion rubri e Bidention sp.p.-3270), praterie mesofile secondarie (mesobrometi del 6210*), lembi di prateria alta di margine e dei fossi (6430) e boschi igrofili a salici e pioppi su sponde e argini (92A0). La rete di fossati e canali è ricca di idrofite e vegetazione spontanea acquatica del 3150. Nel complesso, questi cinque habitat d’interesse comunitario (uno prioritario) occupano meno del 10% della superficie del sito.
La presenza di attività antropiche e di centri abitati principalmente in alcune aree a stretto contatto con le aste fluviali costituisce fattore di minaccia, in particolare alle popolazioni ittiche, erpetologiche e ornitologiche di passo e nidificanti. L’importanza per l’avifauna di questa ZPS è indubbiamente superiore a quantità e qualità degli habitat riscontrati, modesti nel complesso ma non meno significativi nel contesto di un territorio asservito all’uomo. Si tratta infatti degli unici elementi di una rete ecologica povera nella fattispecie e caratterizzata quasi solo da elementi lineari di collegamento tra nodi lontani tra loro.

Vegetazione

Lembi di vegetazione spontanea, prevalentemente legnosa, sono come detto limitati a tratti ripariali e golenali, con specie igrofile tra le quali Pioppo bianco, Salice bianco e Frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa). Non mancano Pioppo nero, Olmo, Gelsi, qualche Ontano nero, salici arbustivi ed altre specie attrezzate ad improvvise risalite del livello di falda. Pratelli effimeri in alveo soggetto a ritiri idrici, siepi e qualche incolto (le golene hanno per lo più colture “a perdere”), completano un mosaico ambientale mutevole e fortemente condizionato più dalle attività dell’uomo che non dall’andamento delle piene. Tra le specie vegetali rare, di interesse conservazionistico, vanno citate Gratiola officinalis e idrofite natanti come il Morso di Rana (Hydrocharis morsus-ranae), Salvinia natans, Trapa natans, Potamogeton natans, legate alla presenza di ambienti umidi come Sagittaria sagittifolia, Sparganium erectum e Spyrodela polyrhiza. Ai margini dei fossi la specie più caratteristica è Typha angustifolia e sono riscontrabili specie della flora commensale dei campi, un tempo ben più diffusa, come Veccia pelosa (Vicia hybrida), e infine specie legate agli ambienti ruderali, come Timo goniotrico (Thymus pulegioides) e Lingua di cane a fiori variegati (Cynoglossum creticum), borraginacea robusta, eurimediterranea, occasionalmente osservabile ai piedi delle Prealpi.

Fauna

Per quanto riguarda l’avifauna, eccellenza dell’area e dell’intera zona, sono state segnalate 24 specie di Uccelli di interesse comunitario di cui 5 nidificanti (Averla cenerina, Averla piccola, Cavaliere d’Italia, Martin pescatore e Tarabusino). Frequentano il sito, inoltre, 32 specie migratrici abituali non elencati nell’Allegato I della Dir. 79/409 “Uccelli”, delle quali 18 nidificanti. Per il resto, la fauna è necessariamente limitata dal contesto antropizzato: sono presenti tuttavia tra i Rettili di interesse comunitario Testuggine palustre Emys orbicularis ed è segnalata anche la presenza di Ramarro Lacerta viridis. Tra gli Anfibi ma è da segnalare la presenza di Raganella Hyla intermedia, Rospo comune Bufo bufo e Rospo smeraldino Bufo viridis.  Sono presenti tre-quattro specie di Chirotteri inclusi nell’Allegato IV della Direttiva Habitat e protetti dalla Legge Regionale n. 15/2006 sulla tutela della fauna minore: il Serotino comune (Eptesicus serotinus), il Pipistrello di Savi (Hypsugo savii), e il Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii). Non dovrebbe mancare il Vespertilio d'acqua o di Daubenton (Myotis daubentoni). Sono scarse le informazioni sia sugli invertebrati sia sui pesci. E’ plausibile la presenza di Stylurus flavipes, libellula tipica dei tratti planiziali dei fiumi ed indicatrice di rive ben conservate; un tempo specie come Cheppia (Alosa fallax), Lasca (Chondrostoma genei) dovevano essere ben più diffusi e l’eventuale attuale loro presenza è tutta da verificare. La gestione della fauna locale deve tenere in conto il controllo di specie esotiche naturalizzate quali Myocastor coypus, Procambarus clarckii, Trachemys scripta, la cui diffusione, da monitorare, può costituire un fattore di minaccia rilevante per flora e fauna locali

Per saperne di più

Il territorio del Consorzio Bonifica Renana

Flora del Ferrarese

Cartografia

Carta di dettaglio (PDF - 5.5 MB)

Inquadramento territoriale