Cerambice della quercia o capricorno maggiore - (Cerambyx cerdo)(foto: O.Vahala)

Ordine: Coleoptera - Famiglia: Cerambycidae

Cerambyx cerdo (Linnaeus, 1758)

Geonemia: Specie diffusa dall’Europa e dall’Africa settentrionale al Caucaso, Asia minore e Iran. Presente in tutta l'Italia, esclusa la Valle d’Aosta.

Caratteri distintivi: Specie di longicorno molto vistosa per le dimensioni corporee, comprese tra 25 e 60 mm, e la lunghezza delle antenne. Adulto color bruno scuro, con apice delle elitre tendente al rossiccio. Ha corpo allungato e robusto, il pronoto quasi quadrangolare munito ai lati di una spina e coperto da forti rughe trasversali. I primi 4 articoli delle antenne sono rigonfi all’apice. C. cerdo si distingue dall’affine C. welensii per il margine posteriore delle elitre leggermente troncato e per la forma diversa della scultura del protorace. Dal congenere C. miles si differenzia per la presenza di una piccola spina all’apice delle elitre, assente in quest’ultima specie, e per la maggiore lunghezza delle antenne del maschio.

Biologia: Xilofaga, la larva vive nei tronchi di alberi vivi. Generalmente gli alberi hanno grandi dimensioni. Le congeneriche C. welensii e C. miles hanno biologia simile e uguale grado di minaccia. Il longicorno è legato a varie specie di quercia ma si può adattare occasionalmente a vivere su altre specie arboree di latifoglie come castagno, carpino, salice, olmo e noce. La femmina depone le uova nelle screpolature della corteccia delle querce ancora vegete. Le larve vivono come xilofaghe inizialmente nella corteccia e successivamente penetrano nel legno, dove scavano gallerie ovali dello spessore di un pollice. Lo sviluppo larvale dura 3-5 anni. Le larve mature si impupano in autunno, gli adulti rimangono nella galleria per svernare e appaiono solo nel successivo mese di giugno. Gli adulti compaiono sugli stessi alberi in cui si è sviluppata la larva. L’insetto adulto è maggiormente attivo al crepuscolo e durante le ore notturne, in giugno e luglio e viene attirato dalla frutta matura e dalla linfa che sgorga dalle ferite degli alberi, di cui si nutre, assieme a foglie di quercia.

Distribuzione e status in regione: Segnalata nella regione Emilia-Romagna di tutte le province ma diviene più saltuaria nella porzione occidentale della regione. E’ specie molto vulnerabile e in forte rarefazione.

Note tassonomiche: La sottospecie tipica è presente in gran parte dell’Europa e altre sottospecie sono presenti nel suo areale.

Curiosità : Il cerambice della quercia si distingue dagli altri coleotteri per le antenne molto lunghe. I maschi hanno antenne lunghe fino a quasi 1,5 volte la lunghezza del corpo e fino a 10 cm di lunghezza, mentre nella femmina sono lunghe solo quanto il corpo. Nonostante le grandi dimensioni, come tutti i longicorni, è innocuo.

Interesse conservazionistico: Inclusa come specie prioritaria negli Allegati II e IV della Direttiva comunitaria Habitat (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione e che richiede una protezione rigorosa), inoltre tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”. E’ minacciata e perciò segnalata come vulnerabile in Ruffo & Stoch (2005), inoltre è un bioindicatore dello stato dei querceti.

Fattori di minaccia: Distruzione dell’habitat a causa dell’abbattimento delle vecchie piante di quercia e rimozione dai boschi, alberature e parchi degli alberi morti o deperenti. Perseguitato attivamente come xilofago potenzialmente dannoso ai querceti.

Misure per la conservazione: è un bioindicatore della maturità dell’ambiente boschivo, della presenza di vecchi alberi di latifoglie vivi. è specie caratteristica, vulnerabile e in forte rarefazione per la scomparsa dei suoi ambienti di vita. Siccome le querce secolari sono sempre più rare, per preservare le popolazioni residuali di longicorno è necessario adottare tecniche per conservare anche singoli vecchi alberi presenti in alberature, parchi e boschi, lasciando comunque in piedi i tronchi degli alberi vivi ma malandati. Occorre salvaguardare le grandi piante vetuste di quercia, anche se molto malandate, vietando l’uso della dendrochirurgia e del taglio “sanitario” sui vecchi alberi nei parchi, alberature e querce isolate.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.