Ditisco modenese (foto:P.Mazzei)

Ordine: Coleoptera - Famiglia: Dytiscidae

Dytiscus mutinensis (Branden, 1885)

Geonemia: Specie E-Mediterranea, presente in Grecia e Balcani. L’Italia rappresenta il limite occidentale di questo insetto, dove è conosciuto per poche stazioni nella bassa Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria. Lombardia, Emilia-Romagna e Puglia conterebbero il maggior numero di stazioni conosciute in Italia.

Caratteri distintivi: Lunghezza 28,0-35,0 mm. Forma del corpo ovale allungata, convessa, a lati arrotondati. Elitre sempre lisce nei due sessi, con nella metà posteriore lievi espansioni laterali. Colorazione dorsale bruno-nerastra, con riflessi vellutati verdastri o bruno-ramati; lati del pronoto e delle elitre con un’ampia fascia gialla che si apre verso l’apice elitrale in due biforcazioni irregolari. Bordo anteriore del pronoto con margine giallo stretto ma visibile; bordo posteriore con margine molto sottile. Testa con nella fronte una macchia rossiccia centrale a forma di V; occhi non bordati di giallo. Parti inferiori di color ferrugineo. Zampe giallo-rossicce. I maschi, come in tutte le specie di Dytiscus, hanno i primi tre articoli dei tarsi delle zampe anteriori foggiati a paletta circolare, con delle grosse setole a forma di ventosa sulla faccia inferiore. Le femmine hanno tarsi semplici.Dalle altre specie di Dytiscus segnalate in Emilia-Romagna, questa specie si distingue da D. circumflexus Fabricius e D. marginalis Linnaeus per i lobi del processo metacoxale terminanti in una punta non acuta o spiniforme, per il bordo posteriore del pronoto con margine giallo molto sottile e per gli sterniti addominali di un color ferrugineo carico; rispetto a D. semisulcatus Müller si distingue per il colore delle parti inferiori che in semisulcatus sono uniformemente nere.

Biologia: Specie acquatica carnivora, che si nutre anche di organismi acquatici di grandi dimensioni, quali girini, piccoli pesci, Gasteropodi, larve di Odonati. Non sono noti dati sul suo ciclo vitale e la larva non è stata mai descritta; è probabile che sia specie plurivoltina, con periodo riproduttivo primaverile e autunnale.

Distribuzione e status in regione: L’Emilia-Romagna è il locus typicus di questa specie e attualmente è la regione che in Italia detiene il maggior numero di ritrovamenti, distribuiti nelle province di Parma, Modena, Bologna, Ravenna e Ferrara. Diverse segnalazioni sono però datate e non più riconfermate e attualmente sono noti solo pochissimi dati sullo status di questa specie nel territorio regionale. Si tratta di specie rara, particolarmente vulnerabile perché legata ad ambienti palustri in pianura, attualmente tra gli habitat più fragili e minacciati dell’Italia settentrionale.

Habitat: Acque lentiche in pianura. Grandi paludi ricche di vegetazione acquatica e detrito organico, maceri e prati allagati, fossati legati ad ambienti palustri.

Note tassonomiche: Il nome mutinensis è stato coniato da Branden (1885), basandosi sulla descrizione di Fiori (1881) di un varietà femminile ad elitre lisce del D. dimidiatus Bergsträsser. Il taxon è stato ridescritto minuziosamente ed elevato specie da Pederzani (1971).

Curiosità
: Il termine mutinensis deriva da Mutina, l’antico nome di Modena. Per sopravvivere l’adulto deve mangiare quaranta volte il suo peso ogni giorno e deve andare a caccia sott’acqua mentre ha bisogno di respirare aria. La respirazione subacquea  gli consente un’autonomia di oltre trenta minuti; compie il rifornimento in superficie dell’aria, raccogliendola sottoforma di grossa bolla sotto le elitre. La larva, pure acquatica, con le due mandibole a siringa, inietta nella preda, quando la azzanna, un formidabile digestivo. Il liquido fluidifica i tessuti e la pompa inverte poi l’azione permettendo di succhiare la vittima omogeneizzata e predigerita.

Interesse conservazionistico: Fino ad ora questa specie non era contemplata in nessuna legge o normativa. Si tratta di specie dichiarata rara un po’ ovunque in letteratura e “Rara” è la categoria attribuita nella Checklist e Distribuzione della Fauna Italiana (Rocchi, 2005) sullo stato di conservazione di questa specie in Italia; oltre a ciò non sono stati pubblicati dati più esaurienti sul suo status. Inclusa tra le specie particolarmente protette della Legge Regionale 15/2006 “Disposizioni per la tutela della fauna minore in Emilia-Romagna”.

Fattori di minaccia: Fondamentalmente gli stessi indicati per le due specie precedenti (v. sopra). Trattandosi di specie di grosse dimensioni è soggetta ad una pressione predatoria piuttosto spinta anche da parte di uccelli (ardeidi, corvidi) e mammiferi (soprattutto ratti e nutrie), specialmente nel momento in cui gli adulti emergono dalle cellette ninfali per riguadagnare l’acqua (osservazioni personali). Ciononostante pare che le popolazioni in pianura padana non siano completamente isolate le une dalle altre e questo, unito al fatto che sembra essere un discreto volatore, farebbe ipotizzare che il pericolo di estinzione locale sia piuttosto remoto, se non con l’alterazione di un determinato habitat al punto tale da non poter essere più ricolonizzato da individui in dispersione.

Misure per la conservazione: Come per le due specie precedenti, sarebbe anzitutto opportuno ottenere maggiori conoscenze sullo stato di salute di quest’insetto nel territorio regionale, monitorando quelle località dove la specie è già segnalata e, eventualmente, cercare anche di individuare nuovi siti che la ospitano, il più possibile lontani da fattori di eccessivo disturbo, sia direttamente antropico, che da parte di specie alloctone a forte impatto ambientale (come Procambarus clarkii); dopodichè decidere ed applicare misure di salvaguardia necessarie all’integrità generale dell’habitat.

Revisione e aggiornamento nel 2010 a cura del Servizio parchi e risorse forestali in collaborazione con R.Fabbri.