Parchi, foreste e Natura 2000

Carabo cieco

Carabo cieco (foto: R.Sindaco)Ordine: Coleoptera - Famiglia: Carabidae
 

Duvalius spp.

Geonemia: Le specie presenti in Emilia-Romagna sono endemiche dell’Appennino settentrionale. Il genere ha distribuzione più ampia.

Caratteri distintivi: Genere di coleotteri carabidi della sottofamiglia Trechinae, di piccole dimensioni con lunghezza pari a 4,5-6 mm. Il corpo è appiattito con tegumenti depigmentati, color bruno-rossiccio o giallo-rossiccio uniforme. Il protorace è cuoriforme, antenne e zampe sono esili. Sono specie adattate alla vita endogea e per questo sono anoftalme, microttere e hanno sul corpo lunghe setole tattili utilizzate per l’orientamento. Le varie specie si distinguono tra loro in modo sicuro solo in base all’esame dell’organo copulatore maschile.
Habitat: Specie di habitat sotterranei terrestri con umidità molto elevata, come grotte, piccole cavità, fessurazioni del terreno, spaccature rocciose, accumuli di pietre, sotto pietre profondamente interrate in montagna, ad una quota compresa tra i 700 e i 1300 m.

Biologia: Sono entità specializzate alla vita sotterranea e fessuricola, il cui ciclo biologico si svolge interamente sottoterra. Sono carnivore e predano attivamente piccoli invertebrati come collemboli, isopodi terrestri, miriapodi, anellidi e piccoli gasteropodi. Vivono a temperature relativamente basse, comprese tra 5 e 16 °C. Essendo specie endogee o ipogee sono molto difficili da osservare.

Distribuzione e status in regione
: Sono specie endemiche dell’Appennino della regione Emilia-Romagna in senso stretto o con sconfinamento nella Romagna biogeografica amministrativamente in provincia di Firenze. Sono note specie per le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì-Cesena. In generale sono molto localizzate e alcune minacciate.
Altre specie di carabidi ciechi della fauna sotterranea presenti in Emilia-Romagna, ma di dimensioni più piccole, sono: Typhloreicheia mingazzinii Magrini & Vanni, 1990, Typhloreicheia montisneronis Binaghi, 1942, Binaghites affinis affinis (Baudi, 1871), Scotodipnus glaber saulcyi Dieck, 1869.

Note tassonomiche
: Il genere Duvalius ha molte entità in Italia di cui 7 specie con ulteriori 6 sottospecie sono presenti in Emilia-Romagna:
Duvalius degiovannii Magrini & Vanni, 1984
Duvalius gestroi gestroi (Dodero, 1900)
Duvalius guareschii guareschii Moscardini, 1949
Duvalius minozzii minozzii (Dodero, 1917)
Duvalius minozzii aspettatii Magrini, 1982
Duvalius minozzii busii Vanni & Magrini, 1984
Duvalius minozzii malavoltii Moscardini, 1956
Duvalius minozzii chiarae Magrini, Vanni & Degiovanni, 1997
Duvalius jureceki maginianus Magrini & Vanni, 1984
Duvalius bianchii bettii Magrini, 1982
Duvalius bianchii pupulus Busi & Rocca, 1983
Duvalius bianchii cycnus Busi & Rocca, 1983 (= Duvalius bianchii mingazzinii)
Duvalius iolandae Magrini & Vanni, 1986

Curiosità : Le specie endogee e ipogee traggono vantaggio dalla scomparsa degli occhi e delle ali in quanto, mancandone l’uso, la loro assenza costituisce un risparmio bio-energetico.

Interesse conservazionistico: Sono specie endemiche, localizzate, vulnerabili e bioindicatrici. Indicatrici di ambienti molto naturali. Incluse tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”.

Fattori di minaccia: Le principali minacce derivano dal degrado e dall’impatto antropico sui luoghi esterni alle grotte e all’ambiente sotterraneo in genere. Tra le azioni negative vanno ricordate: la rimozione del legno morto al suolo, la pulizia del bosco e sottobosco, gli incendi boschivi e delle macchie boscate, la ceduazione dei boschi, il disboscamento, la piantumazione di conifere, l’eccessivo sfruttamento turistico delle grotte.

Misure per la conservazione: Occorre prima di tutto conoscere bene la distribuzione attuale della specie e la consistenza delle popolazioni e successivamente tutelare in maniera integrale gli ambienti di vita. Occorre evitare disboscamenti ed estese ceduazioni sopra e attorno alle grotte perché questo causa un periodo di siccità o inaridimento nella grotta con conseguenze deleterie per questi organismi specializzati. E’ necessario vigilare anche sugli incendi, riconvertire i cedui a boschi con piante ad alto fusto perché così si mantiene maggiore umidità nell’ambiente boschivo e sotterraneo. Occorre inoltre vietare la pulizia del sottobosco (con l’eliminazione del legno morto al suolo) e limitare lo sfruttamento turistico delle grotte.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.
 

 

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ultima modifica 2012-10-16T12:29:00+02:00
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