Cerambice della quercia notturno - (Cerambyx welensii)
Ordine: Coleoptera - Famiglia: Cerambycidae
Cerambyx welensii (Küster, 1846)
Geonemia: Diffuso dall’Europa meridionale all’Asia minore. Segnalato di quasi tutta l’Italia. Ha distribuzione più meridionale rispetto C. cerdo.
Caratteri distintivi: Specie anch’essa appariscente per le dimensioni corporee, comprese tra 25 e 58 mm, come accade per C. cerdo. L’adulto ha il corpo allungato, bruno e con l’apice delle elitre più chiaro. Le antenne del maschio si estendono in lunghezza abbondantemente oltre l’apice delle elitre e queste hanno i primi 4 articoli delle antenne rigonfi verso l’apice. Il pronoto ha ai lati un tubercolo spinoso. C. welensii si separa dal simile C. cerdo per il margine posteriore delle elitre arrotondato, invece che troncato, per le elitre interamente ricoperte da una fitta pubescenza rasa e bianchiccia nonché per la spina laterale del pronoto più smussata. Da C. miles si distingue per la maggiore lunghezza delle antenne del maschio e la presenza di una piccola spina all’apice delle elitre.
Biologia: Specie xilofaga, termofila, con larva che si sviluppa nei tronchi di grandi alberi vivi. La biologia è similare a quella di C. cerdo e C. miles. Si sviluppa di preferenza a spese di legno di querce a foglie persistenti come leccio e sughera e secondariamente su farnia, roverella e rovere. Gli adulti compaiono sugli stessi alberi in cui si è sviluppata la larva. Il longicorne adulto ha attività spiccatamente notturna, in giugno-agosto e lo si può rinvenire sui tronchi e sui rami mentre si nutre di frutti e del liquido zuccherino che trasuda dagli alberi.
Distribuzione e status in regione: Segnalato nella regione Emilia-Romagna di varie province, è più sporadico nell’area occidentale della regione. E’ una specie vulnerabile e con areale in contrazione.
Note tassonomiche: C. welensii fino a pochi anni or sono era conosciuto col nome di C. velutinus, termine ora considerato un suo sinonimo. Non presenta variazioni morfologiche degne di nota.
Habitat: Specie legata a boschi di querce, a parchi e viali con filari di vecchie querce secolari. è diffusa specialmente in pianura e prima collina, raggiunge comunque i 900 m di altitudine.
Curiosità : Il cerambice della quercia, come C. welensii, si riconosce dagli altri coleotteri per la notevole lunghezza delle sue antenne, soprattutto nel maschio; da ciò derivano gli altri appellativi comuni come longicorno e capricorno.
Interesse conservazionistico: Inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. è specie caratteristica, minacciata, in forte rarefazione per la scomparsa dei suoi ambienti di vita, le grosse querce e perciò segnalata come vulnerabile in Ruffo & Stoch (2005), inoltre è un bioindicatore dello stato dei querceti.
Fattori di minaccia: Distruzione dell’habitat a causa dell’abbattimento delle vecchie piante di quercia e rimozione dai boschi, alberature e parchi degli alberi morti o deperenti. Perseguitato attivamente come xilofago potenzialmente dannoso ai querceti.
Misure per la conservazione: è un bioindicatore della maturità dell’ambiente boschivo, della presenza di vecchi alberi di latifoglie vivi. Siccome le querce secolari sono sempre più rare, per preservare le popolazioni residuali di longicorno è necessario adottare tecniche per conservare anche singoli vecchi alberi presenti in alberature, parchi e boschi, lasciando comunque in piedi i tronchi degli alberi vivi ma malandati. Occorre salvaguardare le grandi piante vetuste di quercia, anche se molto malandate, vietando l’uso della dendrochirurgia e del taglio “sanitario” sui vecchi alberi nei parchi, alberature e querce isolate.
Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.