Austropotamobius pallipes (foto: Roberto Fabbri)

Austropotamobius pallipes (Lereboullet, 1858)

Geonemia: Distribuito nell'Europa occidentale, dal Portogallo alla Svizzera e alla Dalmazia e dall’Inghilterra alla Francia fino Penisola Italiana. In Italia colonizza, o meglio colonizzava, tutte le regioni continentali e peninsulari, dalla Calabria al Piemonte e alla Venezia Giulia.

Caratteri distintivi: La taglia massima è 13 cm di lunghezza e 90 g di peso. Gambero dall'aspetto piuttosto robusto, con colorazione variabile, in funzione anche del biotopo e delle condizioni ambientali, generalmente marrone uniforme, bronzeo o grigio-verde; in alcune popolazioni si rinvengono individui completamente neri e raramente gialli o arancio. La parte ventrale e gli arti sono biancastri. I maschi si distinguono dalle femmine per le prime due appendici dell'addome (dette pleopodi) modificate in organi sessuali che, all’atto dell’accoppiamento, si uniscono a formare un unico organo copulatore. Nella femmina le appendici dell'addome sono invece tutte uguali. Generalmente inoltre i maschi sono più grandi delle femmine e, a parità di dimensioni corporee, hanno le chele più sviluppate e l’addome più stretto.
L’aspetto morfologico è simile ad Astacus astacus e se ne distingue per la presenza di una sola coppia di denti post-orbitali, anziché 2, e per la colorazione biancastra del lato ventrale degli arti.

Habitat: Abitatore tipico di ambienti con acqua corrente e limpida e con fondali coperti da ciottoli o limo come torrenti e ruscelli montani e collinari, sorgenti dei fiumi. Più raramente vive nel tratto medio di fiumi maggiori a corso lento o in laghi naturali ed artificiali con costante apporto di acque ossigentate.

Biologia: E’ specie relativamente stenoterma, non sopporta a lungo temperature dell’acqua superiori ai 25°C, resistendo viceversa agevolmente a valori prossimi a 0°C. Esige alte concentrazioni di ossigeno in acqua e un pH che si mantenga tra 6,8-8.
Nelle anfrattuosità naturali gli individui si nascondono durante il giorno e dopo il crepuscolo fuoriescono per cacciare. La sua dieta è praticamente onnivora, comprendendo insetti acquatici, piccoli crostacei, anellidi, molluschi, larve, piccoli pesci, animali morti, radici di piante acquatiche, alghe e anche detriti vegetali.La maturità sessuale viene raggiunta al terzo-quarto anno di vita. L’accoppiamento si verifica in autunno e la schiusa delle uova nella tarda primavera. La femmina trattiene le uova fecondate tra le sue appendici addominali per 5-6 mesi fino alla schiusa delle larve. I giovani gamberi, già molto simili agli adulti nell’aspetto, si mantengono per i primi giorni vicini alla madre.Nel primo anno di vita i giovani gamberi compiono 5-6 mute, spogliandosi del vecchio scheletro esterno (esoscheletro). Gli adulti invece subiscono una sola muta estiva.I predatori sono numerosi come larve di coleotteri ditiscidi e di libellule, diverse specie di pesci (tra cui anguille e trote) anfibi anuri, vari uccelli e ratti. Il gambero di fiume è sensibile a numerose patologie, anche epidemiche tra cui la peste, alcune batteriosi, fungosi e parassitosi.

Distribuzione e status in regione: In Emilia-Romagna la specie è presente in tutte le province tranne quella di Ferrara. In lenta ma continua rarefazione in tutto il suo areale regionale.

Note tassonomiche: La tassonomia è ancora poco chiara. Alcuni autori attribuiscono il gambero d'acqua dolce Austropotamobius pallipespresente in Italia alla ssp. fulcisianus, altri alla ssp. italicus, altri ancora considerano come A. pallipessolo le popolazioni liguri mentre le altre apparterrebbero a A. italicus italicus, A. italicus carinthiacus, A. italicus carsicus, A. italicusmeridionalis. In Emilia-Romagna sarebbe presente soprattutto A. italicus italicusmentre A. italicus carinthiacussarebbe solo nella porzione regionale più occidentale.

Curiosità : Ventre e arti sono biancastri, caratteristica questa che è valsa a questa specie il nome di “gambero dai piedi bianchi”, con cui A. pallipes è comunemente noto in molti dei paesi europei in cui è diffuso. Meno longevo di altri Astacidi europei, può comunque vivere fino a 10-15 anni. Se disturbato fugge nuotando all’indietro.

Interesse conservazionistico: La specie è inclusa nell’Allegato II e V (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione e il cui prelievo in natura e sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione) della Direttiva Habitat 92/43/CEE (Council Directive 2006/105/EC). Nel Regolamento della Regione Emilia-Romagna n. 29 del 16/8/1993 è inserito all’Art. 9 Comma 2 tra le specie ittiche di cui si vieta il prelievo. Inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. Specie vulnerabile secondo Ruffo & Stoch (2005).Nella seconda metà del XX secolo, le popolazioni di questo gambero in molti bacini si sono ridotte e altre sono addirittura scomparse per cause innumerevoli.

Fattori di minaccia: La sopravvivenza del gambero d’acqua dolce risulta in regione minacciata da vari fattori quali:

  • La distruzione e modificazione dell’habitat naturale della specie.
  • La diffusione di pericolose malattie fungine portate nel nostro paese con l'introduzione di gamberi esotici. È il caso per esempio della peste dei gamberi, una malattia epidemica causata dal fungo Aphanomyces astaci, di origine americana, che fin dal suo ingresso in Europa più di 100 anni fa (nel 1860) attraverso probabilmente l'accidentale importazione di gamberi infetti, ha causato una vera e propria decimazione delle popolazioni dell’autoctono A. pallipes.
  • La competizione con crostacei decapodi esotici introdotti dall'uomo come Procambarus clarkii, inoltre l’espansione incontrollata di vecchi e nuovi predatori e la pesca di frodo.
  • L’inquinamento di tipo organico, da scarichi fognari dei centri residenziali e turistici e da fertilizzanti agricoli, che produce alterazioni nelle comunità di invertebrati che vivono sul fondo dei corsi d'acqua e impoverisce l’acqua di ossigeno.
  • L’inquinamento da metalli, anticrittogamici e pesticidi e da sale (cloruro di sodio cosparso come antigelo sulle strade) verso cui il gambero di fiume risulta essere infatti particolarmente sensibile ad alcuni componenti di questi prodotti.

Misure per la conservazione: Occorre monitorare la distribuzione e consistenza delle popolazioni di gambero di fiume al fine di pianificare interventi di gestione finalizzati al mantenimento di una buona naturalità degli ecosistemi acquatici in cui vive. Particolare attenzione dovrà essere prestata ai prelievi idrici autorizzati e abusivi dai piccoli corsi d’acqua, onde evitare asciutte estive prolungate. Importante è valutare la compatibilità ambientale dell’agricoltura e dello sfruttamento turistico lungo i corsi d’acqua in cui è presente il gambero. Vietare l’uso del sale marino come antigelo sulle strade d’inverno ma sostituirlo ad esempio con ghiaino fine. Fondamentale evitare l’arrivo di gamberi esotici nei bacini idrici collinari, inoltre lo scarico dei reflui non autorizzati e non depurati sia civili che da attività produttive nei piccoli corsi d’acqua. Valutare la reintroduzione in bacini in cui è scomparso, una volta che si è ripristinata una buona qualità dell’acqua e dell’ambiente idrico, con individui del medesimo territorio (stesso patrimonio genetico). Vietare introduzioni di individui di origine dubbia.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.