Unio mancus (foto: M.Bodon)

Unio mancus (Lamarck, 1819)

Geonemia: U. mancus ha una distribuzione tipo europeo-mediterraneo. In Italia la specie è segnalata in tutti i maggiori bacini della penisola, della Sicilia e della Sardegna. Localmente la specie può originare popolazioni numerose.

Caratteri distintivi: Mollusco bivalve di acqua dolce di grandi dimensioni con larghezza di 45-130 mm, altezza di 25-53 mm e spessore di 20-37 mm. La conchiglia è di forma ovale allungata con un aspetto solido dato dal consistente spessore che la rende anche piuttosto pesante. Nella parte superiore sono presenti gli umboni, un po’ sporgenti, corrispondenti alle parti più vecchie della conchiglia, che sono rivolti in avanti. Le valve sono collegate tra loro tramite un cardine che è collocato in alto, nella parte interna, sotto gli umboni, ed è formato da un complesso di denti e lamelle che vanno a incastrarsi gli uni nelle altre. Le valve destra e sinistra sono speculari ma differenziate nel cardine. La superficie esterna della conchiglia presenta delle evidenti strie di accrescimento ed è ricoperta dal periostraco, un sottile strato di sostanza organica che ne determina il colore verde scuro-bruno. La superficie interna è invece rivestita da uno strato di madreperla bianco-azzurrato.

Habitat: U. mancus vive nelle acque debolmente correnti del tratto inferiore dei fiumi, nei canali, in acque stagnanti o lacustri, tollerando ampie escursioni dei parametri ambientali.

Biologia: Gli Unionidi sono filtratori e si nutrono prevalentemente di fitoplancton. Gli esemplari vivono quasi completamente infossati nei sedimenti sabbiosi o fangosi, lasciando sporgere all'esterno solo la parte posteriore della conchiglia. Ha sessi separati e fecondazione esterna. Gli embrioni si sviluppano dapprima nelle tasche incubatrici del mollusco e poi conducono vita parassitaria su pesci. Dopo circa 3-6 settimane, le larve si trasformano in giovani che si liberano e si lasciano cadere sul fondo. La maturità sessuale è raggiunta entro il terzo anno di età.

Distribuzione e status in regione: E’ nota la sua presenza in tutte le province della regione ma negli ultimi anni molte popolazioni sono in forte decremento numerico e in varie località sembra estinta.

Note tassonomiche
: Nell’allegato V della Direttiva Habitat 92/43/CEE la specie viene citata come Unio elongatulus C. Pfeiffer, 1825 poiché solo nel 2000 è stato ridefinito lo status tassonomico delle specie di Unionidi italiani e da allora U. elongatulus risulta sinonimo di U. mancus.Curiosità : Il suo ciclo vitale include una fase di vita parassitaria: nelle branchie dei pesci si sviluppano le larve, dette glochidi, che ancoratesi alle branchie tramite una sorta di uncini, possono essere veicolate finché non iniziano la vita bentonica. Quando si muove lascia nel fango dei fondali palustri profondi solchi, prodotti dal robusto piede.

Interesse conservazionistico: La specie è inclusa nell’Allegato V (specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura e sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione) della Direttiva Habitat 92/43/CEE (Council Directive 2006/105/EC). Inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. Specie Least Concern secondo Ruffo & Stoch (2005).

Fattori di minaccia: Essendo un organismo filtratore soggetto ad accumulare nei tessuti sostanze tossiche, è direttamente minacciato dall’inquinamento chimico delle acque, nonché dalle alterazioni dell’habitat acquatico.Altri fattori di rischio sono: la distruzione e l'alterazione dell'habitat causata dalle escavazioni in alveo e dall’eccessivo prelievo delle acque nei periodi estivi per scopi irrigui. Inoltre, poiché il suo ciclo vitale include una fase di vita parassitaria sui pesci, i ripopolamenti con pesci prelevati in altri bacini italiani ed europei, veicolando larve (glochidi) di altre popolazioni, possono causare processi di inquinamento genetico. Altro pericolo è quello delle introduzioni di altri Unionidi alieni (ad esempio Anodonta woodiana) che potrebbero entrare in competizione per lo sfruttamento delle risorse esistenti.

Misure per la conservazione: Predisporre una strategia di tutela della specie, implica prima di tutto chiarire lo stato tassonomico delle popolazioni e valutare il loro livello di integrità genetica. La specie beneficerà di una corretta gestione degli ecosistemi fluviali e della messa al bando dei ripopolamenti ittici fatti con pesci di origine alloctona. Occorre anche regolamentare l’emungimento idrico e far rispettare il deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.