Vertigo di Demoulins
Vertigo moulinsiana (Dupuy,1849)
Geonemia: Vertigo di Demoulins ha distribuzione europea estesa al Maghreb. In Italia risulta nota di poche regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Calabria e Sardegna.
A dispetto comunque dell’ampia distribuzione la specie risulta molto rara e localizzata.
Caratteri distintivi: è una delle specie più grandi del genere con altezza di circa 2,7 mm e larghezza di 1,5 mm. Conchiglia destrorsa, di forma ovoidale, formata da 5 spirali rigonfie, l’ultima molto grande, circa i 2/3 dell’altezza totale. Il margine che circonda l’apertura della conchiglia (detto peristoma) è sottile e leggermente ripiegato; è presente un inspessimento trasversale nella parte esterna del peristoma. L’apertura è subtriangolare, più stretta verso la base, presenta 4-5 denti ben sviluppati. La conchiglia è di colore bruno rossastro, traslucido, brillante, con le striature accrescimento molto evidenti.
Habitat: V. moulinsiana è specie spiccatamente igrofila, vivente nella lettiera, nei muschi e sugli steli della vegetazione palustre di ambienti prativi e ripariali, di paludi, torbiere, laghi, ecc., comunque sempre in biotopi molto umidi e parzialmente inondati, generalmente a quote non molto elevate.
Biologia: Vertigo di Demoulins è detritivora e si ciba sia di ife fungine che crescono sulla vegetazione marcescente sia di detrito vegetale. è ermafrodita e dunque gli accoppiamenti tra gli individui sono reciproci. Pochi sono i dettagli disponibili sulla biologia riproduttiva. Esemplari giovani si trovano da ottobre a dicembre.
Distribuzione e status in regione: In Emilia-Romagna la specie è molto rara ed è nota per le province di Parma, Modena e Bologna. La distribuzione regionale è poco conosciuta, forse più ampia, e ancor più incerta la consistenza numerica delle popolazioni.
Note tassonomiche: La specie in Italia è presente con la sottospecie tipica.
Curiosità : Vertigo di Demoulins è noto però che presenta anche individui maschi afallici, come altre specie di Vertiginidi, e questi verosimilmente si comportano da femmine; gli esemplari afallici potrebbero anche riprodursi per autofecondazione o per partenogenesi.
Interesse conservazionistico: La specie è inclusa nell’Allegato II (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione) della Direttiva Habitat 92/43/CEE (Council Directive 2006/105/EC). La specie compare nell’Allegato II della Direttiva Habitat a causa della sua estrema rarità e localizzazione e perché presenta popolazioni con piccole dimensioni. Inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. Specie vulnerabile (Ruffo & Stoch, 2005) ma anche in pericolo secondo IUCN (Baillie & Groombridge, 1996 e aggiornamenti). è considerata un indicatore di una buona qualità ambientale.
Fattori di minaccia: In diminuzione per la scomparsa dell’habitat, in particolare, per la messa a coltura degli ambienti umidi, per la distruzione degli ambienti ripariali e per i cambiamenti del livello delle acque causati dalle attività umane (eccessivo prelievo idrico per scopi irrigui, prosciugamento, canalizzazione, ecc.). Altri fattori di rischio potrebbero essere rappresentati dall’inquinamento chimico causato da fertilizzanti e pesticidi.
Misure per la conservazione: Per poter valutare il suo status in regione e adottare misure di conservazione è necessario avere un quadro più dettagliato sulla sua reale distribuzione e consistenza delle popolazioni in Emilia-Romagna. In ogni caso, considerate le sue esigenze ecologiche, la specie beneficerà di una buona gestione degli alvei fluviali e delle rive lacustri, limitando gli interventi di manomissione come l’estirpazione della vegetazione naturale
Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.